Quando Lino Banfi diceva: “Berlusconi? Lo voterei anche se ammazzasse 122 persone”
Banfi, nel 2013, dimostrò di apprezzare anche Renzi: "Lo voterei perché mi è simpatico"
“Berlusconi? Io gli vorrò sempre bene e lo voterò sempre, anche se un giorno ammazzasse 122 persone”. A parlare così, nel 2013, era Lino Banfi, intervistato alla trasmissione di Radio Due Un giorno da pecora.
L’attore pugliese, martedì 22 gennaio 2019, è stato scelto dal governo gialloverde per rappresentare l’Italia nella commissione per l’Unesco.
Ma “nonno Libero”, qualche anno fa, si professava tutt’altro che grillino. Nell’intervista rilasciata a Radio Due, Banfi aveva sottolineato tutta la sua gratitudine nei confronti di Silvio Berlusconi.
Un tributo personale, ma anche politico: l’attore pugliese infatti espresse chiaramente la sua volontà di dare il suo voto a Forza Italia.
Ma non è tutto. Banfi, infatti, in quell’occasione dimostrò di gradire anche l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi.
“Se alle prossime elezioni si candidasse Renzi, lei lo voterebbe?”, gli era stato chiesto. Risposta: “È molto probabile, perché è simpatico”.
E per giustificare ulteriormente il suo parere, Banfi spiegò: “Io voto l’uomo, non il partito”.
La nomina di Banfi nella commissione per l’Unesco
Lino Banfi rappresenterà l’Italia nella commissione per l’Unesco. L’annuncio dato da Luigi Di Maio sul palco della convention M5s è stato una vera sorpresa.
Al netto dell’ironia che ha accolto la nomina, cosa farà concretamente il famoso comico all’Unesco? Di Maio non ha precisato con quale ruolo Banfi, 82 anni, farà parte della commissione, che è presieduta dal 2016 da Franco Bernabè, manager di lungo corso con un passato in Eni e Telecom.
Il compito della Commissione è però chiaro: “Favorire la promozione, il collegamento, l’informazione, la consultazione e l’esecuzione dei programmi Unesco in Italia”.
È la Convenzione di Londra del 16 novembre 1945 a stabilire che tutti i 195 Paesi membri dell’Unesco istituiscano tali commissioni.
Banfi sarà quindi – sicuramente – chiamato a partecipare alla messa in atto delle strategie generali elaborate dall’Assemblea in stretto contatto con la Rappresentanza Diplomatica Permanente d’Italia presso l’Unesco.
In un’intervista al Corriere della Sera, l’attore pugliese ha ammesso che, non appena è stato informato della sua nuova “missione”, aveva pensato che si trattasse di uno scherzo.
Poi, però, ha risposto alle critiche che sono piovute su di lui, su chi lo accusava di non essere formato per il ruolo: “Non sono laureato, ma il teatro è cultura. Al ministro ho posto solo una conditio sine qua non. Gli ho chiesto se c’è l’obbligo dell’inglese, perché non lo so parlare. Ho solo una laurea honoris causa in Scienze della comunicazione, ma non so se basta”.
Alla domanda di Monica Guerzoni – che ha realizzato l’intervista – se bisogna lasciare o meno spazio ai giovani, l’interprete ha ribattuto: “Non diciamo stronzete. In posti così ci si va gratis, sono tutti settantenni e ottantenni come me. Un giovane non lo farebbe volentieri”.