La rabbia dei giovani medici tra le incertezze e i ritardi del concorso di specializzazione
Il ministero dell’Istruzione ha cambiato in corso d’opera le regole, senza renderle ancora note. A fine agosto il bando non è ancora uscito
Alla cortese attenzione della stampa e del pubblico,
Siamo un gruppo di giovani medici, futuri specializzandi, in attesa di affrontare la prova di accesso alla formazione specialistica, prova decisiva per l’accesso alla professione medica nel settore pubblico. Quel settore che, sulla carta, pone il nostro paese all’avanguardia nel mondo. Ebbene, richiamiamo cortesemente le vostra attenzione, e per vostro tramite quella dell’opinione pubblica, sul grave ritardo e sulla totale incertezza che a ormai quattro mesi dalla fine dell’anno pesa su questo appuntamento cruciale e di riflesso sull’intero Sistema Sanitario Nazionale.
I fatti:
1) I contratti di specializzazione stanziati dal ministero della Salute sono 6.105 rispetto alle 6.133 dell’anno scorso anno (cifre anche queste in attesa di verifica per stessa ammissione del ministero) a cui si aggiungono circa 1.000 borse per la formazione specifica in medico di medicina generale. Il tutto a fronte di oltre 15mila candidati. Questo significa che solo 1 su 2/3 dei laureati in Medicina e Chirurgia è in grado di continuare la propria formazione, nonostante il numero chiuso di questa facoltà sia calcolato per garantire un sufficiente ricambio generazionale, di fatto, una considerevole fetta dei medici formati non trova poi una sua collocazione all’interno del sistema sanitario nazionale. Gli aspiranti specializzandi, infatti, non sono persone con una qualifica qualsiasi che affrontano un concorso pubblico per trovare il cosiddetto posto fisso, bensì medici chirurghi a metà del loro percorso formativo, che, così, rischiano di non poter finire, quantomeno non nel nostro paese.
2) Per noi lo Stato ha finora investito molto: abbiamo affrontato almeno sei anni di studi in università per la maggior parte statali e quindi con buon contributo delle casse pubbliche e dei contribuenti. A questo sono seguiti i mesi necessari ad ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione: ora questo investimento, pubblico e nostro, rischia di essere vanificato.
3) Quest’anno il ministero dell’Istruzione (Miur) ha cambiato in corso d’opera – annunciandolo a maggio quando, di norma la prova di concorso si tiene a luglio – le regole del concorso, magari con buona volontà innovatrice, ma queste regole non sono ancora state rese note. Siamo ormai a fine agosto ed il bando non è ancora uscito, poiché devono passare almeno 60 giorni tra la sua emanazione ed il concorso vero e proprio è inevitabile che vi saranno dei mesi in cui verrà a mancare la presenza di un intero anno di corso di medici specializzandi, proprio mentre molte regioni ed i policlinici lamentano forti carenze di organico.
4) Non solo: su tutto questo grava il parere del Consiglio di Stato circa il nuovo regolamento di concorso, che secondo quanto comunicato dal Miur non è al momento, in fase consultiva, del tutto favorevole; il che, con buona probabilità, comporterà ulteriori slittamenti e forse incertezze successive.
5) Le disponibilità comunicate dalle scuole di specializzazione risultano a oggi ancora al vaglio del ministero della Salute.
6) In definitiva, come spesso accade in Italia, ci troviamo a fare i conti con burocrazie, interessi, ritardi e disattenzioni; e questo è un problema grave non solo per il futuro di migliaia di medici che hanno fatto il proprio dovere e si sono preparati con duri sacrifici, ma per il funzionamento a breve termine della sanità stessa, un bene di tutti.
È per questo che scriviamo, non è nostra intenzione avanzare la solita lamentela di parte. La specializzazione è non solo il logico proseguimento della carriera medica ma il pilastro portante del servizio sanitario pubblico, dunque a tutti gli effetti un investimento sui giovani e per il paese e la salute di tutti i suoi cittadini. Per questo tralasciamo paragoni con paesi come la Francia dove le borse di specializzazione sono garantite a tutti, e la graduatoria premia i migliori. Non abbiamo sindacati nazionali che ci rappresentano; tantomeno partiti. Il dibattito pubblico è concentrato molto sulle pensioni e quasi zero sulle future generazioni. Ma ci ostiniamo a credere nella preparazione e nella meritocrazia, e solo per questo desideriamo essere valutati.
Grazie per l’attenzione.
Clicca qui per scaricare il file della lettera aperta con le firme degli specializzandi