Cosa (non) hanno concordato i leader mondiali al G7 di Taormina
Un impegno coeso nella lotta al terrorismo, ma nessun accordo sul clima: il resoconto di Jacopo Luzi per TPI dal vertice che ha riunito le 7 potenze mondiali in Sicilia
In quello che, a detta di molti, è stato uno dei G7 più impegnativi degli ultimi anni, sono stati affrontati molti argomenti: sulla lotta al terrorismo c’è stata unanimità d’intenti, sulla questione dei migranti e sul commercio si è arrivati a dei compromessi, mentre c’è stata grande opposizione del presidente statunitense Donald Trump per quanto riguarda il clima.
Sicuramente non è stato un G7 noioso, come sottolineato dal premier Paolo Gentiloni durante la sua conferenza stampa finale, ma nemmeno un incontro che ha portato a risultati sotto tutti i fronti. Molte le difficoltà e gli attriti, forse qualche vittoria di Pirro si è avuta, ma è impossibile definire come un fallimento questo summit fra i sette leader delle principali economie del mondo.
Si sono fatti passi avanti nella la lotta al terrorismo e c’è stato ampio consenso per quanto riguarda le diverse questioni geopolitiche internazionali come la Siria e la Corea del Nord, per non parlare della Russia che, anche per volontà di Trump, subirà nuove sanzioni se non risolverà il suo contenzioso con l’Ucraina.
Allo stesso tempo c’è da segnalare lo stallo totale sul clima e il rispetto degli accordi di Parigi, che vede Trump andare contro tutti gli altri leader, causando le ire della cancelliera tedesca Angela Merkel, da sempre paladina di questi argomenti.
Il malcontento è tale che la Merkel ha cancellato la conferenza stampa finale, incontrandosi solo con alcuni giornalisti tedeschi, e ha definito questo G7 “molto insoddisfacente.”
Lo stesso ha fatto Donald Trump, dimostrando come la situazione fra lui e gli altri paesi, capitanati dalla Merkel, sia tesa e certamente non trova soluzione a Taormina. Molto probabilmente, la rapida dipartita dei due leader dalla piccola città sicula è stata un modo per evitare ulteriori tensioni e polemiche.
La questione sul clima ha rappresentato il vero pomo della discordia: sebbene i leader abbiano elencato diversi argomenti esaustivi (anche di natura economica) e abbiano cercato di convincere il presidente statunitense a rispettare gli accordi di Parigi, dal canto suo il tycoon di New York ha dichiarato in un tweet che prenderà una decisione al riguardo solo la settimana prossima.
In virtù di ciò, nella dichiarazione finale sul clima, i vari capi di stato hanno concesso tempo agli Stati Uniti per decidere, come si legge: “Gli Usa sono nel processo di revisione delle loro politiche sul cambiamento climatico e sull’accordo di Parigi e non sono nelle condizioni di unirsi agli altri partner su questo. Prendendone atto, i leader di Canada, Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Giappone e i rappresentanti Ue riaffermano il loro forte impegno per una rapida applicazione dell’accordo di Parigi.”
Sicuramente la questione resterà centrale e sarà uno dei temi principali anche dei futuri meeting. L’intenzioni dei leader mondiali è chiara ed è quella di rispettarli in quanto priorità assoluta. Lo stesso Gentiloni ha dichiarato: “L’Italia non cambierà di un millimetro la sua posizione sul cambiamento climatico.”
Taormina e la limitrofa Giardini Naxos sono rimaste blindate ancora più di ieri, per via anche della marcia di protesta degli Antagonisti, che ha avuto luogo nel pomeriggio. La marcia è rimasta pacifica per quasi tutto il percorso, tranne nel finale, dove una cinquantina di manifestanti in maglia rossa si è scontrata con la polizia, che ha caricato e sparato dei lacrimogeni. Non si segnalano feriti per il momento.
Tornando ai temi trattati in questo summit, si può dire che quello di Taormina è stato un G7 ricco di luci e ombre, un meeting che lascia un sapore agrodolce in bocca.
Nella lotta al terrorismo, con la firma della “Dichiarazione di Taormina” di ieri, è innegabile che si siano fatti progressi importanti e l’unità d’intenti di questo G7 vedrà una maggior collaborazione fra gli stati nella lotta alla radicalizzazione, partendo da quella che avviene sul web, tanto che saranno richiamati i service providers mondiali come Google e Facebook, affinché facciano maggiormente la loro parte nella rimozione di contenuti che promuovono il fondamentalismo.
Qualche progresso è stato fatto anche per quanto riguarda il commercio e la questione sui migranti, ma non sono stati pochi i compromessi necessari affinché si potesse trovare una sorta d’intesa.
Per quanto concerne il commercio internazionale, nonostante i duri scontri fra le parti, con Trump in primis difensore del protezionismo, si è arrivati a una posizione di mezzo.
Infatti, Trump ha dovuto cedere su qualcosa e nella dichiarazione finale si è giunti alla volontà di mantenere aperti i mercati e combattere il protezionismo, ma sottolineando e ribadendo l’impegno nel combattere eventuali pratiche giudicate scorrette nel commercio. Quest’ ultima parte, probabilmente voluta da Trump, è la dimostrazione che non esiste una volontà unica per il commercio e mentre l’Europa spinge per la globalizzazione, dall’altro lato si trova un paese come gli Stati Uniti che non esclude in futuro possibili azioni protezionistiche.
Passando alla questione dei migranti, che già nella prima giornata di apertura dei lavori aveva richiamato l’attenzione dei leader, la dichiarazione finale ha assunto tuttavia dei toni chiaroscuri. Si legge, infatti, degli sforzi coordinati a livello nazionale e internazionale per aiutare i migranti e rifugiati sia nel breve che nel medio periodo, ma allo stesso tempo si riaffermano i diritti sovrani degli Stati, la volontà di controllare i propri confini e la possibilità di stabilire politiche che limitino l’immigrazione nell’interesse nazionale e per la sicurezza.
Sembrerebbe quasi una mezza débacle ciò che si è deciso sulla questione migratoria, ma Gentiloni, sempre in conferenza, si ritiene soddisfatto per ciò che è stato raggiunto. I grandi della Terra, in primis l’Italia, riconoscono la problematica e la necessità di una soluzione e per questo s’impegneranno ad aiutare l’Africa.
I leader mondiali si ritroveranno in Germania a inizio luglio per il G20 e sicuramente tornerà al centro dell’attenzione la questione climatica. Chiara la volontà unitaria dei leader di Europa, Canada e Giappone di portare avanti l’impegno per ridurre il cambiamento climatico, con o senza gli Stati Uniti.
“Trump si decida presto e bene,” ha dichiarato Gentiloni.
Certo, puntare a un muro contro muro contro un gigante come gli Usa, uno fra i paesi più inquinanti al mondo, non è sicuro potrà portare a dei risultati soddisfacenti. Servirà molta diplomazia internazionale, affinché gli Stati Uniti possano decidersi a rispettare i propri doveri per la salvaguardia del pianeta.