Un uomo è stato fermato per l’omicidio preterintenzionale del profugo nigeriano di Fermo
L'uomo, un estremista di destra sottoposto a Daspo, si è giustificato dicendo che pensava che stesse per rubare un'auto e che avrebbe colpito Emmanuel per legitima difesa
Un uomo di 38 anni, Amedeo Mancini, imprenditore agricolo della zona di Fermo è stato fermato per l’omicidio preterintenzionale di Emmanuel, il migrante nigeriano che ieri, 6 luglio, è morto tentando di difendere la moglie. L’uomo si è giustificato dicendo che pensava che la coppia stesse per rubare un’auto e che avrebbe colpito Emmanuel per legitima difesa. L’uomo, un estremista di destra, è un tifoso della Fermana ed ha già subito un Daspo, il divieto di accedere alle manifestazioni sportive.
Emmanuel aveva 36 anni e veniva dalla Nigeria. Il suo paese è attraversato da una profonda crisi, che vede l’apice nell’attività terrorista del gruppo estremista Boko Haram nel nordest del paese. Per questo lo ha lasciato e insieme alla moglie Chimiary ha raggiunto l’Italia, dove ha chiesto asilo politico e ha trovato ospitalità a Fermo, nelle Marche, presso il seminario arcivescovile locale.
Martedì 5 luglio Emmanuel e Chimiary erano in giro per il centro di Fermo, quando uno o due uomini – uno secondo gli inquirenti, due secondo don Vinicio Albanesi, capo della comunità di Capodarco, che si è costituita parte civile – li hanno incrociati, apostrofando Chimiary come una “scimmia” e hanno colpito l’uomo con calci e pugni tanto da mandarlo in coma irreversibile, uccidendolo.
Secondo don Vinicio, infatti, gli autori sarebbero due ultrà e l’aggressione non sarebbe semplicemente di stampo razzista, ma si collocherebbe in una serie di aggressioni contro le chiese della città. A Fermo, infatti, tra febbraio e maggio quattro bombe erano state posizionate di fronte a quattro chiese. In quel periodo Emmanuel era ospite del seminario arcivescovile.
Il sacerdote ha reso noto che secondo lui l’obiettivo degli autori di questi atti sia intimidire i religiosi impegnati nel sociale e nell’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo.
Emmanuel era fuggito dalla Nigeria in seguito alla crescente violenza di Boko Haram nel nordest del paese. Dopo le nozze con Chimiary aveva attraversato l’Africa, arrivando in Libia, dove i maltrattamenti dei trafficanti di esseri umani avevano ucciso il figlio che Chimiary portava in grembo.
Da lì, la coppia aveva poi attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Italia, dove in seguito avevano inoltrato la richiesta di asilo. A uccidere l’uomo, però, non è stata né Boko Haram, né la traversata dell’Africa, né il viaggio attraverso il canale di Sicilia: Emmanuel è stato ucciso in Italia.