“Mi chiamano down, stupido, anoressico”: le lettere di Michele, 17enne suicida bullizzato a scuola
Michele Ruffino si è gettato da un ponte lo scorso 23 febbraio. In alcune missive indirizzate a uno youtuber la testimonianza drammatica del suo disagio
“Questo ragazzo ha sempre cercato in tutti i modi di far sorridere gli altri, di salvarli dalla depressione. Eppure lui è il primo a voler morire e nessuno se ne rende conto”.
Sono parole di Michele Ruffino, un ragazzo di appena 17 anni che si è tolto la vita gettandosi da un ponte ad Alpignano, in provincia di Torino, il 23 febbraio 2018.
Un gesto disperato con cui ha sfogato tutta la sua frustrazione. Michele soffriva di una malattia muscolare a causa della quale non riusciva a camminare bene.
Per questo motivo, veniva preso in giro e bullizzato dai suoi compagni di scuola. Una situazione diventata col tempo sempre più insostenibile, e che lo ha spinto a mollare tutto.
La madre ha denunciato questa situazione, e il fatto che quei bulli avrebbero irriso Michele persino nel giorno del suo funerale.
Proprio in questi giorni sono state ritrovate delle lettere che il ragazzo aveva scritto e inviato a uno youtuber, e in cui era contenuto tutto il suo malessere.
“Quel ragazzo ha di nuovo i tagli sulle braccia e nel cuore, ha di nuovo le lacrime agli occhi davanti allo specchio e non ha nessuno dietro che possa dirgli: ‘Hei, oggi sei maledettamente bello’. Nessuno ha mai scostato le maniche delle felpe e ha visto i suoi tagli. Tutti ci hanno rinunciato. Eppure lui avrebbe bisogno di un ‘come stai?’ in più”
Le lettere sono state rinvenute sul suo computer proprio dalla madre. Ora la polizia ha aperto un’inchiesta per capire se ci siano responsabilità penali dietro al gesto del ragazzo.
“Perché per colpa di un vaccino ho dovuto sempre lottare, oltre che con la mia malattia anche con la gente che, non può capire e quindi iniziano a chiamarti “down”,”stupido”;”anoressico”, o ancora peggio quello che ogni tre passi cade. Ma anche quando cresci e inizi ad avere dei sogni inizia un altro problema, quello di non riuscire ad accettarti”.
Una testimonianza drammatica, quella contenuta in queste missive, con cui Michele, idealmente, si confidava a uno youtuber che amava seguire sul web.
Una storia che ha commosso moltissime persone, anche nel mondo dello spettacolo. Il cantante J-Ax ha scritto un post per Michele sulla sua pagina Facebook:
“Mi ha molto colpito la storia di Michele. Mi ha rattristato perché trovo assurdo, ancora oggi, nel 2018, morire di bullismo. Una morte che è sempre assurda, ma che a 17 anni lo è ancora di più.
A quell’età la vita non è nemmeno iniziata e non potremo mai sapere cosa abbiamo tutti perso da quella che Michele avrebbe vissuto. Ma non sono solo triste, sono anche incazzato perché noi adulti dovremmo sempre ascoltare, empatizzare e aiutare i ragazzi in difficoltà.
E se dei ragazzi arrivano a questo punto è il mondo degli adulti ad aver fallito. E ora mi rivolgo a chi si trova in una situazione come quella di Michele: non mollate, anche quando vedete solo nero, ci sono passato anche io e se l’avessi data vinta mi sarei perso tutto il resto della vita.
Solo pochi possono dire di aver avuto una infanzia perfetta, quindi per quanto vi possa sembrare strano, non siete soli e il vostro dolore non sarà permanente. Anzi la rabbia che provate sarà l’energia che vi darà una marcia in più per il resto della vostra vita. Non mollate”.
Una vicenda, questa, che riapre molti interrogativi sul tema del bullismo e sui metodi messi in campo per contrastare questo fenomeno, a partire dall’educazione nelle scuole.
Il dramma di Michele era quello di tanti suoi coetanei che a scuola e in altri contesti sociali vengono derisi, emarginati, che talvolta subiscono persino violenze fisiche.
Nella società italiana c’è evidentemente ancora molto da fare per dare una risposta a questo disagio.
“La mia passione più grande, fare il pasticcere, poco alla volta sta svanendo. Ancora adesso vengo preso in giro, mi chiamano asociale, apatico, depresso, anoressico, problematico, quello che è meglio che vada a suicidarsi, quello che non doveva mai nascere. Ho troppo odio verso queste persone che mi stanno portando via tutto”, era il grido di dolore di Michele.