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La storia della studentessa di origine marocchina respinta dal Parlamento

Immagine di copertina

A Ilham Mounssif, in Italia da 20 anni, è stato vietato l'accesso alla Camera perché priva della cittadinanza italiana. Ha raccontato a TPI com'è andata la vicenda

Ilham non ricorda quasi nulla del suo paese d’origine, il Marocco. Aveva due anni quando i suoi genitori decisero di lasciare Marrakesh e trasferirsi a Bari Sardo, piccolo comune nel cuore dell’Ogliastra, in provincia di Nuoro, che conta all’incirca 4mila abitanti.

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Il 16 marzo Ilham Mounsiff, studentessa sarda di 22 anni nata in Marocco, non è riuscita a visitare la Camera dei deputati, perché regolamento permette l’accesso soltanto ai cittadini dell’Unione europea.  

Nonostante sia cresciuta in Italia, Ilham non ha ancora la cittadinanza italiana. Il caso ha sollevato numerose polemiche e la presidente della Camera Laura Boldrini ha accompagnato la studentessa a visitare Montecitorio il 19 marzo.

Abbiamo contattato Ilham, che ci ha raccontato la sua vita e com’è andata la vicenda. 

Dal Marocco all’Italia

Ilham ha trascorso in Italia tutta la sua vita. Nell’Ogliastra ha frequentato l’asilo nido, la scuola materna, le elementari e le medie. Per il liceo con indirizzo scientifico-linguistico è andata a Lanusei, a una manciata di chilometri da casa, dove si è diplomata con il massimo dei voti. 

A soli 21 anni, Ilham ha completato un’altra tappa del suo percorso formativo. A luglio 2016 ha conseguito la laurea triennale in scienze della politica e dell’amministrazione con indirizzo in relazioni internazionali presso l’Università di Sassari, con una votazione di 110 e lode. lham ha focalizzato il suo interesse sulle questioni medio-orientali, sulle crisi umanitarie e sulle tematiche legate all’immigrazione e all’integrazione. 

Allo studio universitario ha accostato anche le esperienze all’estero, come quella vissuta in Francia grazie al progetto Erasmus. Proprio in terra francese, Ilham ha deciso di recarsi in visita per la prima volta in Marocco, il suo paese natale. E lo ha fatto dopo 20 anni.

A Marrakesh ha avuto modo di conoscere i suoi parenti che non aveva mai visto prima di allora. Non solo, la breve esperienza marocchina l’ha spinta a concentrare la sua attenzione sulla questione femminile nel suo paese, diventata in seguito il tema principale della sua tesi di laurea. 

In Marocco Ilham ci è tornata tre mesi dopo la laurea, come volontaria di un progetto di cooperazione internazionale promosso dal governo italiano. Immergendosi ancora più a fondo nella cultura del suo paese natale, sospeso fra modernità e tradizione, Ilham insieme ai suoi colleghi dell’Ong veronese Progetto Mondo MIal ha partecipato a due iniziative cofinanziate principalmente dall’Unione europea. 

Il primo progetto riguardava la sensibilizzazione sulla questione femminile e sull’uguaglianza fra ragazze e ragazzi nel mondo scolastico, “Uguali a scuola”, mentre il secondo “Radicalisme non Merci” verteva sulla prevenzione del radicalismo, argomento quanto mai attuale. 

Per lei, che il Marocco lo conosceva solo attraverso i racconti dei suoi genitori, il servizio civile ha rappresentato non solo il motivo per spendere le competenze acquisite durante gli studi, ma anche per riscoprire le sue origini. 

“Questo non vuol dire che non mi sento italiana. Vivo in Italia da quando avevo due anni. Ho assorbito tutto quanto del paese in cui vivo. Anzi, oltre a sentirmi italiana, ‘deu seu sarda’ (io sono sarda, n.d.r.)”, confessa Ilham ridendo con il suo forte accento sardo e l’inflessione ogliastrina che non tradisce. 

Terza di quattro figli, Ilham non ha mai vissuto sulla pelle episodi di discriminazione. Suo padre è un commerciante che gestisce una bancarella di abbigliamento e si sposta di frequente nei vari mercati della zona. 

“È sempre stato un lavoratore autonomo, con la licenza di ambulante”, sottolinea Ilham e dalle sue parole si percepisce una profonda determinazione. “Per un po’ di tempo è riuscito ad avere anche un suo negozio, ma poi la crisi ha colpito anche la Sardegna. La mia non è certamente una famiglia ricca, ma mi ha sempre aiutato a realizzare i miei desideri. Dall’altra, anche io mi sono impegnata affinché le spese scolastiche e universitarie non pesassero troppo sul bilancio di famiglia”.

Grazie alle borse di studio conquistate per merito e qualche piccolo lavoro svolto al fine di racimolare dei soldi per pagarsi gli studi, Ilham ha coronato il suo sogno: laurearsi. Con la corona d’alloro a cingerle il capo, con in mano la sua tesi di laurea e un sorriso smagliate, la giovane studentessa non immaginava che di lì a pochi mesi i temi trattati nella sua tesi, come l’immigrazione e l’integrazione, l’avrebbero riguardata direttamente. 

La vicenda 

Grazie ai suoi successi accademici, l’11 marzo Ilham è partita alla volta di Roma per partecipare all’iniziativa promossa dalle Nazioni Unite – Mun Rome 2017 – ideata per completare la formazione accademica, e per prendere parte a una cerimonia di consegna di una serie di riconoscimenti riservati agli studenti più meritevoli, organizzata dalla Fondazione Italia-Usa, in programma il 16 marzo a Campo Marzio. 

L’iniziativa promossa dall’Onu prevede che ciascun partecipante agisca nelle vesti di un delegato chiamato a rappresentare un paese diverso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite simulata. In questo contesto, Ilham è stata scelta per rappresentare l’Italia. 

“È stato un onore per me rappresentarla, ma l’ho dovuto fare proprio perché non ne posseggo la cittadinanza”, spiega la giovane studentessa. “La simulazione prevede che non si possano rappresentare i propri paesi d’origine. Al contrario, a me è spettato rappresentare il paese in cui vivo da 20 anni a questa parte, pur non avendone la cittadinanza”. 

Dopo la simulazione, Ilham desiderava fare una visita alla Camera dei deputati. Così si è recata all’ingresso di Montecitorio, ha preso in mano un modulo valido per l’accesso e lo ha compilato. Poi lo ha consegnato a una commessa della Camera esibendo anche il suo documento di identità, un passaporto marocchino, nonostante viva in Italia da 20 anni. 

Un istante che è durato un’eternità e un iter semplice che per Ilham si è trasformato in un incubo. La commessa della Camera ha temporeggiato per qualche minuto, poi ha alzato la cornetta del telefono e ha effettuato una chiamata interna. 

Dopo aver posato il ricevitore, si è rivolta alla giovane studentessa dicendole che non poteva farla entrare: respinta perché non in possesso della cittadinanza italiana. È la regola. Nessun cittadino che non possiede la cittadinanza italiana o non è membro Ue può accedervi, per motivi di sicurezza. 

“La commessa si è mostrata dispiaciuta”, ribadisce Ilham. “Per farmi sentire meno discriminata, mi ha detto che nemmeno i cittadini statunitensi sono autorizzati a entrare. Purtroppo è la regola. Ma voglio anche dire che tutto è ciò assurdo. Sono stata a Bruxelles, al parlamento europeo, e anche lì ho mostrato il mio passaporto marocchino e non ho avuto alcun problema”.

Mentre racconta l’accaduto, la sua voce risoluta a un certo punto s’incrina per l’emozione e trattiene le lacrime. “Vorrei solo vedere riconosciuti i miei diritti. Se mi batto non lo faccio solo per me stessa, anzi posso anche rinunciare se dovessi farlo solo per me. Sono disposta a mettere da parte i miei sogni, ma io lo faccio per tutti i bambini che vivono qui in Italia, ai quali non viene riconosciuta la cittadinanza”. 

Ilham è un fiume in piena, quando tocca l’argomento per l’ennesima volta. “Lotto contro un sistema. Lotto per mio fratello nato in Italia, ma che non può godere di questo status”, spiega la studentessa. “Lo faccio per tutti loro, per l’innocenza dei loro occhi che erano come i miei, disinvolti, finché l’età adulta non mia ha sbattuto la cruda realtà in faccia. Io continuo. Non mi fermo. Semmai dovessi perdere, incasso, come ho sempre fatto, e vado avanti”.

Una volta uscita da Montecitorio con addosso un senso di amarezza, Ilham che fa parte del movimento degli Italiani senza cittadinanza, ha denunciato l’accaduto attraverso i social media. 

“Questo è il mio paese. Sono arrivata qui che avevo due anni, sono cresciuta qui”, ripete Ilham. “Ho fatto l’asilo, le scuole e l’università in Sardegna. Mi chiamano al parlamento per premiarmi e mi sento italiana. Invece non ho diritto di accedere al simbolo della nostra democrazia”. 

Una delle modalità per vedersi riconosciuta la cittadinanza è possedere un reddito. Ma nel caso di Ilham, questa diventa una chimera. “Per il momento sono una studentessa e sto investendo le mie forze, le mie energie nello studio. Non ho un lavoro. Poi la legge numero 91 del 1992 sul diritto di cittadinanza ha 25 anni, è datata. Il nuovo disegno di legge è fermo in senato da oltre un e mezzo”. 

“Questa la chiamano la cittadinanza facile perché si basa sul reddito”, sottolinea Ilham. “Molti l’acquisiscono dichiarando spesso redditi più alti che in realtà non possiedono. Poi la mia famiglia, che pure mi ha dato tantissimo, non è benestante. Potrò fare richiesta soltanto quando potrò dimostrare di avere almeno tre anni di sufficiente reddito”. 

Il reddito minimo richiesto per presentare la domanda di cittadinanza per residenza è di 8.500 euro per ogni anno del triennio precedente alla data in cui si presenta la domanda. Questo reddito deve provenire da fonti leciti, come attività subordinate o autonome e può essere dimostrato tramite la dichiarazione dei redditi mediante il modello 730 o Unico, oppure con la certificazione unica (CU). 

In base alla circolare del 5 gennaio 2007, il ministero dell’Interno ha chiesto alle varie amministrazioni di valutare il reddito posseduto da chi inoltra la richiesta, non solo in base alla posizione individuale, ma in relazione al reddito dell’intero nucleo familiare.

Ciò significa che se il cittadino straniero che presenta la domanda non raggiunge il minimi previsto di 8.500 euro per ogni anno del triennio richiesto dalla normativa. Ciò vuol dire che se quest’ultimo non raggiunge il minimo previsto può integrare il proprio reddito con quello del nucleo familiare, ma in questi casi il minimo richiesto diventa di 11.500 euro in caso di coniuge a carico e di 550 euro in più per ogni figlio a carico. 

Questa condizione fu introdotta per consentire anche agli altri componenti del nucleo familiare di presentare ugualmente l’istanza: ciò anche se non dispongono di un proprio reddito sufficiente per la richiesta, se risultano effettivamente a carico del capofamiglia e sono in possesso degli altri requisiti previsti dalla Legge n. 91/92.

Le reazioni 

Il primo a prendere le difese di Ilham e denunciare la vicenda è stato Andrea Maestri, deputato ed esponente del Gruppo Misto. Il 18 marzo ha lanciato un appello alla presidente della Camera Laura Boldrini. 

“Al termine della cerimonia, Ilham avrebbe voluto visitare la Camera dei Deputati e si è recata all’ingresso di Piazza Montecitorio per farne richiesta, ma, dopo aver compilato il modulo di richiesta di accesso e mostrato il documento di identità, dopo una breve consultazione telefonica il personale della Camera le ha comunicato che, in virtù della sua cittadinanza extra UE, non avrebbe potuto accedere all’Aula”, ha scritto il deputato Maestri. 

“Quindi, gentile presidente, Ilham Mounssif è assolutamente italiana quando si tratta di rappresentare l’orgoglio nazionale, ma non abbastanza da darle il diritto di visitare un luogo simbolo della Costituzione italiana, dove si approvano leggi che dettano regole anche per la sua vita e che lei rispetta. ciò che è accaduto è in totale contrasto con gli ideali della nostra Repubblica e con i principi della nostra Costituzione. Questo avvenimento è uno delle tante ingiustizie e assurdità del nostro paese che sottolineano l’urgenza con cui la riforma sulla cittadinanza debba esser portata a compimento”. 

Il 19 marzo, la presidente della Camera dei Deputati ha fatto rintracciare Ilham e l’ha invitata a presentarsi a Montecitorio in occasione dell’iniziativa Porte Aperte che si tiene ogni domenica. 

Uno strappo al regolamento. “La presidente è stata gentilissima, ha anche spiegato di me agli altri visitatori, ed entrare in aula accanto a lei, accolta da un applauso, è stato indescrivibile”, racconta Ilham. 

La presidente Boldrini ha spiegato che il motivo per cui la procedura per visitare Montecitorio prevede che possano entrare solo cittadini dell’Unione europea è perché questi sono identificabili più facilmente, per ragioni di sicurezza. Pertanto, la visita riparatrice di Ilham Mounssif rimane comunque un’eccezione. 

Tuttavia, la vicenda della giovane studentessa sarda di origine marocchine ha puntato i riflettori sul tema della cittadinanza e l’urgenza di riformare la normativa esistente. Non tutti hanno manifestato pieno appoggio all’appello di Ilham. Invitata alla trasmissione Agorà in onda lunedì mattina su Rai Tre, come lei stessa racconta, si è trovata a discutere con esponenti della Lega, che l’hanno accusata di essere furba.

“Secondo loro sono furba perché non ho ancora fatto la richiesta di cittadinanza! Ma ti pare che se avessi i requisiti per la cittadinanza aspetterei ancora e starei qui a parlarne a mezza Italia?”. 

La battaglia di Ilham è appena cominciata. 

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