Il premier Giuseppe Conte ha minacciato le dimissioni
"Non possono pensare che io sopporti tutto, l’ho detto a chi di dovere, sono anche pronto alle dimissioni", ha detto il presidente del Consiglio al termine della prima giornata del Consiglio Europeo
Arrivato a Bruxelles per la riunione dei capi di Stato e di Governo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva detto con sicurezza che “più passa il tempo più mi convinco che la manovra è molto bella”. Ma, sempre da Bruxelles, ha annunciato una riunione del Consiglio dei ministri per sabato 20 ottobre. E nel mezzo, mentre in Italia i vicepremier Di Maio e Salvini discutevano sul decreto fiscale, è arrivato fra le righe l’annuncio delle sue possibili dimissioni.
“Non possono pensare che io sopporti tutto, l’ho detto a chi di dovere, sono anche pronto alle dimissioni”, ha detto il premier al termine della prima giornata del Consiglio europeo. Come riporta il Corriere della Sera, all’entrata dell’hotel Amigò Conte risponde con voce tirata alle domande dei giornalisti. È sfiancato da una giornata in cui cercava di rassicurare l’Unione che il suo governo è, sì, stabile e che della Manovra ci si può fidare, mentre in Italia continuavano le discussioni tra i due ministri sulla manipolazione del testo del decreto fiscale.
È la prima volta che il presidente del Consiglio minaccia di lasciare ma la smentita delle sue dichiarazioni è subito arrivata da Palazzo Chigi.
“Il presidente del Consiglio sono io e decido io”, dice dopo la minaccia di andare via. E convoca la riunione del Cdm che, in un primo momento, Salvini minaccia di disertare: “Nessun Cdm, sono impegnato in tour elettorale in Trentino. Ho altri impegni, prima con Coldiretti e poi con i miei figli, che sono anche loro importanti ma chiamerò Conte perché apprezzo il lavoro che sta facendo, è una persona squisita”.
E poi, è il leader leghista a tornare sulla sua decisione e sostiene che, no, non c’è nessuna crisi di governo e, se necessario, parteciperà alla riunione di sabato. Ma non cambia idea: “Il decreto non si tocca”.
I pentastellati, invece, non fanno marcia indietro. “Nel testo del decreto fiscale sono state inserite norme non concordate in Consiglio dei Ministri. Se qualche nostalgico del passato pensa di fermare il cambiamento si sbaglia, quelle norme spariranno”, garantisce il titolare dei rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro.
“Salvini se ne faccia una ragione, è al Governo con il Movimento 5 stelle e non con Berlusconi. Un testo con lo scudo fiscale, magari per aiutare capitali mafiosi, è indigeribile e invotabile per noi”, scrive su Twitter il sottosegretario pentastellato Michele Dell’Orco.
Scende in campo contro il condono fiscale anche il presidente della Camera. “Per me tutto ciò che non è all’interno del contratto di governo non può essere nelle leggi e nelle norme”, ha detto Roberto Fico, per il quale “il condono, lo scudo fiscale, non sono all’interno del contratto e quindi non vanno approvati”.