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Home » News

“Giusi Nicolini ha abbandonato completamente Lampedusa, ecco perché ha perso”: parla il neo sindaco Martello

Immagine di copertina
Credit: Facebook

TPI ha intervistato Salvatore Martello, il nuovo primo cittadino di Lampedusa e Linosa che racconta i suoi progetti per il futuro dell'isola al centro dei più importanti sbarchi nel Mediterraneo


Domenica 11 giugno 2017 in Italia si sono tenute le elezioni amministrative. Anche nei comuni delle isole di Lampedusa e Linosa, in provincia di Agrigento, i cittadini si sono recati alle urne per scegliere il nuovo sindaco. Tra i candidati che si sono presentati alle elezioni spiccava il nome di Giusi Nicolini, già sindaca dal 2012 al 2017, vincitrice del premio Unesco per la pace insieme a tutta l’isola, nota per le battaglie di sensibilizzazione a livello nazionale ed internazionale sul tema dell’immigrazione.

Nicolini però è stata solamente la terza più votata con 955 voti (pari al 24,28 per cento). Al secondo posto Filippo Mannino, candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, con 1156 voti (29,39 per cento).

A vincere le elezioni comunali è stata la lista civica Susemuni, con 1585 voti (pari al 40,30 per cento). TPI ha intervistato Salvatore Martello, capolista di Susemuni e nuovo primo cittadino di Lampedusa e Linosa, già sindaco dal 1993 al 2002, per discutere del passato e del futuro dell’isola al centro dei più importanti sbarchi nel Mediterraneo.

Che aria tira in questi giorni a Lampedusa, da quando lei è stato eletto sindaco?

L’aria è senza dubbio di festa. Tutto ciò che sto notando da quando sono stato eletto è che la gente entra in Comune sorridendo. Gli abitanti di Lampedusa non conoscevano nemmeno la stanza del sindaco.

Lei, personalmente, in che rapporti è con l’ex sindaco Giusi Nicolini?

Non ho nessun rapporto con lei. Non ci vediamo e non ci sentiamo.

Lei come reagiva a tutti gli incontri nazionali ed internazionali che Giusi Nicolini svolgeva in veste di sindaco? Ne era orgoglioso?

Certo, è stato un prestigio assoluto per l’isola intera poterla vedere al fianco del Papa e di Obama. Non posso provare alcuna invidia nei suoi confronti.

Alcune testate giornalistiche e commentatori però, hanno attribuito la sconfitta della Nicolini proprio a un senso di invidia maturato nell’animo dei cittadini lampedusani nei confronti dell’ex sindaco per il suo lavoro di sensibilizzazione svolto anche fuori i confini dell’isola stessa.

Questo non è affatto vero. Il problema reale è soltanto uno: si tratta del rapporto tra l’esposizione mediatica che c’è stata in questi anni e l’interessamento per la pubblica amministrazione. Se la Nicolini, oltre agli incontri da lei condotti, avesse prodotto altrettanti atti che avessero permesso a Lampedusa e Linosa di stare bene, tutti i cittadini ne sarebbero stati doppiamente contenti.

Quindi lei pensa che ci sia stata una certa trascuratezza sotto il punta di vista della gestione della pubblica amministrazione a Lampedusa?

Mi sto accorgendo proprio di questo. Gli abitanti non l’hanno riconfermata per questo motivo, perché Lampedusa è stata completamente abbandonata dall’ex sindaco.

Lei è già stato sindaco delle isole di Lampedusa e Linosa per ben due mandati, dal 1993 al 2002. Cosa è cambiato da quando le sono subentrate altre giunte comunali, tra cui l’ultima, quella di Giusi Nicolini?

Sono 15 anni che non faccio il sindaco di Lampedusa e Linosa. Forse dal punto di vista infrastrutturale e della gestione ho trovato le isole leggermente peggiorate.

Quale punto della sua campagna elettorale pensa abbia colpito di più i cittadini di Lampedusa?

Se un cittadino aspetta una licenza edilizia da cinque anni o è in attesa da tempo per una semplice autorizzazione per un cambio di destinazione d’uso di un immobile, è normale che non gli basterà sapere di far parte dell’isola migliore del mondo, e allo stesso tempo non riesce a capire per quale motivo il Comune non è in grado di risolvere questi aspetti più basilari dal punto di vista della gestione.

Quindi la motivazione resta sempre la stessa: non è necessario il solo sapersi spendere bene a livello internazionale, ma essere produttivi anche all’interno della comunità?

Certamente, la gente vuole essere presa in considerazione. Bisogna venire a Lampedusa per capire quante persone sono entrate nella stanza del sindaco in cinque anni, e quante ne sono entrate in tre giorni da quando io sono sindaco. Dato che il primo punto all’ordine del giorno della mia amministrazione è stato quello di aprire le porte del Comune, le porte si sono aperte e la gente ha cominciato a frequentare il Comune.

E quali sono state le prime richieste e le prime urgenze dei cittadini che hanno varcato la soglia del Comune?

Di tutto. Ci sono ancora licenze edilizie in sanatoria che non sono mai state prese in considerazione, licenze edilizie normali, semplici attacchi alla rete fognaria. E in tutto questo abbiamo molti finanziamenti messi a disposizione dal governo Letta che fino a oggi non stati spesi.

Dove sarebbero rimasti questi soldi?

Stiamo cercando di capirlo con i documenti che stiamo raccogliendo, ma non è semplice dato che abbiamo trovato la posta ufficiale e i computer nella stanza del sindaco al Comune completamente formattati. Sto praticamente cercando di ricostruire tutto quello che è stato fatto, anche perché gli uffici del Comune di Lampedusa non hanno mai comunicato tra loro negli ultimi cinque anni.

E in questo caso non sarebbe più ragionevole parlarne serenamente con l’ex sindaco per arrivare prima ad una conclusione?

Come faccio a parlarne con lei se non si è degnata nemmeno di farmi una telefonata dopo la vittoria?

Tornando al suo programma elettorale, come si è spesa la sua squadra per quanto riguarda la gestione dell’immigrazione?

Intanto l’accoglienza dovrà essere fatta, a meno che l’isola di Lampedusa non si sposti dal Mar Mediterraneo. Fin quando saremo qui, non dobbiamo fare altro che quello che la natura ci chiede di mettere in atto, semplicemente a causa della posizione geografica dell’isola. D’altronde la storia non può essere dimenticata: il primo sbarco in assoluto che abbiamo avuto in Italia fu proprio nel 1993, quando io ero sindaco al mio primo mandato.

Com’era la situazione a quei tempi?

Non c’era il centro di accoglienza, non c’era la polizia, non c’erano le Ong, la Misericordia o la Croce Rossa. Eravamo solamente io, i consiglieri comunali, gli assessori e i pescatori. I primi migranti che sbarcavano a Lampedusa venivano ospitati nella caserma della Guardia di Finanza, dove potevano utilizzare l’unico bagno presente. Si raccoglievano i soldi per acquistare i biglietti per far arrivare i migranti in Sicilia e il cibo veniva generosamente fornito dalle famiglie lampedusane. Oggi che nessuno mette più a disposizione dei soldi o delle semplici coperte, a Lampedusa sono diventati paradossalmente tutti accoglienti. Quello su cui io voglio insistere è che bisogna stabilire le regole riguardanti i soggetti che si devono occupare dell’accoglienza.

Lei come vorrebbe cambiare queste regole?

Prima di cambiarle bisogna capire quali sono, perché qui sembra di trovarsi in uno stato di anarchia in cui ognuno fa quello che vuole. Se per esempio il centro di accoglienza è chiuso e ci sono i poliziotti a presidiarlo, nessuno può né entrare né uscire da lì. E allora perché molti migranti escono liberamente dall’hotspot senza che nessuno dica niente? Girano per la città, si fanno anche il bagno, e ogni tanto qualcuno da ubriaco non riesce più a tornare al centro di accoglienza. Vanno stabilite le regole: perché per loro è possibile uscire mentre per chi vuole entrare ci sono i poliziotti?

Quindi è vero, come molti hanno detto, che lei cercherà di essere più duro nei loro confronti?

No, decisamente no. Il mio compito sarà quello di vigilare che i soldi per l’accoglienza vengano spesi regolarmente per tale servizio. Una pubblica amministrazione che fa accoglienza deve garantire di saper vigilare su tutto, accoglienza compresa. C’è qualcosa che non va: c’è gente che opera sulla banchina del porto e che tocca con mano la situazione dei migranti al loro arrivo, e poi c’è chi ha a che fare solamente con i riflettori che inevitabilmente si accendono su Lampedusa.

Quindi lei non si lascerà aiutare da Giusi Nicolini durante il suo mandato, magari per ricevere qualche consiglio?

E perché dovrei? Non penso proprio. Il popolo di Lampedusa si è espresso in maniera a dir poco chiarissima. Sono andate a votare circa 4 mila persone, con un’affluenza del 74,71 per cento. Il giudizio è stato schiacciante: la Nicolini è arrivata terza e addirittura ha preso meno voti di quando fu eletta sindaco nel 2012. Quindi tutte queste giustificazioni e mistificazioni che sono state fatte in Italia sono fondate su dati inutili.

Cosa auspica per la gestione dell’immigrazione a livello nazionale e cosa chiede al governo centrale?

Prima di tutto è inutile ormai parlare di sbarchi, perché non è di questo che si tratta dato che i migranti vengono presi a 20 miglia dalle coste della Libia. Se si spendono milioni di euro per fare questo tipo di accoglienza, non sarebbe più giusto prenderli direttamente da dove provengono stabilendo un numero fisso? Non sarebbe meglio risparmiare loro il rischio di morire in mare dopo essersi messi nelle mani delle gang libiche e del nord Africa? Non ha senso spendere soldi nel modo in cui viene fatto oggi. Basta organizzare dei viaggi sicuri dall’Africa all’Italia, perché arriverebbero da noi in ogni caso, tanto vale quindi non farli morire in mare a causa di sistemi di traffico mafioso. Poi, è ovvio, c’è anche bisogno di un’equa ripartizione sia in Italia che in Europa. Ma stabiliamo prima le regole dell’accoglienza.

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