L’anno dell’ambiente
La campagna Live Earth lancia una nuova battaglia contro i cambiamenti climatici
A fine gennaio, al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, non c’è stato solo il debutto del premier Matteo Renzi.
Poco prima di lui è salita sul palco una strana coppia: il premio Nobel per la pace Al Gore affiancato dal cantante Pharrell Williams.
Insieme hanno lanciato Live Earth, una campagna volta ad aumentare la consapevolezza della popolazione mondiale sui cambiamenti climatici e fare pressione sui governi affinché intervengano per ridurre le emissioni di CO2.
Il prossimo 18 giugno più di cento artisti terranno concerti in tutti e sette i continenti, Antartide inclusa, partecipando al più grande evento di questo tipo mai organizzato.
Quest’anno si aprono due sfide per il pianeta che condizioneranno gli anni a venire, soprattutto se si considerano gli effetti che i fenomeni meteorologici stanno avendo sull’ambiente in cui viviamo.
A settembre si terrà a New York il World Summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, figlio di un precedente incontro organizzato nel 2000 in cui è stata firmata la Dichiarazione con gli Otto obiettivi di sviluppo del millennio, che si concludono quest’anno.
Il Trattato del 2000 costituiva un patto planetario per affrontare diversi problemi, dalla povertà estrema all’accesso all’istruzione primaria, passando per le disparità di genere e la mortalità infantile, fino ai problemi ambientali legati all’inquinamento.
A distanza di quindici anni, sono stati raggiunti alcuni punti fermi: il numero di bambini che muore prima di aver compiuto il quinto anno di vita è stato dimezzato, raggiungendo i 6,3 milioni l’anno. E la povertà globale continua a diminuire, mentre il numero di minori iscritti alle scuole primarie non è mai stato così alto.
Il gruppo di ricerca Sustainable Development Solutions Network, finanziato con il compito di sviluppare un’agenda post-2015, ha indicato i dieci nuovi obiettivi.
In continuità con le azioni già intraprese, l’aspetto più rilevante riguarda la volontà di incoraggiare la realizzazione di città socialmente inclusive, economicamente produttive, sostenibili da un punto di vista ambientale, sicure e capaci di reagire ai cambiamenti climatici.
Il ruolo della popolazione è ben chiaro: si auspica una mobilitazione sociale, oltre che politica, per attuare la nuova agenda globale.
Questo primo evento anticiperà la conferenza delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale, prevista a Parigi a dicembre. I leader mondiali si riuniranno per accordarsi sulle misure da adottare contro i pericoli derivanti dai cambiamenti climatici indotti dall’uomo.
L’obiettivo sarà di ridurre le emissioni di gas serra per fermare l’innalzamento delle temperature sotto i 2°C, considerato il punto limite oltre il quale si avranno effetti catastrofici sull’ambiente mondiale. Dal 1880 l’aumento è stato di 0,85°C.
Senza interventi la soglia limite potrebbe essere raggiunta già nel 2035.
La campagna Live Earth servirà a risvegliare le menti e a mobilitare il mondo, nella speranza che il Summit di dicembre possa portare alla creazione di un nuovo protocollo globale, che sostituisca quello di Kyoto, sottoscritto quindici anni fa. Quando Google non esisteva ancora.