Chi sono i 25 deputati M5s che non hanno votato la riforma della legittima difesa
Sono 25 i deputati del Movimento 5 stelle che non hanno partecipato al voto sulla legittima difesa.
È quanto emerge dai tabulati della votazione: 29 deputati risultano in missione; 165 hanno votato a favore del provvedimento “leghista”; 25 quelli che non hanno partecipato.
Tra questi spiccano due “fichiani”: Giuseppe Brescia, già ai ferri corti con i vertici del Movimento per la questione Global Compact, e Luigi Gallo. Considerati “assenti non giustificati” invece Doriana Sarli e Sara Cunial.
Chi sono i 25 deputati del M5s che non hanno votato la legittima difesa
Come risulta dal tabulato della votazione sulla legittima difesa, i 25 pentastellati che non hanno partecipato al voto sono:
– Giuseppe Brescia,
– Luciano Cantone,
– Vittoria Casa,
– Andrea Caso,
– Maurizio Cattoi,
– Sebastiano Cubeddu,
– Sara Cunial,
– Rina De Lorenzo,
– Chiara Ehm Yana,
– Luigi Gallo, Veronica Giannone,
– Angela Ianaro,
– Generoso Maraia,
– Maria Marzana,
– Leonardo Salvatore Penna,
– Riccardo Ricciardi,
– Cristian Romaniello,
– Gianluca Rospi,
– Francesca Anna Ruggiero,
– Francesco Sapia,
– Doriana Sarli,
– Giulia Sarti,
– Gilda Sportiello,
– Davide Tripiedi,
– Gloria Vizzini.
Inutile, per convincere i 25 dissidenti, il disperato tentativo in aula di Gianfranco Di Sarno, al quale il Movimento 5 stelle ha affidato la dichiarazione di voto finale.
“Non c’è libertà di uccidere, ma uno Stato che si stringe attorno a chi è costretto a difendersi. Significa ascoltare gli italiani e fornire risposte vere”.
La riforma della legittima difesa è – la versione ufficiale del Movimento 5 stelle – “un provvedimento tanto dibattuto. Rappresenta per molti uno dei nodi che necessitavano di essere sciolti con un intervento chiaro e preciso. Le istanze dei cittadini meritano sempre di essere discusse, e il governo lo ha fatto. Il testo è frutto di una attività intensa guidata da unico principio: migliorare la normativa esistente e dare uno strumento alle forze dell’ordine”.
Il tema, continua il deputato pentastellato, “spesso ha assunto toni di allarme. Si è parlato a sproposito di legge Far west e di legittimazione ad uccidere, addirittura qualcuno ha detto che è una sorta di incentivo all’acquisto di armi”.
Tutte “falsità, solo falsità”. Per Di Sarno “la verità è che non c’è nessuna legittimazione ad uccidere. Non c’è una sola parola che legittimi la violenza. La proposta risponde a una precisa domanda di sicurezza, gli italiani non hanno alcuna voglia di difendersi da soli ma, se costrette, le persone devono essere tutelate ed è giusto che non si subisca oltre al danno anche la beffa”.