L’Italia è in recessione tecnica secondo l’Istat: cosa significa
L’Italia è ufficialmente in recessione tecnica, secondo i dati forniti il 31 gennaio 2019 dall’Istat: nel IV trimestre la crescita è sceso dello -0,2 per cento rispetto al trimestre precedente. Frena quindi la crescita economica: nel 2018 il Pil è cresciuto dell’1 per cento, mentre nel 2017 aveva registrato un +1,6.
Il futuro economico dell’Italia quindi non lascia presagire nulla di buono. I segnali di rallentamento dell’economia fanno affacciare i timori per la tenuta dei conti pubblici.
“I dati Istat testimoniano che chi stava al governo prima di noi ci ha mentito, non ci ha portato fuori dalla crisi”, è stato il commento del vicepremier Luigi Di Maio. “I dati Istat certificano il fallimento di un’intera classe politica che gli italiani hanno mandato a casa il 4 marzo”.
Alcuni giorni fa Banca d’Italia e il Fondo Monetario Internazionale avevano già messo in guardia sull’eventualità di una recessione tecnica per l’Italia.
Il 30 gennaio, il premier Giuseppe Conte ha anticipato i dati Istat, ammettendo la possibilità di recessione. Nella manovra economica approvata a fine anno il Governo aveva previsto per il 2019 una crescita del Pil pari all’1 per cento.
“Mi aspetto un’ulteriore contrazione del Pil, nel quarto trimestre”, ha detto il premier Conte. Un dato negativo dopo lo 0,1 per cento già certificato dall’Istat nello scorso trimestre, equivale alla temuta “recessione tecnica”.
“Abbiamo dati congiunturali che non sono favorevoli. Non dobbiamo girare la testa, il dato positivo è che non dipende da noi: la Cina, la Germania, che è il nostro primo Paese per l’export”, ha detto Conte che però si è detto fiducioso di un riscatto nei prossimi mesi.
“Se nei primi mesi di quest’anno stenteremo, ci sono tutti gli elementi per sperare in un riscatto, di ripartire con il nostro entusiasmo, soprattutto nel secondo semestre, lo dice anche l’Fmi. Abbiamo una economia che crescerà, dobbiamo lavorare insieme, progettare gli strumenti per far crescere l’economia in modo robusto e duraturo”, ha proseguito il premier.
Nel suo discorso Conte ha richiamato alla mente il turbolento periodo antecedente al varo della legge di Bilancio.
“Con la Manovra ci siamo spinti un po’ oltre, ci ha portato vicino a una zona pericolosa, ma siamo riusciti a evitare una procedura di infrazione. Quel periodo ormai è alle spalle e adesso serve un periodo di sperimentazione su cui dobbiamo confrontarci”, ha detto il premier.
Il ministro delle Finanze Giovanni Tria si è mostrato meno preoccupato dai dati del Pil.
“Non drammatizzerei. Non credo che cambi molto per la situazione italiana”, ha detto.
L’Ufficio parlamentare di Bilancio sostiene che esistano “rilevanti rischi al ribasso, soprattutto per il prossimo biennio. I dati congiunturali rilasciati successivamente hanno accresciuto i fattori di rischio, anche nel breve termine”.
L’Ufficio parlamentare sostiene che le criticità siano legate in parte alla composizione della manovra e all’affidamento alle clausole di salvaguardia dell’Iva per il biennio 2020-2021.
Che cos’è la recessione tecnica
Si parla di recessione tecnica quando, per due trimestri consecutivi, il Pil cala, facendo registrare un dato negativo rispetto al trimestre precedente.
La recessione è quella situazione in cui i livelli dell’attività produttiva non riescono a raggiungere quelli che avrebbero raggiunto se tutti i fattori produttivi a disposizione fossero utilizzati in maniera efficiente.
La recessione o la crescita economica hanno un impatto fondamentale sulla politica economica di un paese.
La stabilità di un paese prende in considerazione non il Pil in senso assoluto, ma il rapporto tra Pil e debito. Se un paese ha un debito alto ma ha anche un Pil elevato, non ci sono timori per l’economia pubblica. Al contrario, se il debito è alto e il Pil non cresce, i timori si affacciano.
La recessione economica è invece caratterizzata da una variazione del Prodotto interno lordo negativa rispetto all’anno precedente. Se la variazione del Pil rispetto all’anno precedente è inferiore a -1 per cento, si è in presenza di crisi economica.
Il Pil è uno degli indicatori maggiormente utilizzati per quantificare la produttività di un paese e la sua capacità di produrre ricchezza. Non misura quindi la ricchezza in sé, ma è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti all’interno di un paese, da residenti e non, in un determinato periodo.