“Tutte le tv generaliste devono essere sovraniste. Vi spiego perché”: intervista a Carlo Freccero
"Cambio Rai2 in un anno": il direttore Carlo Freccero racconta a TPI la sua idea di servizio pubblico e risponde alle accuse di aver creato una rete "sovranista"
“La televisione serve per formare un’identità nazionale, deve parlare ai territori, al Paese. Se Salvini è dappertutto non è colpa mia”.
A parlare a TPI.it è Carlo Freccero, direttore di Rai2 dal 2018. Attaccato da varie parti politiche dall’inizio del suo operato e accusato di aver dato vita a una rete “sovranista”, alla “Rai di Salvini”, Freccero ha “osato” portare in Rai sia il film Ultimo tango a Parigi in versione integrale, sia un mix di Beppe Grillo.
Durante l’audizione in Commissione di vigilanza Rai del 12 marzo, il direttore ha dato vita ad un acceso dibattito sui poteri di viale Mazzini, sullo svecchiamento della tv di stato e sul suo modo di lavorare. Rispetto allo spostamento di Povera Patria al venerdì ha dichiarato che “comanda ancora Bruno Vespa in Rai”.
Non si ferma mai, “sono travolto dal lavoro, sono solo come un cane”, ci dice. Sicuramente con le sue idee anticonvenzionali e con la sua visione originale e sempre moderna della televisione, Carlo Freccero sta cambiando la storia del secondo canale del servizio pubblico.
L’audizione in Commissione vigilanza Rai del 12 marzo è stata molto movimentata. La sensazione è quella di “uno contro tutti”. Perché i toni sono diventati così accesi?
Secondo me è stata un’audizione come deve essere. Sono stato molto soddisfatto. In audizione si tirano fuori dei punti critici, e si cerca di scioglierli. Un incontro interessante, aperto. A parte un caso isolato: il capogruppo alla Lega Tiramani.
Non so perché vi meravigliate di queste cose: è così, Bruno Vespa occupa tutte le serate fino al giovedì per l’informazione. E non si può ormai proporre qualcosa di diverso, è una constatazione banale. Io sono figlio di Rai 1 e prima non c’erano tutti questi problemi di sovrapposizione.
Povera Patria può benissimo andare in onda lo stesso giorno di Porta a Porta, secondo me. Perché non è lo stesso genere di informazione. Quello di Vespa è un infotainment e Povera Patria invece ha un punto di vista autoriale pienamente politico. Sono approcci differenti.
In Francia avevo un ruolo di responsabilità altissimo, come armonizzare i programmi delle reti, ma mai dicevo di non sovrapporre due programmi diversi. Ora c’è un modo di vedere troppo meccanicistico, troppo automatico.
Non è il genere che determina la sovrapposizione, ma il punto di vista. Si possono benissimo armonizzare i programmi con sottogeneri diversi anche se fanno parte del grande genere dell’informazione.
Poverino, è lui che dovrebbe svecchiarsi. Come è noto frequento, studio e insegno i media, soprattutto quelli nuovi. Tiramani è stato molto scorretto mi ha accusato con dati falsi. Mentre io ho avuto veramente la correttezza e la generosità di non rinfacciargli il caso Rimborsopoli. Mi sono fatto i complimenti da solo, perché anni fa non mi sarei trattenuto. Sarà la vecchiaia? Tiramani rappresenta la parte più arretrata della Lega, quella con cui non farei mai un’alleanza.
Sì, apprezzo molte persone. Tiramani in audizione aveva un compitino scritto, pieno di inesattezze. L’ho trovato prevenuto e non preparato. Al contrario, la sua collega di partito Simona Pergreffi mi ha ringraziato molto del lavoro che ho fatto.
Abbastanza. Già ho fatto molto portando Ultimo Tango a Parigi e Grillo in tv. Io ho due finalità: rimettere in piedi Rai2, ridarle un’identità, e creare un palinsesto per poi poter creare due programmi che siano completamente nuovi entro poco tempo.
Se avrò il controllo editoriale e lui è d’accordo sì e sarebbe un bel momento per la televisione italiana.
Va chiesto al direttore del Tg2, non a me. Non ho poteri decisionali direttamente sulla linea editoriale del Tg2. Sono due mondi un po’ separati, la rete non decide chi ospitare o chi intervistare al Tg.
Quello che posso dire però è che il direttore Gennaro Sangiuliano è una persona preparata che credo che rispetterà in qualche modo le presenze, la par condicio.
Chiaro che a scusante del direttore, bisogna dire che in questo momento Salvini è dappertutto, prende la scena. È un super eroe del lavoro, è sempre ovunque. Io sono veramente stupito della sua capacità di movimento…
Ecco, su questo sono pienamente d’accordo. Bisognerebbe sentirlo quando una sua affermazione aggiunge qualcosa, dà una notizia. Ci tengo poi che vengano rispettate le quote di presenze politiche nella mia rete.
È molto semplice adesso il panorama televisivo è diviso tra due poli, l’alfa e l’omega del futuro televisivo: quello over the top, ovvero le tv tematiche, e dall’altra parte quelle generaliste. In questo momento la Rai di ora è estremamente generalista e affonda le sue radici nella cultura nazionale. La nostalgia, la memoria, le tradizioni eccetera.
Non è sovranista: è legata all’identità nazionale. Mentre ad esempio Rai4, la rete che ho creato io, è digitale e globalizzata. Avevo anticipato Sky Atlantic là, dove erano solo serie americane. Non per niente le serie italiane sono scritte come quelle americane, ma con un’identità dell’immaginario italiano.
Altro che sovranista, lo sanno tutti che sono di ultra sinistra. Ma riparlare dell’identità nazionale significa combattere il liberismo che dilaga in Europa e che credo sia pericoloso. Io sono contro l’ordo-liberismo dell’Europa di oggi.
La tv generalista deve parlare ai territori e al Paese.