L’ironico discorso di denuncia di uno studente che ha entusiasmato il Politecnico
Marco Rondina, rappresentante degli studenti del Politecnico, ha tenuto un discorso di denuncia verso l'università italiana all'inaugurazione dell'anno accademico
Un sistema universitario che va a gonfie vele, un paese stabile dal punto di vista lavorativo e la disoccupazione giovanile pari a zero.
Il rappresentante degli studenti del Politecnico di Torino usa queste parole nel suo ironico intervento di denuncia del sistema italiano durante l’inaugurazione dell’anno accademico.
Non appena la platea si è resa conto, man mano che il discorso proseguiva, che l’intento del suo discorso ottimistico e fiducioso era ironico e lontano dalla realtà attuale, è scoppiata in un lunghissimo applauso.
“Vediamo spuntare in tutta Italia sempre più restrizioni all’accesso che hanno l’unico effetto di distruggere i sogni di una intera generazione”, spiega Marco Rondina nella sua denuncia. L’attuale sistema accademico, a causa dei governi che hanno fatto poco o nulla per migliorare la situazione, è caratterizzato da una gravissima carenza di risorse in tutti gli ambiti. Sempre meno studenti hanno fiducia nel proprio futuro.
Ecco l’intervento:
“Signor Ministro, Autorità, Magnifico Rettore, Gentili ospiti,
Ci tengo a rivolgere il più caloroso saluto degli studenti a voi e a tutta la nostra comunità accademica: studenti, ricercatori, docenti, tecnici amministrativi e il personale tutto.
Quando mi è stato comunicato il tema della cerimonia, la quarta rivoluzione industriale, non ho potuto fare altro che pensare all’esaltante tempismo con cui è stato avviato quello che mi piace considerare un vero e proprio Rinascimento del sistema universitario italiano:
Il numero di studenti che proseguono gli studi è in costante aumento: l’abolizione del numero chiuso e l’importante programma di reclutamento hanno portato enormi benefici all’intero sistema. Il merito va certamente anche alla gratuità dell’istruzione universitaria e agli importantissimi programmi di welfare per quanto riguarda cultura, trasporto pubblico e residenzialità. Credere nell’Università ha funzionato ed è il paese intero a guadagnarci: la disoccupazione, specialmente quella giovanile, è prossima allo zero e l’ultima riforma del mercato del lavoro ha ridato alla nostra generazione la stabilità necessaria per immaginarsi un futuro.
Questo è il discorso che tutti vorremmo ascoltare. Come ben sapete, però, la situazione che stiamo vivendo è decisamente diversa. Nonostante i dati mostrino un ateneo in crescita e in controtendenza rispetto alle medie nazionali, il Politecnico di Torino è parte integrante del sistema educativo del Paese e specialmente oggi non possiamo rinunciare a riflettere sullo stato di tale sistema.
Nonostante l’Università soffra di una gravissima carenza di risorse, sia per la didattica che per la ricerca, dobbiamo avere il coraggio di denunciare che, nessuno dei governi che si sono susseguiti negli ultimi anni ha realmente voluto invertire la rotta: esistono ancora dei vincoli di turn-over, gli stessi che hanno causato un drastico calo della docenza e che hanno reso il precariato una realtà sempre più stabile. Meno professori significa minor capacità ricettiva e una peggiore qualità di didattica e ricerca.
Il punto forse più grave, però, è che sempre meno studenti hanno fiducia nel proprio futuro: oltre a rimanere l’ultimo paese europeo per percentuale di laureati, le immatricolazioni sono in costante calo da anni. Davanti ad una simile situazione, invece di favorire la transizione dalla scuola superiore all’Università, vediamo spuntare in tutta Italia sempre più restrizioni all’accesso che hanno l’unico effetto di distruggere i sogni di una intera generazione.
[…] Qui il link per leggere il discorso per intero.
Caro Ministro, mi rivolgo a lei in quanto rappresentante del nostro governo, perché non cogliamo l’occasione che l’evoluzione industriale ci sta offrendo, per lanciare un vero e proprio Rinascimento dell’intera Università e quindi della società italiana? Quasi cento anni fa, nel primo dei suoi “tre compiti”, un giovane Antonio Gramsci scriveva: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”.
Il video del suo intervento al 49esimo minuto:
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