Imane Fadil, testimone nel processo Ruby, è morta per sostanze radioattive
Nell'ambito dell'inchiesta sulla morte della modella avviata con l'ipotesi di reato di omicidio, la Procura sta svolgendo accertamento anche in merito all'ipotesi di avvelenamento
Imane Fadil, la modella marocchina testimone chiave nel processo Ruby è morta. Deceduta il primo marzo all’ospedale Humanitas di Milano dopo un lungo ricovero, la notizia della morte è trapelata solo oggi, venerdì 15 marzo.
La ragazza è morta a 34 anni. Fu lei a raccontare degli spogliarelli che avvenivano nella casa di Berlusconi ad Arcore e fu sempre lei a svelare in che cosa consisteva il Bunga Bunga. Nel 2011 quando nella villa del Cavaliere si tenevano i festini, Imane Fadil aveva poco più di 25 anni.
A dare la notizia della morte della modella è stato il procuratore Francesco Greco. La ragazza era ricoverata all’ospedale Humanitas dal 29 gennaio scorso, la degenza nella struttura sanitaria milanese è stata definita “un calvario”.
Imane Fadil, le cause della morte
Sulla morte di Imane Fadil, avvenuta dopo lunghe sofferenze, la procura di Milano ha aperto un fascicolo. Secondo gli esami tossicologici Imane Fadil è morta per un”mix di sostanze radioattive”.
La ragazza aveva raccontato al suo avvocato e a suo fratello di essere stata avvelenata. La procura conferma: “Stiamo lavorando anche su questa ipotesi”.
A specificarlo è il procuratore capo Francesco Greco, che parla di “calvario” della ragazza e di “diverse anomalie” nella sua cartella clinica.
È stata disposta un’autopsia e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che rappresenta l’accusa nel processo Ruby ter, ha aperto un’indagine nell’ambito della quale sono già stati sentiti diversi testimoni.
“Sono in corso gli accertamenti sui campioni di sangue prelevati durante il ricovero – spiega ancora il procuratore – non si può escludere nessuna pista visto che dalla cartella clinica non emerge nessuna malattia specifica”.
La modella ha riferito di gonfiori e dolori al ventre, ma i medici al momento non sono arrivati a una diagnosi certa.
Fadil “durante il ricovero ha telefonato ad alcune persone, il fratello e l’avvocato, sostenendo di essere stata avvelenata. Stiamo sentendo i testimoni, verranno sentiti anche i medici dell’Humanitas, e abbiamo disposto l’acquisizione dei suoi oggetti personali”, ha concluso il procuratore Greco.
La ragazza stava scrivendo un libro, la procura ha acquisito le bozze per capire cosa ci sia scritto.