“Ecco perché ho rimosso lo striscione per Giulio Regeni”: parla il sindaco di Treviso
Il sindaco ha spiegato a TPI che lo striscione non è più necessario, ma assicurato che verranno organizzate iniziative per sostenere la ricerca della verità per il ricercatore friulano morto al Cairo nel 2016
“Il manifesto era appeso già da più di due anni, era ormai degradato non stava più su, abbiamo preso la decisione di rimuoverlo ma come già detto in consiglio comunale creeremo degli eventi per ricordare tutte le vittime del terrorismo, già a partire da settembre”.
Così parla il sindaco di Treviso, Mario Conte, che spiega come mai si sia scelto di rimuovere dalla dalla facciata di Palazzo dei Trecento lo striscione dedicato a Giulio Regeni.
La nuova giunta leghista guidata dal sindaco Mario Conte si è da poco insediata nel comune di Treviso, battendo nelle recenti elezioni amministrative il primo cittadino uscente Giovanni Manildo, del Partito democratico.
A Treviso lo striscione, frutto di una iniziativa della ong Amnesty International, era stato fortemente voluto dalla precedente amministrazione di centrosinistra.
“La campagna di Amnesty International va oltre gli schieramenti politici. Giulio Regeni ha rappresentato per una generazione la fuga dei cervelli italiani, che non trovano possibilità in Italia e ma che vengono valorizzati nella loro attività di ricerca all’estero”, aveva sottolineato il capogruppo dem Pelloni.
Ma il sindaco Conte non ci sta e spiega a TPI quali siano le ragioni che hanno portato alla rimozione dello striscione:
“In questi anni in cui è stato appeso lo striscione sul palazzo non è stato fatto null’altro in città per sensibilizzare sul tema. Crediamo che ci possano essere azioni più incisive di un cartello”, specifica Conte.
“Sono tanti i casi internazionali che sono ancora in cerca della verità”, ha proseguito il sindaco. “Faremo dei convegni e delle serate dedicate al tema. In questo momento quel cartello non sortiva più alcun effetto”.
Ad incrementare le polemiche anche il fatto che la decisione è stata messa in atto proprio in prossimità di una giornata così importante per coloro i quali chiedono verità per Giulio: il 25 luglio. Il 25 è il giorno in cui ricade la scomparsa del giovane ricercatore friulano, scomparso il 15 gennaio 2016.
Perché non chiedere ad Amnesty di farsene dare uno nuovo?
Perché siamo convinti che il messaggio sia passato abbondantemente. Non è sostituendo il manifesto che si ottiene qualcosa.
Ma la verità non è stata raggiunta.
Neanche per Ustica è stata raggiunta la verità. Dopo un po’ credo ci siano anche altre formule per poter sostenere questa battaglia che è sacrosanta. Creeremo altri eventi legati a questo tipo di scopo.
Vi siete confrontati con i genitori di Giulio o con le associazioni che cercano la verità per Giulio?
Tempo fa ho letto le dichiarazioni dei genitori di Giulio i quali ad esempio lamentavano la strumentalizzazione politica di un esponente del Pd (Maurizio Martina ndr) che era andato a visitare la tomba del ricercatore, credo che l’appello valga anche in questo momento.
Questa situazione è diversa, il manifesto è ben accetto dalla famiglia
È più importante creare degli eventi che possano riaprire il dibattito o lasciare un manifesto che ormai non sortiva nessun effetto in città? Noi per scelta politica creeremo degli eventi.
Lei quindi comunque non crede che la morte di Giulio non riguardi solo la famiglia, come a suo tempo annunciato dal ministro Salvini, ma spetti anche allo Stato cercare la verità.
Certo, tocca anche allo Stato.
Sulla vicenda si è espresso anche il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, che a TPI ha dichiarato: “Ci sono molti comuni che per un motivo o per un altro accampano scuse annunciando di voler rimuovere lo striscione”.
“Ma la verità non è a tempo”, ribadisce Noury, “non è un discorso di amministrazioni politiche. Se uno striscione è sgualcito, o si fa nuovamente o se ne chiede uno nuovo. Ma che questo diventi – soprattutto nei giorni in cui ricorre il 30esimo mese dalla scomparsa di Giulio – il motivo per sospendere la campagna per la ricerca della verità, mi sembra davvero un gesto da condannare”.
La vicenda ricorda quanto avvenuto nelle settimane scorse a Pisa.
In quel caso lo striscione “Verità per Giulio”, simbolo della campagna internazionale per chiedere verità sulla morte del giovane ricercatore ucciso in Egitto, era stato rimosso dalla facciata del palazzo comunale per lasciare posto a bandiere da piazzare in occasione di una festa locale.