La città eterna ma stagnante
Con un debito di 816 milioni di euro, Roma si trova sull'orlo della bancarotta. Ecco cosa ne pensa la stampa straniera
Dopo Detroit, potrebbe toccare a Roma . La città eterna si trova sull’orlo della bancarotta dopo che il primo ministro, Matteo Renzi, ha ritirato un disegno di legge che, se approvato, avrebbe garantito un po’ di respiro alle finanze della capitale. La legge avrebbe conferito al comune 320 milioni di euro a titolo di compensazione dei costi supplementari che la città affronta a causa del suo ruolo di capitale. Il ritiro è stato dovuto all’ostruzionismo che i parlamentari dell’opposizione hanno portato avanti mercoledì scorso, che ha fatto capire al premier come il disegno di legge avesse poche probabilità di essere votato.
Il quotidiano britannico Telegraph ha riportato le parole del sindaco di Roma, Ignazio Marino, il quale ha fatto sapere che se i fondi non arriveranno, a partire da domenica gli autobus non avranno carburante e la raccolta dei rifiuti si fermerebbe, così come altri servizi pubblici. “Non bloccheremo la città”, ha detto Marino, “ma la città si bloccherà da sola perché non ho gli strumenti per prendere le decisioni di bilancio e in questo momento non riesco a destinare i soldi”.
Il giornale francese Le Matin, scrive che se Marino, eletto lo scorso giugno, non dovesse riuscire ad affrontare il deficit di bilancio di 816 milioni di euro con misure drastiche, “la città potrebbe essere posta sotto il controllo dell’amministrazione straordinaria”. Il presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha comunque promesso di adottare misure urgenti per aiutare la capitale, anche se le tempistiche non sono ancora chiare.
Il Wall Street Journal ricorda che Roma ha lottato a lungo per far quadrare i conti. “La città dipende in larga misura dai contributi per la raccolta dei rifiuti e dalla vendita dei biglietti per autobus e metropolitana”, scrive, aggiungendo però che essa “fa molti più sforzi rispetto ad altre città europee per raccogliere uno dei due”. Circa un passeggero su quattro del sistema di trasporti pubblici di Roma, infatti, non compra il biglietto (a Londra la percentuale ammonta a solo il 2%), e questo comporta circa una perdita di 100 milioni di ricavi all’anno. Nel frattempo, l’assenteismo dei dipendenti dell’Atac (l’agenzia dei trasporti) e dell’Ama (l’agenzia di raccolta dei rifiuti) tocca ormai il 19%, collocandosi molto al di sopra della media nazionale.
“Senza l’aiuto dal governo centrale, Marino sarebbe costretto ad aumentare l’imposta sul reddito e sulla proprietà, già tra le più alte del paese, e a tagliare gli stipendi a 20 mila dipendenti pubblici o a eliminare alcuni servizi della città, come asili nido o programmi di formazione, mosse altrettanto impopolari”, scrive il Wall Street Journal.
Una nuova richiesta di trasferimento speciale di fondi a Roma potrebbe comunque spingere altre città in difficoltà a chiedere aiuto. La città di Napoli è vicina a dover dichiarare il fallimento, mentre secondo la Corte dei conti, Reggio Calabria, gestita negli ultimi tre anni da un commissario speciale, non può ancora far fronte ai 694 milioni di debito.