Cosa sta facendo il governo per fronteggiare l’emergenza terremoto
Il premier Matteo Renzi ha lanciato l'idea di una Casa Italia, per mettere in sicurezza il territorio. Stanziati i primi 50 milioni e la sospensione delle tasse
Stato di emergenza. Sospensione delle tasse. I primi 50 milioni di euro. Casa Italia. Sono le decisioni prese dal premier Matteo Renzi e dal suo esecutivo durante la riunione del Consiglio dei ministri di ieri sera, 25 agosto, dopo il devastante sisma che ha colpito il centro Italia.
“Fare presto è una priorità, sappiamo che passare l’inverno nelle tende in quei territori è una cosa molto dura. Vogliamo fare il più veloce possibile ma non siamo in grado di prevedere i tempi a distanza di 36 ore. Non è un settore per lanciarsi in sfide e promesse. Occorre il passo del maratoneta”, ha dichiarato il premier, dicendo di non volersi sbilanciare e fare promesse che poi non potranno essere mantenute.
E ricordando il post terremoto dell’Aquila ha detto: “oggi ci sono 93 cantieri aperti, nel 2014 si è ripartiti perché prima era tutto bloccato. I soldi ci sono, vanno spesi bene. È sciacallo il corrotto e il corruttore che rubano i soldi messi per la ricostruzione”, ha aggiunto.
Ieri sera Renzi ha lanciato l’idea di una Casa Italia, per mettere in sicurezza il territorio. È un progetto di cui ancora non si conoscono i dettagli. Dovrebbe interessare sia fondi pubblici che privati, e anche fondi europei.
Il pensiero che ci si ricordi di una politica edilizia solo all’indomani delle disgrazie è comune. Su questo ha puntato il governo Renzi, che ha fin da subito voluto marcare la differenza, almeno nelle intenzioni, dal governo Berlusconi e da come gestì la ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo nel 2009.
“Sulla gestione dell’emergenza siamo i più bravi al mondo, ma non basta. Dobbiamo avere una visione per la Casa Italia che sia capace ad affrontare una cultura sulla prevenzione sismica e le altre filiere. Il compito per il futuro, una volta che le emozioni profonde lasceranno spazio alle reazioni è il progetto di Casa Italia che sia serio e non sia un elenco di parole. Una operazione in cui chiamare insieme tutti i principali attori del nostro Paese, dalle associazioni di categoria ai sindacati, dal mondo dell’associazionismo fino per ragionare un progetto che sia il più serio e sistematico”, ha continuato il premier.
Niente più newtown è l’imperativo. Per non ricadere negli errori fatti a L’Aquila, quando interi quartieri satellite furono costruiti da zero lontani dai centri storici dei paesi distrutti. Anche il sindaco di Amatrice continua a ripeterlo: la nuova città dovrà essere ricostruita da zero sulle macerie della vecchia, allontanando l’idea di spostare il borgo lontano da dove si trova adesso e cancellare con un colpo di spugna le radici storiche di un popolo.
Sul tema è intervenuto anche il ministro dei beni culturali Dario Franceschini: “Ci chiedono una ricostruzione dei borghi storici che sia fedele all’immagine che nei secoli questi centri storici hanno conservato, credo che sia una sfida che dovremmo raccogliere: l’Italia la deve a quelle comunità”, ha detto lui.
Intanto il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza con i primi 50 milioni di euro e il blocco delle tasse che il ministro Padoan si appresta a firmare.