Crisi Cinque Stelle: chi sono i ministri che il Movimento vuole cambiare
I grillini starebbero pensando a sostituire tre ministri, scrive Belpietro su La verità, per arginare la perdità di popolarità del Movimento e frenare l'avanzata del vicepremier Matteo Salvini
È la Terza Repubblica e il governo del cambiamento ma la strategia del rimpasto di governo rimane la stessa. Il Movimento 5 Stelle, a poco più di cinque mesi dall’insediamento dell’esecutivo, starebbe pensando a cambiare tre ministri. Lo farebbe per frenare il calo di popolarità dei pentastellati, che dalle elezioni a oggi hanno perso tra il 5 e il 6 per cento a favore della Lega. E per arginare la popolarità del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che molti grillini guardano con simpatia. Un tentativo, scrive Maurizio Belpietro su La Verità, di trovare un argine alla “marcia trionfale” del numero uno del Viminale.
Ancora non è chiaro con cui saranno sostituiti, scrive il direttore del quotidiano, ma si tratterebbe di Danilo Toninelli, Giulia Grillo ed Elisabetta Trenta.
In cima alla lista ci sarebbe il ministro delle Infrastrutture e dei Lavori Pubblici: il parlamentare pentastellato, accreditato ai tempi del referendum costituzionale come un esperto di diritto, “ha collezionato una serie di indimenticabili gaffe”, come il selfie in vacanza dopo il crollo del ponte Morandi a Genova e il riferimento al tunnel del Brennero, opera mai esistita. “Se potessero, e se ciò non significasse aprire una crisi, Di Maio e compagni lo avrebbero già fatto sparire”.
Alla ministra della Salute Giulia Grillo, il Movimento imputerebbe di non avere saputo gestire con chiarezza la questione vaccini. Ministro ombra, dalle posizioni poco decise, “sarà per questo che a qualcuno è venuto in mente di sostituirla, in modo da ottenere più visibilità per il Movimento senza lasciare il compito di tenere alta la bandiera del Movimento al solo Di Maio”.
Dopo Grillo e Toninelli, l’altro ministro a essere messo nella lista è Elisabetta Trenta. Non è un politico ma un tecnico: si è occupata di sicurezza in zone difficili come Iraq, Libano e Libia ma sarebbe “giudicata dai suoi troppo silenziosa. Un ministro ombra e questo, al momento, non è giudicato un vantaggio”.