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La Sicilia degli stereotipi non piace a Venezia

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A Bigger Splash è il secondo film italiano a essere presentato al Festival del Cinema di Venezia ma il primo ad essere fischiato dalla stampa

A Bigger Splash di Luca Guadagnino è il secondo film italiano in concorso al Festival del Cinema di Venezia e il primo ad essere accolto da un coro di fischi dalla stampa. Alcuni giornalisti non hanno perdonato al regista le “offese alla Sicilia e all’Arma dei Carabinieri”.

Il thriller-drammatico-erotico che racconta gli intrecci di quattro personaggi riuniti attorno a una piscina, è un film audace che non teme le polemiche. Guadagnino respinge ogni accusa: “Se non facciamo cinema per prenderci dei rischi, per percorrere territori insidiosi, perché lo facciamo?”.

Cinque anni fa una pioggia di fischi travolse un altro suo film, il controverso “Io sono l’amore”. Quella stessa pellicola venne poi acclamata negli Usa tanto da incassare cinque milioni di dollari e ottenere una nomination agli Oscar e una ai Golden Globe.

A Venezia 72, il regista prende il testimone da Piero Messina, primo italiano in gara ieri con il film L’attesa. Unica analogia tra i due lavori è l’ambientazione siciliana. È infatti ai bordi di una piscina, in un dammuso a Pantelleria – nell’isola situata tra la regione Sicilia e la Tunisia – che prende forma A Bigger Splash.

L’attrice britannica Tilda Swinton interpreta Marianne, una rockstar che riempie gli stadi ma che adesso è muta, e deve recuperare la voce dopo un incidente. Le giornate scorrono tutte uguali, tra bagni nudi in piscina con il compagno Paul – il belga Matthias Scoenaerts – e rilassanti fanghi in spiaggia. 

A spezzare l’armonia arriva Harry – l’attore britannico Ralph Fiennes – ex produttore di concerti dei Rolling Stones. Insieme a lui la giovane figlia Penelope – interpretata dall’attrice statunitense Dakota Johnson – scelta prima del film 50 Sfumature di Grigio e appena vista al Lido nella pellicola Black Mass.

Il film è un remake del francese La Piscine, diretto nel 1969 da Jacques Deray, con gli attori Alain Delon e Romy Schneider. Il titolo è tratto invece da un celebre quadro dell’artista inglese David Hockney, che rappresenta un tuffo che sconvolge una regolarità di linee.

Il rock ‘n’roll di Mick Jagger è il sottofondo costante del film. Il silenzio della ex rockstar “davidbowieana” Tilda Swinton, si contrappone all’energia e al caos portato dal personaggio di  Harry. È stata proprio l’attrice a suggerire a Luca Guadagnino di privare della voce il personaggio di Marianne.

La storia originale era ambientata in Costa Azzurra, Guadagnino sceglie invece di girarla in Sicilia. La sua natura selvaggia, la sua sabbia, si trasformano in un personaggio silenzioso che si aggiunge ai quattro protagonisti nel film.

È l’emergenza immigrazione ad ancorare la storia alla realtà. Nel film di Guadagnino, figlio di un’algerina e cresciuto in Etiopia, i morti nel Mediterraneo, i centri di accoglienza, i continui sbarchi, sono parte della narrazione.

A Bigger Splash è frenetico, ritmato. La bellezza del paesaggio riempie i tempi morti. Mathias Schoenaerts, che ieri sempre a Venezia ‘72 ha presentato il film The Danish Girl, consolida il suo ruolo di sex symbol.

A stupire è soprattutto un folle, esilarante e inedito Fiennes, travolgente nella sua interpretazione. Conquista persino i fotografi, improvvisando un balletto durante le foto ufficiali. 

Nonostante tutto questo, Guadagnino ha ricevuto una pioggia di fischi dalla stampa nazionale e internazionale. Nessun altro titolo presentato al Lido in questa prima settimana di Festival era stato accolto con così tanto astio. 

Non è piaciuta la rappresentazione stereotipata della Sicilia e dell’Italia in generale. I carabinieri scimmiottano Il Commissario Montalbano, parlano in dialetto e sono sguaiati al punto da essere ammoniti dalla diciassettenne Penelope. 

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