Strage bus Avellino, assolto l’ad Autostrade Castellucci: rabbia tra i parenti delle vittime
L'incidente era costato la vita a 40 persone che si trovavano a bordo di un bus turistico precipitato dal viadotto autostradale il 28 luglio 2013
L’11 gennaio 2019 è stata annunciata la sentenza di primo grado nel processo per la strage di Avellino, costata la vita a 40 persone che si trovavano a bordo di un bus turistico precipitato dal viadotto autostradale il 28 luglio 2013.
Il giudice monocratico di Avellino ha assolto l‘amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci, che era accusato, assieme ad altri 11 dirigenti e funzionari, di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Nei suoi confronti il pm Rosario Cantelmo aveva invece chiesto 10 anni di reclusione.
È stato invece condannato a 12 anni di reclusione Gennaro Lametta, il proprietario del bus che fu noleggiato dalla comitiva di pellegrini di Pozzuoli e che precipitò dal viadotto Acqualonga. La funzionaria della Motorizzazione civile di Napoli, Antonietta Ceriola, ha ricevuto 8 anni di reclusione, mentre il collega Vittorio Saulino è stato assolto.
Insieme all’ad di Autostrade Castellucci, il giudice monocratico ha anche assolto Riccardo Mollo, Giulio Massimo Fornaci, Antonio Sorrentino, Michele Maietta e Marco Perna.
Sono stati condannati a 5 anni di reclusione per disastro colposo e omissione in atti d’ufficio l’ex direttore di tronco Michele Renzi, Paolo Berti, Bruno Gerardi, Gianni Marrone. Sei anni di reclusione per Nicola Spadavecchia e Gianluca De Franceschi.
La rabbia dei parenti – L’assoluzione di Castellucci è stata seguita dalle urla dei parenti presenti in aula che hanno definito l’ad di Autostrade un “assassino” e dato dei “venduti” ai giudici.
“Castellucci è un assassino, hanno messo fuori un assassino”, è stato il commento uno dei familiari. “Giudice esci”, ha gridato un altro dei presenti.
Alcuni degli imputati e degli avvocati sono stati costretti a barricarsi nell’aula e non sono stati in grado di uscire perché una folla bloccava l’uscita.
La strage di Avellino – Il 28 luglio 2013 un pullman noleggiato da una comitiva di pellegrini che tornavano da Pozzuoli è precipitato dal viadotto autostradale Acqualonga della A16 Napoli-Canosa.
Nell’incidente persero la vita 40 persone.
Secondo il verdetto del perito, giunta a settembre 2018, il pulmino è precipitato dal ponte a causa di un “difetto di risposta strutturale della barriera New Jersey bordo ponte in conseguenza dell’urto esercitato dal bus Volvo”.
Il bus è quindi finito nelle campagne di Monteforte Irpino, 23 metri più sotto. Le indagini sulla dinamica dell’incidente sono state effettuate sulla base dei sopralluoghi e attraverso una comparazione tra le perizie che erano già state acquisite durante il processo.