L’ordine razzista su Just Eat: “Preferirei che la pizza la consegni un italiano”
Una richiesta razzista a Just Eat ha scatenato polemiche e indignazione sul web. La foto dello scontrino è diventata virale: “Preferirei che la pizza la consegni un italiano”, si legge. La richiesta è arrivata da un’abitazione di Monte Mario, a Roma nord. Il cliente nella sua richiesta, invece di limitarsi al gusto della pizza, aggiunge preferenze sulla nazionalità del suo fattorino.
Il proprietario della pizzeria commenta l’accaduto: “Quella consegna la farà uno dei nostri ragazzi stranieri, che si guadagnano da vivere onestamente e con grande fatica”
Qui la foto di cui venuto in possesso il quotidiano Il Messaggero:
Non è la prima volta che gli scontrini di locali pubblici portano con sé messaggi offensivi. Alcuni mesi fa avevamo riportato la storia di un episodio di omofobia che ha coinvolto una coppia di giovani che si erano recati a cena fuori.
I due, un ragazzo romano di 21 anni e il suo fidanzato, erano andati a mangiare alla “Locanda Rigatoni”, che si trova nel quartiere di San Giovanni, in via Domenico Fontana.
La serata si è svolta tranquillamente, con la coppia che ha ordinato due primi piatti chiedendo di poter sostituire il pecorino con il parmigiano.
Niente di trascendentale, fino al momento in cui, terminata la cena, il cameriere del ristorante ha portato lo scontrino con il conto.
Dentro, tutto maiuscolo, c’erano stampate le scritte “NO PECORINO” e sotto “SI FROCIO” .
L’episodio è stato reso noto da Fabrizio Marrazzo, responsabile di Gay Help Line e portavoce del Gay Center, che ha dichiarato: “I ragazzi hanno fatto notare al cameriere che tale scritta non era divertente”.
“Ma il cameriere, ridendo, ha riferito che sarebbe stato un errore del computer, continuandoli a prendere in giro”, ha raccontato Marrazzo.
“Il ragazzo ha poi fatto notare che quello ‘scherzo’ è per loro offensivo, dicendo: ‘Guarda nessuno sta ridendo, sei una persona infantile, nessuno si è mai permesso di trattarmi in questo modo nella mia vita’”, le parole dell’attivista LGBT.
“A quel punto è intervenuta la proprietaria, ribadendo che è stato un problema del computer, cercando di minimizzare. Solo dopo 30 minuti di discussione la proprietaria, senza mai chiedere scusa, ha dichiarato che non gli avrebbe fatto pagare il conto”.
Il cameriere, sabato 21 luglio, era poi stato licenziato dal ristorante.