Dopo l’inchiesta di TPI sui fondi della Lega, i pm di Genova interrogano l’ex segretaria di Bossi
Nell'intervista a TPI realizzata da Giuseppe Borello e Andrea Sceresini, Daniela Cantamessa aveva parlato dei 49 milioni di euro della Lega svaniti nel nulla, chiamando in causa Matteo Salvini
Dopo l’intervista esclusiva a TPI (leggi qui l’inchiesta realizzata da Giuseppe Borello e Andrea Sceresini) in cui parla dei 49 milioni di euro della Lega svaniti nel nulla, chiamando in causa l’attuale segretario del Carroccio e ministro dell’Interno Matteo Salvini, Daniela Cantamessa, storica ex segretaria di Umberto Bossi, è stata sentita dai pm di Genova e dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza.
Cantamessa è stata interrogata nell’ambito dell’inchiesta per riciclaggio sui 49 milioni che, secondo l’ipotesi accusatoria, la Lega avrebbe fatto sparire all’estero.
Una truffa che sarebbe stata ordita dall’ex segretario Umberto Bossi e dal tesoriere Francesco Belsito.
Nella sua intervista esclusiva a TPI realizzata da Giuseppe Borello e Andrea Sceresini, però, Daniela Cantamessa spiega che le responsabilità vanno cercate anche altrove.
La donna racconta che, finché c’era Bossi, le casse della Lega erano piene (circa 40 milioni di euro). Quando arrivò Roberto Maroni le finanze del Carroccio furono letteralmente dilapidate in poco più di due anni.
Il tutto con l’assenso di Matteo Salvini, che non mosse un dito nonostante la stessa Cantamessa gli avesse espressamente chiesto spiegazioni su cosa stesse accadendo alla Lega, allarmata perché le casse si stavano svuotando.
“Fino a quel giorno ero convinta che Salvini fosse uno di noi”, ricorda la donna. “Gli dissi ‘fai qualcosa che qui stanno sparendo tutti i soldi’. Lui mi ascoltò ma non si sbilanciò…”.
A partire dal 2012 buona parte delle attività contabili e amministrative – fino a quel momento gestite internamente al partito – furono esternalizzate con subappalti costosissimi a società terze spesso proposte dallo stesso Maroni.
I militanti ex dipendenti della Lega, come la donna che oggi ha deciso di vuotare il sacco parlando a TPI, furono licenziati o messi in cassa integrazione proprio in quegli anni della grande abbuffata maroniana.
Questa è la prima puntata dell’inchiesta di TPI su come sono svaniti nel nulla i soldi della Lega. Se hai notizie o vuoi contribuire a questa inchiesta scrivi a inchieste@tpi.it
Il ministro dell’Interno e leader leghista Matteo Salvini ha sdoppiato in due il suo partito. Due formazioni parallele con statuti e simboli diversi. Il tesseramento taglia a metà la penisola: a Nord è (ancora) la Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. A Sud, la Lega per Salvini Premier. E, al telefono con TPI, gli uffici della Lega sostengono di “essere stati costretti a farlo per questioni giudiziarie”
di Ambra Orengo e Sara Del Dot inviate a Milano – Marta vive a Milano e Giacomo è di Taranto. Entrambi si sono iscritti alla Lega, ma le tessere che hanno ricevuto non sono uguali. Su una c’è scritto Lega – Salvini Premier, sull’altra Lega per Salvini Premier. A cambiare, all’apparenza, è soltanto il simbolo. In realtà è qualcosa che ha a che fare con i quasi mille chilometri che li separano.
Per chiarirlo, TPI ha chiamato il numero dedicato al tesseramento, reperibile sul sito della Lega. “Se lei è di Milano deve tesserarsi sul sito leganord.org. Il suo fidanzato pugliese, invece, deve accedere al link tesseramento.legapersalvinipremier.it”.
Chi risponde indirizza le persone a due link diversi in base alla provenienza geografica. E se le si chiede se le due tessere saranno quindi diverse, risponde: “Hanno lo stesso significato, sono tutte e due tessere da sostenitore. Diciamo che quella che si fa a Milano, dalla Valle D’Aosta a Marche e Umbria, è compresa come Lega Nord, e invece quelle che si fanno dal Lazio in giù sono Lega per Salvini Premier”. [Continua a leggere]