Italia e Albania rafforzano la cooperazione nella sorveglianza delle frontiere
Dopo la decisione di alcuni paesi della rotta balcanica di chiudere le frontiere, l’Italia teme che i migranti cercheranno nuove vie per raggiungere i paesi Ue
L’Italia, dopo la chiusura delle frontiere dei paesi della cosiddetta rotta balcanica, teme l’arrivo dei profughi attraverso l’Albania. L’Albania sarà quindi aiutata dall’Italia e dalla Grecia nella sorveglianza delle frontiere per evitare che i migranti tentino di arrivare nell’Unione europea attraverso il territorio albanese.
I due governi stanno lavorando in questi giorni su un accordo per rafforzare la cooperazione nella lotta all’immigrazione irregolare.
L’Italia offrirà a Tirana assistenza tecnica e di formazione e fornirà mezzi e attrezzature da impiegare nella sorveglianza e nella gestione degli aspetti umanitari della crisi.
È prevista anche la condivisione delle informazioni sull’identità dei profughi con l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, e con la Grecia.
L’accordo dovrebbe essere stipulato la prossima settimana quando il ministro dell’Interno Angelino Alfano visiterà l’Albania. Il governo di Tirana oggi ha confermato la volontà di stabilire meccanismi tempestivi e efficaci.
Dopo la decisione della Macedonia e di altre nazioni lungo la rotta balcanica di chiudere le frontiere, l’Italia teme che i migranti cercheranno nuove vie per raggiungere i paesi di destinazione nell’Unione europea.
L’Albania è considerata come una possibile alternativa, anche se finora le autorità non hanno rilevato movimenti di migranti lungo il confine.
I due paesi sono separati da una fascia di mare larga 115 Km. I trafficanti albanesi da anni utilizzano motoscafi per contrabbandare armi e marijuana in Italia e per trasportare clandestini.
Il governo italiano teme che potenziali terroristi potrebbero approfittare della rotta per entrare di nascosto nel nostro paese.
“Faremo il possibile per prevenire il terrorismo e l’immigrazione clandestina. Tirana può essere un partner strategico dell’Europa” nella gestione della crisi dei profughi, conclude Alfano.