“Il silenzio del mare”, la tragedia siriana diventa un romanzo
Un libro importante sul significato stesso della vita, della libertà e dell’incontro con l’altro
Il dramma della Siria raccontato in un libro.
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Una narrazione che abbandona il linguaggio del reportage e dell’inchiesta giornalistica per assumere la forma di un romanzo.
“Il silenzio del mare”, Castelvecchi editore, è il nuovo libro della giornalista italo-siriana Asmae Dachan, che consegna ai lettori pagine emozionanti, coinvolgenti, che permettono anche a chi non è appassionato di geopolitica di entrare nel cuore di una tragedia contemporanea.
I protagonisti sono due giovani originari di Aleppo, Fadi e Ryma, due fratelli che incarnano il sentimento e il vissuto dei giovani che nel 2011 si erano uniti alla rivolta non violenta per chiedere riforme e democrazia, e che hanno visto il loro sogno di libertà trasformarsi in un incubo per molti versi imprevedibile.
Costretti a fuggire dal loro paese, raggiungono la Libia, dove si imbarcano, come altre migliaia di disperati, per cercare di raggiungere le coste italiane e da lì proseguire per la Germania.
Durante il viaggio subiscono un naufragio, e sulla piccola isola del Canale di Sicilia arriva solo Fadi. Da lì inizia una nuova vita, fatta di angoscia per la scomparsa della sorella, e per il destino della Siria, che dalla repressione piomba in una guerra senza fine, in cui si fa spazio anche l’orrore del terrorismo.
In Italia Fadi vive anche l’esperienza dell’incontro con una realtà diversa grazie a Dafne, la dottoressa che lo ha in cura dopo il naufragio e Gino, un pescatore che lo accoglie in casa.
Il romanzo scorre piacevolmente, la lettura è appassionante e nonostante il contenuto doloroso di molti passaggi, apre una finestra importante non solo sulla Siria, ma sul significato stesso della vita, della libertà e dell’incontro con l’altro.
Non è un esercizio di scrittura, ma un pretesto per raccontare quello che è stato il sogno di tanti giovani siriani.
Si percepisce l’urgenza dell’autrice di non consegnare le vicende umane del suo popolo all’oblio e il risultato è un’opera che fa riflettere e sentire più vicino un popolo che sta vivendo la sua peggiore crisi, con oltre mezzo milione di vittime, più di cinque milioni di profughi e circa sei milioni di sfollati interni.
Non c’è rancore nelle parole dell’autrice, ma una profonda umanità che affida le sue domande e i suoi sogni al “Il silenzio del mare”.
Ecco alcuni estratte del volume:
“Il giorno della partenza era finalmente arrivato. Ryma raccolse le sue poche cose: uno scialle, un paio di ciabattine e un astuccio con qualche prodotto per l’igiene personale. Le chiuse in una sacca di tela che inserì in uno zaino. Non vedeva l’ora di lasciare quell’orribile pensione in cui avevano passato l’ultimo mese e ripartire.
La scelta di raggiungere la Libia per lei e il fratello era stata forzata, ma non sarebbero potuti rimanere un giorno di più in Egitto, il Paese che era stato la prima tappa della loro fuga dalla Siria”.
“Quella notte sembrò più lunga del solito e Fadi faticò a prendere sonno. Faceva freddo e, oltre al solito piumino, prese dall’armadio anche una coperta di lana, che si tirò su fino alla testa. Gli ricordò una vecchia coperta nella casa dei nonni, ad Aleppo.
Non sapeva se anche quella dimora nella zona dei quartieri antichi fosse stata distrutta. Era una costruzione di fine Settecento ristrutturata, che aveva mantenuto le caratteristiche e lo stile architettonico siriano. Quella casa apparteneva alla loro famiglia da generazioni e ogni angolo raccontava la loro storia, una storia scolpita nei marmi e dipinta sugli arazzi colorati.
Per un attimo gli sembrò di sentire il rumore dell’acqua che sgorgava dalla fontana di pietra. Era come una musica per lui e Ryma. Ebbe l’impressione di sentire anche il liuto di suo nonno, con quella musica che scaldava il cuore. Aveva una grande nostalgia del passato…”.
Qui il booktrailer: