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Fratelli d’Italia propone di abolire il reato di tortura. Meloni: “impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro”

Immagine di copertina
Giorgia Meloni leader di Fratelli d'Italia Credit: Gabriele Maricchiolo

FdI ha presentato due proposte di legge alla Camera in favore dei membri delle forze dell'ordine

Il partito guidato da Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia (FdI), ha presentato alla Camera dei deputati due proposte di legge che puntano ad abrogare il reato di tortura, introdotto nella scorsa legislatura, e aumentare le pene per i reati di minaccia o resistenza a pubblico ufficiale.

FdI mira ad abrogare il reato e trasformarlo in una serie di circostanze aggravanti. Le proposte sono state lanciate con lo slogan: “Difendiamo chi ci difende”.

Meloni ha scritto su Twitter che il reato di tortura “impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro”.

Questa affermazione ha suscitato la reazione dell’associazione Antigone, per i diritti dei detenuti, che scrive:

“Mi sembra giusto”, ironizza il disegnatore Gipi. “Facciamo anche dei corsi di aggiornamento per torturatori.

La posizione di Fratelli d’Italia

La presidente di Fratelli d’Italia ha espresso la speranza che il governo assuma un atteggiamento più disponibile rispetto a quello tenuto finora su altre proposte del suo partito.

“Noi diamo la nostra disponibilità a dare una mano al governo sulle questioni per cui siamo stati votati, purtroppo registriamo una chiusura su alcune nostre proposte, come la discussione nella commissione d’inchiesta sui diritti umani del genocidio dei cristiani nel mondo, o ancora l’inserimento delle nuove mafie, come quelle nigeriane e cinesi, nell’oggetto di studio della commissione Antimafia. Sono chiusure inspiegabili”.

“Le forze dell’ordine devono poter svolgere con sicurezza e dignità il proprio lavoro”, ha spiegato Meloni. “È necessario poi abolire il reato di tortura così come configurato nella scorsa legislatura. Tutti siamo contrari alla tortura, ma bisogna capire cos’è la tortura. Se dai 12 anni a un agente per ‘minacce psicologiche’, io non sono d’accordo”.

Il reato di tortura in Italia

Nel 1984 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la “Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti“.

L’Italia ha sottoscritto questa convenzione nel 1989 ma per molti anni non ha adempiuto all’obbligo di introdurre nel suo ordinamento penale il reato di tortura.

A luglio 2017 il parlamento italiano ha approvato finalmente l’introduzione di questo reato.

La tortura è definita come la condotta di chi  agendo con“violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico”.

Il Comitato Onu contro la tortura ha criticato questa legge perché ritenuta “non conforme” alla convenzione delle Nazioni Unite.

Secondo il comitato la legge è incompleta perché non contiene il riferimento all’autore del reato, che deve essere un pubblico ufficiale, né lo scopo del reato stesso.

Contiene quindi una “definizione significativamente più ridotta di quella contenuta nella Convenzione e stabilisce una soglia più elevata per il reato”.

Il dibattito sulla mancanza di una norma sulla tortura si è inasprito quando l’Italia ha ammesso le sue responsabilità per le violenze contro i manifestanti del G8 del 2001 a Genova, all’interno della caserma di Bolzaneto.

Dopo un ricorso alla Corte europea dei diritti, sei delle vittime riceveranno dallo stato un risarcimento di 45mila euro ciascuna per i danni fisici e psicologici subiti.

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