Il premier Conte vuole fondare un suo partito?
L'indiscrezione del quotidiano Il Messaggero: il premier, in rotta con Di Maio, sta pensando di dar vita a una nuova forza per i delusi M5S sotto l'egida del Quirinale
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, forte dell’alto consenso di cui gode tra gli italiani, starebbe pensando di fondare un suo partito: una prospettiva che starebbe creando forti tensioni tra il premier e il vicepremier M5S, Luigi Di Maio.
A riportare l’indiscrezione è il quotidiano Il Messaggero, all’indomani dei risultati delle elezioni regionali in Abruzzo, che hanno visto la Lega trionfare e i Cinque Stelle perdere voti.
Secondo la ricostruzione del giornale capitolino, i rapporti tra Conte e Di Maio sono ai minimi: il leader pentastellato, in particolare, si legge nell’articolo, “accusa Conte di aver contribuito ad indebolire il peso del Movimento Cinque Stelle nell’esecutivo e di essersi di fatto iscritto al terzo partito della maggioranza, sul quale vigila il Quirinale, e che annovera i ministri Moavero, Tria, Trenta e Savona”.
Conte non è iscritto ad alcun partito ma durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018 era stato indicato dal M5S come ministro della Pubblica amministrazione in caso di governo monocolore pentastellato. Divenuto premier grazie all’accordo tra Lega e Cinque Stelle, in questi primi sette mesi a Palazzo Chigi il 54enne foggiano si è distinto soprattutto come garante del contratto di governo e mediatore tra le due forze.
Nelle scorse settimane hanno fatto notizia i fuorionda carpiti dal programma tv PiazzaPulita, nei quali Conte, parlando con la cancelliera tedesca Angela Merkel, rivelava le preoccupazioni interne al M5S per l’avanzata della Lega.
I sondaggi dicono che, tra i leader politici italiani, il premier è secondo solo al leader leghista Salvini, mentre Di Maio è dietro. Forte di questo consenso, il premier sarebbe tentato dal provare la corsa in solitaria.
L’ipotesi è che Conte possa dar vita a una forza moderata e di profilo istituzionale, a cui potrebbero aderire, tra gli altri, molti dei parlamentari M5S che sono alla prima legislatura ma che sono delusi dal la linea intrapresa dal movimento.
Il Messaggero riferisce, in particolare, di lamentele provenienti da questi parlamentari per “lo strapotere della leva del 2013 (cioè quelli alla seconda legislatura, ndr), andata quasi tutta al governo e che ‘decide senza consultarci trattandoci da schiacciabottoni'”.