Leica accusata di farsi pubblicità sulla vicenda del fotoreporter italiano ferito in Siria: scoppia la bufera social

"Trovo la trovata pubblicitaria un pochino avvoltoistica ...", ha scritto un utente su Facebook
Leica, la celebre casa fotografica è stata accusata di farsi pubblicità sfruttando la vicenda del fotoreporter italiano Gabriele Micalizzi rimasto ferito in Siria lo scorso 11 febbraio. Diversi utenti hanno infatti criticato Leica per avere postato sulla sua pagina ufficiale Facebook le immagini delle fotocamere insanguinate e distrutte del fotogiornalista Micalizzi.
“Trovo la trovata pubblicitaria un pochino avvoltoistica….ben più basso del prestigio del marchio”, ha commentato un utente. “Grandissimo Gabriele, ma finitela con ‘sta storia di Leica ti Salva la Vita. Con una banalissima D3 col banalissimo 24-70 2.8 gli sarebbe andata pure meglio”, ha scritto un altro. “Un altro marchio non lo avrebbe salvato?”, si legge ancora sotto il post.
Gabriele Micalizzi, 34 anni, è rimasto ferito al volto mentre si trovava con un collega della Cnn nella zona di Deir Ezzor, in Siria, per documentare l’offensiva curdo-araba, appoggiata dagli Stati Uniti, contro l’ultima sacca di resistenza dell’Isis nel Paese.
Il fotografo era a Baghuz e si trovava insieme al collega su un edificio quando sarebbe stato raggiunto da alcune schegge di un razzo.
Micalizzi è stato ricoverato nell’ospedale militare di Baghdad, dove i medici hanno scongiurato il pericolo di danni permanenti ad un occhio.
Le sue foto sono state pubblicate da New York Times, New Yorker, Newsweek, Wall Street Journal e, in Italia, da Espresso, Repubblica, Internazionale e Corriere della Sera.
Micalizzi è stato il fondatore del collettivo di fotografia ‘Cesura Lab’ insieme a Luca Santese e Andrea Rocchelli, ucciso durante la guerra in Ucraina nel 2014.
Nell’area di Deir Ezzor, al confine con l’Iraq, è ancora forte la presenza dei miliziani dell’Isis e da giorni i curdi delle Forze democratiche siriane hanno lanciato un’offensiva per riprendere il controllo definito del territorio.