Libia e Italia annunciano la nascita di un centro comune contro scafisti e trafficanti
Secondo una dichiarazione del governo libico, la sala comune sarà composta da “rappresentanti della guardia costiera, del dipartimento per l'immigrazione illegale, della procura generale e dei servizi di intelligence insieme alle loro controparti italiane”
Il governo libico sostenuto dalle Nazioni Unite ha stretto un accordo con l’Italia sulla “creazione di una sala comune” per fermare le attività di scafisti e trafficanti di esseri umani.
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Il nuovo patto, il cui annuncio è arrivato sabato 9 dicembre al termine di un incontro tra il primo ministro libico Fayez al-Sarraj e il ministro dell’Interno italiano Marco Minniti, rientra nell’ambito degli sforzi per frenare l’arrivo di migranti irregolari in Europa.
Secondo una dichiarazione del governo libico, la sala comune sarà composta da “rappresentanti della guardia costiera, del dipartimento per l’immigrazione illegale, della procura generale e dei servizi di intelligence insieme alle loro controparti italiane”.
Ancora nessun dettaglio relativo a dove sorgerà il centro e quali saranno i suoi compiti specifici.
La Libia è la principale porta d’ingresso per coloro che cercano di raggiungere l’Europa via mare. Un viaggio difficile e pericoloso intrapreso da più di 600mila persone negli ultimi quattro anni.
Come riporta Reuters, negli ultimi mesi il flusso di migranti provenienti dal paese del nord Africa ha conosciuto un netto calo dopo l’intensificarsi dei controlli e dei blocchi da parte delle autorità libiche.
La Marina italiana ha già una alcuni rappresentanti attivi nel porto di Tripoli con il compito di fornire assistenza alla guardia costiera libica, le cui attività ricevono finanziamenti da parte dell’Unione europea.
Attivisti per i diritti umani hanno criticato la partnership tra Libia ed Europa nel contrasto alla migrazione irregolare: le persone respinte e ricondotte a Tripoli, infatti, sono spesso costrette a vivere in condizioni disumane e subire gravi abusi, tra i quali il lavoro forzato.
In un comunicato diffuso a ridosso dell’incontro del 9 dicembre con il ministro Minniti, al-Sarraj ha detto che “nonostante i successi ottenuti, il numero di migranti irregolari resta ancora alto e c’è bisogno di maggiore cooperazione, specialmente nel mettere in sicurezza i confini meridionali della Libia dove queste persone continuano ad arrivare”.