Insultato dagli studenti per non aver chiuso le scuole: parla il sindaco di Parma Federico Pizzarotti
Alcuni giorni fa il sindaco di Parma aveva deciso di lasciare le scuole aperte nonostante la neve perché la situazione non era allarmante. Ma è stato ricoperto di insulti
Qualche giorno fa il sindaco di Parma ha pubblicato sulla sua pagina Facebook gli insulti che ha ricevuto da parte di alcuni ragazzi, sia delle medie che del liceo.
A scatenare l’ira degli studenti la decisone del sindaco di lasciare le scuole aperte.
Secondo lei la situazione era tale da dover chiudere le scuole?
Dal mio punto di vista non c’era e per questo motivo non le abbiamo chiuse, come tanti altri comuni della nostra provincia.
In Emilia ci sono state zone che hanno vissuto effettivamente delle situazioni di disagio, però vorrei ricordare che d’inverno nevica e quindi una persona si mette gli scarponi e si muove lo stesso.
La nevicata di tre anni fa è stata importante, ma quella di questi giorni non ha causato nessun disagio.
Il concetto era non il problema che poteva causare la neve, ma tenere chiuse le strutture per non andare a scuola.
Sarebbe stato più facile chiudere le scuole, ma non voglio incorrere nell’assurdità di assecondare per motivi di comodo comportamenti sbagliati perché se passa il messaggio che appena nevica si chiudono le scuole, dopo devi farlo sempre.
L’altro giorno quando è iniziata la fase nevosa, sono arrivate tre diverse previsioni da tre entità diverse sulla quantità di neve, anche abbastanza discordanti tra loro.
La cosa che mi fa riflettere non è tanto la discordanza, ma la tendenza da parte di chi avverte ad “aggravare” la situazione meteorologica, cosi da mettersi dalla parte dalla ragione perché nel caso in cui dovesse cadere più neve del previsto la gente si lamenterebbe; se faccio una previsione di 30 centimetri e ne cadono 20 non succede niente.
Noi dobbiamo prendere delle decisioni con dati anche sfalsati e non è semplice.
Nessuno ormai vuole prendersi delle responsabilità, perché questo esporrebbe a critiche, rischi.
Se c’è un reale motivo di disagio allora va bene adottare delle misure, ma quattro centimetri in pianura credo si possano gestire.
Da che mondo è mondo ci siamo sempre mossi, ora basta un centimetro di neve per agitare grandi e piccini.
Dopo aver comunicato che le scuole sarebbero rimaste aperte sono stati usati termini molto forti sulla sua bacheca da parte degli studenti…
Questa cosa degli insulti è successa a molti altri sindaci.
Si tratta di studenti e studentesse delle superiori e delle medie. Uno studente delle superiori puoi capire l’età, la ribellione, ma un ragazzo delle medie che scusa ha?
Sono rimasto negativamente sorpreso.
E questo non è stato l’unico evento della vicenda: ieri sera qualcuno ha preso il messaggio che avevo scritto sulla mia pagina riguardante l’apertura delle scuole e l’ha modificato dando la falsa notizia della chiusura delle scuole.
Mi è arrivata una chat di genitori che mi chiedevano se le scuole erano aperte o meno, quando bastava andare sulla mia pagina per leggere cosa avevo realmente detto.
Bisogna verificare la fonte per evitare di incorrere in questi errori.
Il fatto che si abbia la possibilità di comunicare in maniera diretta e semplice ha permesso che si annullasse la distanza e la separazione, le quali però alimentavano anche un certo tipo di “rispetto”.
Oggi, forse per mancanza di educazione, forse per fare una bravata, il filo conduttore è il tono più o meno maleducato, più o meno offensivo che si usa.
Credo comunque che nel suo complesso l’atteggiamento determinante sia il non capire l’utilizzo del social, il non valutare le implicazioni, il non riconoscere rispetto degli altri.
Do colpa indiretta alle famiglie che forse non si rendono conto di cosa fanno i loro figli e forse non se ne occupano perché hanno altro da fare.
La chiave di lettura che mi sono dato è che serve fare un’inversione di tendenza, occuparsi di questa tematica che parte dalle famiglie.
Quando questi ragazzi saranno genitori, cosa faranno?
Ma ci tengo a precisare che ci sono stati anche tanti commenti positivi e molti genitori hanno detto di voler sapere se il loro figlio aveva scritto qualche frase offensiva per punirlo.
Dobbiamo catalizzare la cosa in modo positivo e non punitivo: dobbiamo cercare di creare un’opportunità.
Pensa di procedere in qualche modo verso coloro che hanno scritto queste frasi?
Stiamo valutando qual è l’azione più opportuna da intraprendere.
Non punto a mettere il sette in condotta.
Prima di tutto voglio informare i genitori e vedere la loro reazione.
Abbiamo visto degli episodi in cui i genitori giustificavano i figli e voglio parlarne con i dirigenti scolastici.
L’altro giorno ho letto di una professoressa che per aver dato una nota sul registro elettronico a una studentessa si è ritrovata una denuncia per diffamazione da parte della ragazza e dei suoi genitori.
Il giudice ovviamente ha ribadito il ruolo dell’insegnante assolvendola.
Questo mi fa riflettere: ci sono professori che per evitare questi problemi lasciano correre, ma ci sono anche professori attivi che subiscono situazioni assurde.
Cosa vorrebbe dire a coloro che hanno usato questo linguaggio o che in futuro pensano di adottarlo in situazioni simili?
Al programma televisivo delle “Iene” prendono degli hater e li fanno incontrare con coloro che insultano ripetutamente.
A me è capitato di incontrare di persona gente particolarmente critica verso il mio operato ma molte volte abbiamo avuto una discussione costruttiva con toni nemmeno paragonabili a quelli usati sui social.
Direi loro che tutti dobbiamo tornare alla vita reale, anche se viviamo in un mondo dove la comunicazione scritta supera quella verbale.
Non dobbiamo cancellare il rapporto umano ma dobbiamo comunicare direttamente.
Ho pensato delle volte di uscire da Facebook per dare un segnale, anche se sono un tecnologo e apprezzo questi strumenti, ma ritengo che bisogna usarli con criterio.
Facebook ha una funzione comunicativa importante, ma sono molto deluso. Serve attenzione.