La donna presidente
Nonostante gli insulti lotta perché le donne recuperino il terreno perso negli ultimi 20anni. The Observer racconta Laura Boldrini
“Sono convinta di fare la cosa giusta perché ricevo tante e-mail da donne che mi scrivono: ‘Vai avanti, tu ci rappresenti'”. Per questo Laura Boldrini continua a fare il suo lavoro. Dopo gli insulti e le minacce subiti dalla nostra presidente della Camera nelle ultime settimane, perlopiù provenienti dal Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, The Observer ha scelto di dedicare un articolo a Laura Boldrini, esempio di donna che si fa strada in politica nonostante le difficoltà.
“Laura Boldrini non aveva condotto una vita comoda prima della sua elezione a deputato l’anno scorso”, racconta la giornalista Gaby Hinsliff, riferendosi al lavoro svolto dalla Boldrini come portavoce per l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite nel sud dell’Europa, svolto in missione in paesi come il Pakistan, l’Afghanistan e l’Iraq. Tuttavia “in oltre 20 anni di lavoro presso le Nazioni Unite, non aveva mai avuto a che fare con l’invio di foto che mostravano il suo volto sovrapposto al corpo di una donna che viene violentata. Ora che ha raggiunto le vette dello stato italiano, invece, questa è ordinaria amministrazione”.
La Boldrini ha ricevuto migliaia di insulti misogini, minacce e immagini degradanti da quando ha deciso di presentarsi come candidata alla Camera con il partito Sinistra Ecologia e Libertà. Adesso che ricopre la terza carica più alta dello Stato, gli insulti hanno raggiunto un nuovo livello di intensità, soprattutto dopo la decisione senza precedenti della presidente della Camera di impedire l’ostruzionismo da parte del Movimento Cinque Stelle usando la cosidetta “tagliola“, che ha consentito alla Camera di approvare il decreto legge Imu-Bankitalia.
Quando si parla di questioni di genere, Laura Boldrini è critica verso la cultura diffusa in Italia negli ultimi due decenni, durante i quali secondo lei le donne hanno perso buona parte del terreno per cui avevano combattuto negli anni ’60 e ’70.
Secondo un articolo pubblicato la scorsa settimana sull’Huffington Post, negli ultimi 20 anni il rapporto ambivalente con le donne di Silvio Berlusconi – che da un lato ha promosso un gran numero di giovani donne al governo, dall’altro le ha trattate come oggetti – ha solo peggiorato il clima generale per le donne al potere.
“Ci vorrà del tempo, ma questa idea che le donne sono apprezzate perché sono belle appartiene ormai a una vecchia cultura”, sostiene la presidente della Camera, che si ritiene particolarmente orgogliosa del fatto che, sotto la sua guida, la Camera ha votato all’unanimità la ratifica della convenzione di Istanbul, un trattato del Consiglio d’Europa volto a combattere la violenza contro le donne.
Non mancano altri segnali positivi. Dopo le elezioni dello scorso febbraio, la percentuale di donne parlamentari alla Camera è cresciuta passando dal 21 al 31 percento. Inoltre il primo ministro Enrico Letta ha nominato sette donne in un governo composto da 22 membri. Una di loro, Cécile Kyenge, primo ministro di colore d’Italia, affronta però regolarmente una raffica di insulti razzisti e sessisti provenienti dalla Lega nord.