Macerata, Traini pentito in aula: “Volevo giustizia per Pamela. In carcere ho capito che il colore della pelle non c’entra”
Luca Traini, 29enne di Tolentino, il 3 febbraio scorso ferì sei cittadini di colore per vendicare la morte di Pamela Mastropietro. È attesa la sentenza
Oggi si sta svolgendo, davanti alla corte d’assise di Macerata, la quinta e forse ultima udienza del processo nei confronti di Luca Traini, il 29enne di Tolentino, che il 3 febbraio scorso ferì sei cittadini di colore per vendicare la morte di Pamela Mastropietro, avvenuta qualche giorno prima.
Il procuratore della Repubblica, Giovanni Giorgio, ha chiesto il massimo della pena: 22 anni per strage aggravata dall’odio razziale, danneggiamento e porto abusivo della pistola Glock, ridotti a 12 grazie al rito abbreviato con il quale si sta svolgendo il processo, a porte chiuse, dinanzi alla Corte.
La sentenza è prevista in serata.
In apertura dell’udienza, prima della requisitoria del pm, Traini ha fatto una dichiarazione spontanea chiedendo scusa per quello che ha commesso.
Ha letto cinque fogli in cui si diceva: “In carcere ho capito che il colore della pelle non c’entra”.
Ha ribadito di aver agito sulla spinta del “bombardamento mediatico” seguito all’omicidio di Pamela Mastropietro: “Volevo giustizia per Pamela. Ringrazio comunque le forze dell’ordine per quello che fanno per Macerata”.
Luca Traini è accusato di strage, tentato omicidio plurimo e danneggiamenti aggravati dall’odio razziale. Il procuratore ha chiesto 12 anni.
Le prime quattro udienze sono state dedicate soprattutto ad analizzare la salute psichica dell’imputato. Secondo l’accusa e la perizia del consulente del tribunale, Massimo Picozzi, al momento del raid Traini era “capace di intendere e volere” e legato “a uno stato emotivo e passionale”.
Secondo la perizia di parte firmata dallo psichiatra Giovanni Battista Camerini, Traini era sofferente “di un disturbo bipolare della personalità e con una capacità di intendere e volere compromessa”. Perizia in parte confermata dagli specialisti del carcere di Piacenza, dove l’imputato ha passato un periodo di osservazione, che parlano di “personalità emotivamente instabile”.
Le responsabilità di Traini non sono in discussione: ai carabinieri che lo hanno arrestato in Piazza della Vittoria, avvolto dal tricolore italiano, al termine del raid xenofobo che ha seminato terrore nelle strade del centro di Macerata, e al procuratore Giovanni Giorgio, che lo ha interrogato, ha ammesso di aver sparato per vendetta.
Ce l’aveva con chi aveva venduto la droga a Pamela, la 19enne romana il cui corpo è stato fatto a pezzi e abbandonato nella zona industriale di Pollenza.