Gigi D’Alessio si confessa: “Certo, alla camorra ho regalato un sacco di canzoni. A Napoli bisogna convivere con tutto”
Il cantautore napoletano, intervistato da Peter Gomez, parla della sua Napoli e della camorra
Gigi D’Alessio, popolarissimo cantante napoletano, è il primo ospite della nuova stagione de “La Confessione”, il talk condotto dal giornalista Peter Gomez in onda venerdì 22 febbraio sul Nove.
Un nuovo ciclo di interviste quello del direttore de ilfattoquotidiano.it, che Gomez ha voluto iniziare proprio facendo confessare il compagno di Anna Tatangelo che di cose da raccontare – visto il contesto dove è iniziata e si è consolidata la sua carriera – ne ha moltissime. E, a quanto pare, anche da confessare.
Napoli, la città in cui è nato nel 1967 e che ha fatto la sua fortuna in termini musicali, è una realtà difficile sotto tanti punti di vista e Gomez parte proprio da qui, domandando al cantautore “A Napoli secondo lei bisogna convivere con la camorra?”. “Non penso che bisogna convivere con la camorra – è la sua risposta – a Napoli bisogna convivere con tutto, è una città a parte. Se vai in ospedale a fare le analisi devi dire: ‘io sono il cugino di quello, il parente di quell’altro’ per passare la fila”.
“Lei a un certo punto dice: ‘Alla camorra ho regalato un sacco di canzoni’. Che cosa vuol dire?”, domanda poi il giornalista cercando un chiarimento su questa frase decisamente equivocabile. “Sono andato a cantare ai matrimoni di tutti e nemmeno sapevo dove andavo a cantare perché a Napoli vai a cantare dappertutto. Non è che se ti chiama qualcuno gli chiedi: ‘Chi sei? Dammi il certificato penale'”, ha chiarito D’alessio, il quale ha anche aggiunto “E poi io ho paura, magari non vai a cantare e che ne sai?“.
A quel punto Gomez coglie la palla al balzo e rimane sui suoi rapporti con la criminalità organizzata, anche per far luce su un episodio in particolare della sua vita: “Lei ha ricevuto, poi è stato prosciolto, un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Cos’era successo?” – “Ero andato a cantare e c’erano delle foto. Quando sono stato dal magistrato loro avevano le loro foto, io ho portato le mie. Ho detto: ‘Questo è Clinton, questo è il Papa. Purtroppo chi nasce a Napoli va a fare i matrimoni, è un circuito che non esiste in nessun altro posto”.