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Home » News

Tra Tav e processo a Salvini, la tensione Lega-M5s ora è alle stelle

Immagine di copertina
Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Il disaccordo sulla Tav, l'incertezza dei grillini sull'autorizzazione a procedere: ora Salvini è seriamente tentato dal riformare l'alleanza di centrodestra con Berlusconi e Meloni

“Noi non siamo i Cinque Stelle, che non hanno ancora sciolto la riserva su come votare al Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini: davvero una bella prova di solidarietà umana e politica, oltre che di senso del diritto. Davvero degli alleati leali”.

Sono le parole con cui Silvio Berlusconi, in un’intervista al Corriere della Sera, tenta di riportare sul suo territorio il leader della Lega Matteo Salvini.

La tempistica non è casuale: domenica prossima c’è il voto per le regionali in Abruzzo, dove il centrodestra si ripresenta compatto per la prima volta dopo le elezioni politiche.

Sono giorni di comizi elettorali e proprio oggi, giovedì 7 febbraio, Salvini, Berlusconi e Meloni sfileranno insieme a Pescara in un evento a sostegno del candidato presidente Marco Marsilio.

Le avances di Berlusconi a Salvini sono esplicite: “Credo che far parte di questo governo non porterà più molti consensi alla Lega. Anche per questo sono sicuro che l’anomalia sia destinata a finire molto presto”, afferma l’ex Cavaliere.

“I rapporti personali con Salvini sono buoni come sempre, ispirati alla lealtà reciproca anche quando siamo in disaccordo”. E sull’ipotesi che il ministro dell’Interno stia pensando a un accordo politico duratura coi pentastellati, è netto: “Non mi risulta. Non credo che la Lega abbia la vocazione al suicidio”.

Un corteggiamento in piena regola, ma forse nemmeno necessario.

Le tensioni sempre più aspre tra i due alleati di governo stanno infatti spingendo Salvini a ipotizzare una rottura dell’alleanza.

Il nodo principale resta quello della Tav. Una questione che, fino a qualche mese fa, poteva apparire marginale, ma che adesso è diventata una battaglia di bandiera, identitaria, su cui né la Lega né il M5s sono disposti a cedere.

I grillini, del resto, hanno già ingoiato troppi bocconi amari, venendo percepiti come ruota di scorta dell’alleato leghista, che finora ha sostanzialmente dettato l’agenda.

Dopo i cedimenti su Tap, Ilva, decreto Sicurezza, ora i Cinque Stelle vogliono mostrare i muscoli e incassare un dividendo importante in una delle loro battaglie storiche.

Salvini è furioso per l’invio a Parigi dell’analisi costi-benefici dell’alta velocità, quando lui stesso non era stato ancora informato sull’esito del lavoro della commissione.

“Io, da vicepresidente del Consiglio che rappresenta gli italiani, non ho l’esame costi-benefici della Tav ma pare che ce l’abbiano a Parigi: questo è abbastanza bizzarro”, ha tuonato.

Ma sullo sfondo c’è un problema ancora maggiore e capace di far emergere contraddizioni insanabili tanto sui numeri quanto sui valori: quello dell’autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei ministri nei confronti del vicepremier per il caso Diciotti.

Salvini, ufficialmente, ha detto che non chiede “favori o aiuti da nessuno”. Ma la verità è che l’indecisione dei grillini lo sta spazientendo. L’ala più giustizialista dei Cinque Stelle non è disposta a cedere sui principi.

Ecco perché il ministro dell’Interno, alla fine della fiera, potrebbe salvarsi nonostante il voto contrario del Movimento, e grazie al soccorso proprio dei vecchi amici di centrodestra.

Perché in fondo, sulla giustizia come su molti altri temi (incluse le grandi opere), la piattaforma programmatica leghista è più vicina a quella di Berlusconi e Meloni che a quella di Di Maio.

Possibile far convivere due partiti al governo, quando uno di questi non è disposto a soccorrere l’alleato nel momento di massimo bisogno?

Le elezioni regionali sembrano il cantiere ideale per la ricostituzione di un’alleanza larga di centrodestra, nella quale, tra l’altro, la Lega eserciterebbe una chiara e indiscussa egemonia.

L’obiettivo del Carroccio, a quel punto, sarebbe quello di andare al governo potendo finalmente dettare l’agenda su tutto, con alleati pronti a fare sempre da stampelle e troppo deboli per imporre diktat.

Ecco perché Salvini potrebbe cedere alla corte di Berlusconi. Ed ecco perché l’alleanza di governo Lega-M5s in questo momento scricchiola come non mai.

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