La giustizia italiana è la più lenta d’Europa, lo dicono i dati della Commissione
La giustizia italiana procede a rilento e le tempistiche processuali invece che diminuire, aumentano. A poco valgono i frequenti richiami della Commissione europea: l’Italia è fra i paesi con il sistema giuridico e amministrativo meno efficiente in termini di rapidità, superiore solo a Cipro, Malta e Portogallo. Ciò riguarda tanto i contenziosi civili che quelli commerciali.
Dati alla mano: nel 2016, i giorni per arrivare a una sentenza di primo grado erano in media 514. Nel 2017, siamo saliti a 548, cioè un mese di più. Si tratta del dato più alto in tutta Europa. Ma l’Italia si distingue in lentezza anche per le sentenze di secondo grado (in media due anni per arrivare a un pronunciamento) e di terzo grado (circa tre anni e mezzo per la sentenza definitiva).
Si tratta di dati tutt’altro che rassicuranti raccolti dalla relazione annuale di valutazione sulla giustizia della Commissione europea.
Una delle ragioni dell’inefficienza italiana potrebbe essere legata alla cattiva gestione delle nostre risorse. L’Italia è infatti fra i paesi europei con il minor numero di giudici (ci posizioniamo al 23esimo posto su 27, con 10 giudici per ogni 10 mila abitanti). La cattiva gestione delle nostre risorse fa poi sì che il 63 per cento dei soldi che lo Stato investe nella giustizia vada a pagare gli stipendi dei giudici e del personale dei tribunali.
I dati sono tanto più allarmanti se si pensa che che la Croazia conta 43 giudici ogni 10 mila abitanti, e la Slovenia 42.
“Il quadro di valutazione dell’Unione Europea arriva in un momento in cui le sfide allo stato di diritto stanno aumentando in alcune parti d’Europa”, ha dichiarato il commissario europeo per la giustizia, Vera Jourova. “Purtroppo, alcuni altri stanno invertendo le tendenze positive”, ha poi concluso, riferendosi evidentemente proprio all’Italia
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