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L’ex M5s Dall’Osso a TPI: “Questo governo tutela i tartufi ma non i disabili”

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A dicembre Matteo Dall’Osso ha lasciato il Movimento 5 Stelle per passare al gruppo di Forza Italia. Il giovane deputato bolognese, affetto da sclerosi multipla, è stato per anni tra gli esponenti stellati più osannati dagli attivisti, visto come uomo-simbolo nella lotta alla disabilità.

Eppure sono bastate poche ore perché diventasse bersaglio di migliaia di insulti e minacce.

In molti casi gli haters tirano in ballo persino la sua malattia, con commenti disgustosi. “Io non li chiamo haters”, spiega Dall’Osso a TPI: “Preferisco chiamarli ‘diversamente lovers’. Quando sono andato via c’è stato un vero e proprio shitstorm contro di me, alcuni soggetti erano palesemente riconoscibili, altri meno”.

La verità “è che mi sono sentito tradito dal Movimento perché mi hanno trattato da disabile. E una persona disabile, anche se ingegnere elettronico come il sottoscritto, è sempre percepita come ‘ti diamo questo tozzo di pane, tieni, mangialo’. Mi sono sentito usato per la mia condizione ‘attira voti’ e poi mollato quando ho provato a mettere le mie competenze a servizio della comunità e delle persone affette da disabilità. Io ci credevo tanto, davvero. Credevo che il M5S potesse essere più sensibile a certi temi”.

La rottura si consuma nelle ore in cui il governo lima i dettagli della Legge di Bilancio: “Oggi i disabili percepiscono un assegno di 285 euro al mese. Io ero riuscito a trovare le coperture per alzarlo a 500 euro per i disabili al 100% ed ero convinto che i miei ex colleghi di partito non sarebbero mai stati contrari” visti “i tanti impegni presi per ottenere i voti dei disabili: ma proprio nel giorno della Giornata Internazionale della Disabilità, il Governo ha messo parere contrario sul mio emendamento”.

A quel punto “ho fatto un intervento alle 2 di notte, durante il quale sono riuscito a fargli cambiare idea e l’hanno accantonato. Passata la Giornata Internazionale della Disabilità, alle 3 del mattino, l’hanno bocciato. A quel punto sono passato a Forza Italia. Quando sono andati in tv a dire che avrebbero esteso l’assegno a 780 euro con il reddito di cittadinanza, non nascondo che ho avuto qualche dubbio”.

Ancora una promessa da marinaio: “Non solo non c’è stato alcun aumento dell’assegno di disabilità, ma per la prima volta nella storia della Repubblica, quello attuale verrà conteggiato nell’ISEE come reddito famigliare. Di conseguenza, molte famiglie con a carico un disabile non riceveranno il reddito di cittadinanza. Una follia”.

E poi “c’è un’altra questione: la Legge 68/99 (che ha come finalità la promozione dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato, ndr.) obbliga le aziende ad assumere una percentuale di disabili: che questa legge sia disattesa in tutte le regioni di Italia è cosa nota”.

Adesso “con il Rdc le aziende sono incentivate ad assumere chi non ha lavoro, quindi non i disabili. In questo modo il disabile è discriminato tre volte: non avrà l’aumento dell’assegno, in moltissimi casi non accederà al Rdc e avrà molte più difficoltà a trovare un lavoro”.

A conti fatti, tra i paletti messi dal governo per limitare la platea dei beneficiari e ridurre i costi dell’operazione, sembra che a rimetterci siano proprio i più deboli: “Una volta il disabile veniva trattato da disabile”, prosegue il deputato, “oggi vene trattato da ‘povero disabile’”.

Il reddito di cittadinanza “è una misura inclusiva che viene data alle persone povere che hanno un ISEE al di sotto di 9.600 euro. Calcolando come reddito l’assegno di disabilità, chi ha un disabile in famiglia ha una fonte di ricchezza. Nella loro incompetenza, non capiscono che quei 280 euro sono una misura economica volta a parificare le persone: se hai una disabilità lo Stato contribuisce alle spese extra causate dalla tua malattia. Oltre a quelli per mangiare, un disabile ha costi legati alla sua condizione, indispensabili tanto quanto nutrirsi”.

Mai come oggi in politica il confine tra “furbizia” e “incompetenza” appare labile. I detrattori del Movimento trovano nei 5 stelle entrambe le cose, all’ennesima potenza. “Ho letto un libro, ‘Il paradosso dell’ignoranza da Socrate a Google’ (di Antonio Sgobba, ndr); ci ricorda che più una persona conosce, più sa di non sapere. Più non conosce, più pensa di sapere”.

“A parte i tanti che mi hanno insultato sui social network senza sapere il motivo della mia scelta, mi sono sentito voltare le spalle da molti miei ex colleghi. ‘Eri una così brava persona’, mi dicevano”.

Ma “io sono sempre lo stesso, però, sono loro ad essere cambiati. Mi hanno accusato di essere andato via per tenermi tutti i soldi, ma continuerò a dare parte del mio stipendio a un ospedale pubblico e non a un’azienda privata. Mi hanno scritto che dovrei cercarmi un lavoro, ma io a differenza di tanti altri lavoro da quando avevo 24 anni, anche all’estero come ricercatore. Se tagliassero lo stipendio dell’80% ai parlamentari che prima non lavoravano, ritroveresti alcuni di loro per strada a chiedere l’elemosina. Me ne viene in mente uno che oggi ha tre ministeri, guida una formazione politica ed è anche vice premier. Non mi pare abbia mai lavorato prima. Però non parlo male delle persone, parlo bene di chi se lo merita”.

Dall’Osso sorride e aggiunge: “È incomprensibile come si possa avere una mancanza di sensibilità verso una persona che forse può insegnare qualcosa. Quelli che promettevano di difendere i più deboli hanno dato i soldi per ridurre l’Iva sul tartufo e non li hanno trovati per i disabili: la prossima volta rinasco tartufo”.

Gli insulti ricevuti da Matteo Dall’Osso hanno messo ulteriormente in luce la strategia di comunicazione utilizzata dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega: creare un nemico e colpirlo, accrescendo il consenso sul conflitto. E il nemico può essere un migrante, un avversario politico, un’intera nazione come la Francia, un deputato affetto da sclerosi multipla che passa a un altro partito.

“A ferirmi sono state le parole di Beppe Grillo: ‘Sono disponibile a pagare il doppio di quello che ha fatto Berlusconi per comprare i parlamentari in saldo’. Esperto di processi come è non ha fatto nomi, ma il riferimento era chiaro. Gi ho risposto che da buon genovese per lui sarebbe facile, perché nessuno mi ha dato un euro”.

L’insulto che lo ha preoccupato di più? “Quello di un diversamente lover: ‘Adesso devi chiedere la scorta. sappi che se ti incontro…’”.

Solo una volta uscito, il parlamentare si è reso conto dell’incitamento “all’odio” da parte del Movimento: “Da fuori ti accorgi che hai avuto a che fare con una sorta di Scientology, una setta. Quando sei dentro, ti senti dalla parte del giusto. Sono passato a Forza Italia volontariamente, perché trattato da disabile ho voluto dimostrare che i veri disabili sono loro che non riconoscono le emozioni e i sentimenti dell’altro. Non ci vuole un ingegnere per capire quello che ho provato. Mi dispiace che molti di loro non abbiano studiato e non abbiano mai letto un libro per essere in grado di capirlo”.

In molti hanno creduto e continuano a credere nel Movimento; spesso l’approccio è dogmatico, non c’è voglia di ascoltare ragioni. Eppure c’è chi inizia a ricredersi, e la delusione comincia a manifestarsi. “Molti rimarranno delusi, come sono delusi i disabili. Io voterò a favore del Rdc perché ne ho sempre condiviso le ragioni, ma non si risolverà assolutamente il problema della povertà per cinque milioni di persone”.

Lo voterà, annuncia, “citando un proverbio bolognese che in italiano fa ‘la ragione si dà ai matti e alle quaglie, basta che stiano buone’. Una volta il leitmotiv del Movimento era che nessuno doveva restare indietro. Era una cosa che a me piaceva tanto, perché io disabile mi sentivo indietro”.

Oggi, “uno vale l’altro, ma non è detto che l’altro sia migliore. Ormai da molto tempo decidono tutto in in tre o quattro, all’inizio non era così: per ogni decisione si alzava la mano. Alla prima legislatura firmammo un contratto secondo il quale la linea comunicativa del Movimento sarebbe stata gestita da Grillo e dallo staff. Noi non potevamo dire nulla. Per cinque anni sono rimasto nell’ombra come tanti altri per questo motivo”.

Per Dall’Osso “i leader hanno snaturato il movimento con il direttorio, creando dei personaggi. Per questo Gianroberto Casaleggio voleva che nessuno andasse in televisione o diventasse un leader: voleva che ognuno fosse leader di sé stesso”.

“Hanno tradito l’idea di Casaleggio ma anche l’idea di Beppe Grillo. Lo stesso Beppe si è tradito: durante la prima campagna diceva: ‘Noi siamo un movimento leaderless, senza sede, senza soldi’. Oggi la Casaleggio Associati fa sei milioni di euro in 5 anni grazie alle donazioni ‘spontanee’ dei parlamentari… molti di loro all’interno soffrono, ma una regola del Movimento è che tutto quello che accade dentro non puoi raccontarlo fuori”.

C’è chi, anche tra gli eletti del partito della Casaleggio Associati, ha accusato più o meno velatamente Dall’Osso di sfruttare la sua condizione di disabile per ottenere dei benefici.

“Pubblicai online la mia storia di malato, letta da qualche migliaio di persone in Italia; in molti ne hanno tratto giovamento. Un produttore mi propose di fare un film per aiutare i malati come me, accettai per puro spirito ecumenico; non voglio guadagnare sulla malattia”.

Ma “quando sono uscito dal Movimento, c’è chi ha fatto girare la voce che lo avessi fatto per far produrre il film: l’ennesima fesseria per poter dire ‘ecco, lo ha fatto per soldi’, la solita strategia, insomma”.

La verità – spiega – “è che quando in una coppia c’è uno che ti tradisce è difficile rimanere insieme. Se si mente una volta è facile che si menta anche una seconda”.

E i grillini, a suo dire, “mentono” abbastanza spesso: “Hanno fatto nuovo hastag: tutto quello che diciamo facciamo. A parte che tutto quello che dicono alla fine non fanno, il vero problema è quello che non dicono e che non fanno. Ci sono tante cose che non dicono e che dovrebbero dire, cose che non fanno e che dovrebbero fare come ad esempio tutelare i più deboli. Oltre a 5 milioni di persone senza lavoro ci sono le persone disabili e le persone disabili senza lavoro”. Anche se non sono tartufi, qualcuno dovrebbe occuparsi di loro.

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