Legittima difesa: il governo si divide sulla proposta della Lega. Bonafede (M5s): “No liberalizzazione armi”
È iniziata oggi, 18 luglio, in commissione Giustizia, la discussione sulla legge di riforma della legittima difesa. Bonafede non è l'unico Cinque Stelle a porre un freno alla riforma della legittima difesa
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede è intervenuto durante il question time alla Camera in merito alla riforma della legittima difesa, uno dei cavalli di battaglia della Lega.
“In nessun modo la realizzazione dell’obiettivo riformatore, per come concepito dalla maggioranza, potrà portare alla liberalizzazione delle armi in Italia”, ha detto Bonafede del Movimento Cinque Stelle.
È iniziata oggi, 18 luglio, in commissione Giustizia, la discussione sulla legge di riforma della legittima difesa.
“La detenzione e il porto delle quali risultano disciplinate da disposizioni normative rigorose sulle quali il Governo non avverte alcuna esigenza di intervenire, trattandosi di leggi che rappresentano, peraltro, strumenti irrinunciabili nella lotta alla criminalità”.
Il ministro cerca di rassicurare dopo le polemiche che si sono scatenate nelle ultime ore.
“Il tema della legittima difesa riguarda la giustizia e non la sicurezza e l’ordine pubblico”, specifica inoltre il ministro, lasciando intendere che la competenza sia del ministero della Giustizia e non di quello degli Interni.
“Sono in perfetta sintonia con il ministro Bonafede e, anzi, sostengo la sua battaglia, che è una battaglia storica della Lega di far scontare la pena nei loro paesi ai detenuti stranieri”, lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, replicando.
Bonafede non è l’unico Cinque Stelle a porre un freno alla riforma della legittima difesa.
Anche il senatore M5S della commissione giustizia, Francesco Urraro aveva detto: “In considerazione della delicatezza della materia trattata, della complessità e dell’impatto a livello sociale è necessaria un’analisi approfondita delle norme esistenti e dei testi presentati”, dice.
“Ciò è doveroso per il M5S, così da rendere la legge realmente efficace ma nella piena sicurezza dei cittadini. Il nostro sarà un lavoro scrupoloso, di sintesi e ragionato nel solco delle garanzie Costituzionali, senza muoversi sull’onda emotiva”.
“È una legge Far West”, dice invece il Pd.
La riforma della legittima difesa
Il nuovo fronte della Lega, dopo quello sui migranti e quello sui Rom, si chiama legittima difesa. Un cavallo di battaglia di vecchia data del Carroccio, una legge simbolo della svolta securitaria che il partito di Matteo Salvini vuole imprimere al paese.
Che si tratti di un provvedimento prioritario lo dimostra la solerzia con cui la Lega, nella persona del sottosegretario Nicola Molteni, ha deciso di depositare la sua proposta di legge in parlamento.
Come prevedibile, verranno allargate le maglie sulla possibilità di sparare a chi si introduce nelle abitazioni per commettere furti. Nello specifico, la proposta prevede una sostanziale cancellazione del vincolo della proporzionalità tra difesa e offesa.
Se un ladro entra in casa, in altri termini, è possibile sparargli indipendentemente dall’effettivo pericolo per la propria incolumità e la propria vita. Il testo ricalca quello presentato dalla Lega già a marzo, quando il partito era all’opposizione.
Il punto 1 recita: “Si considera che abbia agito per legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’ingresso o l’intrusione mediante effrazione o contro la volontà del proprietario o di chi ha la legittima disponibilità dell’immobile, con violenza o minaccia di uso di armi di una o più persone, con violazione di domicilio”.
Il che significa, appunto, che è sufficiente che un ladro si introduca in casa per potergli sparare, e che cade l’elemento della proporzionalità tra difesa e offesa.
Previsto anche un inasprimento delle pene per chi commette furti nelle abitazioni: “In particolare, si prevedono la reclusione da un minimo di cinque anni a un massimo di otto anni e la multa da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 20.000 euro. Conseguentemente per l’ipotesi aggravata di cui al comma 3 del medesimo articolo si prevedono un minimo edittale di sei anni di reclusione, mentre il massimo resta quello attualmente previsto, pari a dieci anni, e la multa da un minimo di 20.000 euro a un massimo di 30.000 euro”.
Nicola Molteni, che ha depositato la proposta di legge, ha però spiegato che l’obiettivo non è quello di trasformare l’Italia in un Far West: “Non vogliamo che i cittadini dormano con una pistola sul comodino. Sul comodino ci stanno bene i libri. E non ci sarà nessun Far West, il Far West ce l’abbiamo già”.
Quello della legittima difesa è un potenziale terreno di scontro tra i due partiti che compongono il governo gialloverde. Il Movimento Cinque Stelle infatti non è per nulla allineato sulle posizioni leghiste.
Resta il fatto che si tratta di un provvedimento dal valore altamente simbolico per il Carroccio, più volte annunciato in campagna elettorale, e che di conseguenza sarebbe molto difficile da accantonare senza rischiare di perdere una piccola fetta di credibilità con il proprio elettorato.