I rifugiati sono i nostri futuri sposi
Un numero sempre più grande di cittadini sta esprimendo il proprio dissenso nei confronti della politica di chiusura delle frontiere applicata da molti governi in Europa
L’immigrazione negli ultimi mesi sta ricoprendo un ruolo di rilievo nella vita politica e mediatica europea. Mentre flussi migratori, inasprimento delle frontiere, campi di rifugiati e morti in mare non sono una novità ma un fenomeno che caratterizza l’Europa ormai da diversi anni. In questo periodo è cambiato qualcosa: stanno aumentando le dichiarazioni di politici che rigettano apertamente i migranti e auspicano una chiusura blindata delle frontiere europee.
Una parte della società europea si sta trincerando dietro la paura e si vede d’accordo con le rigide politiche applicate da alcuni governi sulla questione dei migranti. Eppure, gruppi di persone all’interno della società civile europea stanno iniziando a contrastare questa attitudine di chiusura e rifiuto verso gli stranieri.
Sono sempre di più le realtà indipendenti che in diversi Paesi aiutano migranti e rifugiati al loro arrivo in Europa.
Da quando la Germania ha dichiarato che sospenderà il trattato di Dublino per i richiedenti asilo siriani, dando quindi la possibilità di fare richiesta di asilo sul proprio territorio anche a quelli già identificati dalle forze dell’ordine di altri Paesi dell’Ue, cartelloni di benvenuto ai nuovi rifugiati sono apparsi nelle piazze, negli stadi, nelle stazioni e in altri luoghi pubblici di diverse città.
Sempre in Germania è stata lanciata dal 2013 l’iniziativa chiamata Refugees Welcome, che permette ai singoli cittadini di condividere le proprie case con richiedenti asilo e rifugiati.
Un’iniziativa simile sta prendendo piede anche in Islanda, dove più di 12mila persone – su un totale di 300.000 abitanti – si sono dette disposte a ospitare rifugiati nelle loro case, offrendo loro aiuto nell’integrazione all’interno della società islandese.
In Austria invece, dopo che i corpi di 71 migranti sono stati trovati all’interno di un camion abbandonato la scorsa settimana, più di 20.000 persone hanno preso parte a una manifestazione di solidarietà per i migranti. “Ne abbiamo avuto abbastanza dei morti, della sofferenza, delle persecuzioni,” ha dichiarato l’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn.
In Inghilterra, dove il primo ministro Cameron si impegna a mantenere sigillata la frontiera con la Francia, il fine settimana scorso un centinaio di ciclisti hanno raggiunto la Francia per poi donare ai migranti accampati a Calais le biciclette con cui erano arrivati.
In Italia, dove il numero di arrivi si è moltiplicato negli ultimi mesi, iniziative di distribuzione di beni di prima necessità si sono diffuse in molte delle città principali, come Milano e Roma, e negli snodi di confine, come Ventimiglia e Bolzano.
Un numero sempre più consistente di cittadini sta esprimendo il proprio dissenso nei confronti delle dichiarazioni ufficiali di chiusura delle frontiere che si sentono reiterare da diversi governi europei in questi giorni.
Questa parte della società europea vede il diritto all’asilo come un diritto umano, e la mescolanza dei popoli come un avvenimento naturale.
“I rifugiati sono i nostri futuri sposi, migliori amici o anime gemelle; il tamburellista nella banda dei nostri figli, i nostri prossimi colleghi, Miss Islanda 2022, il carpentiere che finalmente ci metterà a posto il bagno, il cuoco della caffetteria, il pompiere, il genio del computer, o l’ospite televisivo,” ha detto l’autrice islandese Bryndis Bjorgvinsdottir in un’intervista sulla questione dei migranti per la rete televisiva nazionale RUV.