Lo sfogo della Iena Filippo Roma: “Se tocchi il Movimento 5 stelle ti minacciano di morte”
La rabbia dopo l'inchiesta sul padre di Di Maio: "Quando per mesi ho letteralmente perseguitato di Renzi e Letta non è mai successo"
L’inchiesta sul padre di Luigi Di Maio ha attirato su Filippo Roma, inviato de Le Iene, le ire del Movimento 5 stelle. Ire soprattutto “social”. E fin qui, diciamo, niente di strano. Il problema sono le minacce di morte.
Filippo Roma, a cui è arrivata la solidarietà della Fnsi, è diventato il bersaglio numero uno degli attivisti 5 stelle. A denunciarlo è la stessa Iena in un’intervista al quotidiano torinese La Stampa, che ha raccolto quello che è un vero e proprio sfogo: “Non sono spaventato” e “nemmeno stupito”.
Di fatto, denuncia Roma, accade sempre. Sempre “quando faccio un servizio di denuncia sul Movimento 5 stelle”. E questo non è da considerare propriamente “normale”.
Certo, Di Maio ha denunciato e condannato le minacce al giornalista de Le Iene, e questo per Filippo Roma è un gesto “importante”. Come importante è stato il fatto che “Di Maio non si sia mai sottratto al confronto”. (Qui l’intervista di Antonio Di Maio in cui l’uomo si assume tutta la responsabilità di quanto è successo e difende il figlio).
Ma le minacce, nonostante le parole di Di Maio, continuano. E qui Filippo Roma fa un paragone che ben spiega il clima politico che si respira oggi in Italia: “Quando, per mesi, ho letteralmente perseguitato Enrico Letta”, il tema era quello delle lobby del gioco d’azzardo, “non è mai capitata una cosa simile”.
Lo stesso, spiega Filippo Roma, “quando ho mostrato le promesse non mantenute da Matteo Renzi sulle promesse fatte ai disabili”. La Iena, ammette, era stata persino più aggressiva rispetto ai toni usati per denunciare il caso del padre di Di Maio. (Qui abbiamo spiegato cosa è successo).
“Ma nessuno ha mai osato dirmi qualcosa”. Soprattutto “nessuno mi ha mai minacciato di morte, come accaduto invece con l’inchiesta sul padre” del capo politico del Movimento 5 stelle.
La causa? Roma non ha dubbi: oggi i leader politici, per conquistare consenso o conservarlo, “soffiano sul fuoco” in continuazione. L’effetto: “Prima o poi l’incendio divampa”.
Lo chiama “vittimismo” e lo considera “eccessivo”. Questo urlare al complotto dei media per Roma non ha alcun senso “visto che hanno vinto le elezioni”. Quindi, un consiglio: “Pensare a governare e non ai giornalisti”.