Farinetti (Eataly) nega tutto: “Non ho mai detto che tifo per il nuovo governo, mie parole travisate”
Oscar Farinetti, patron di Eataly, precisa quanto riportato su altri quotidiani in merito alle sue esternazioni fatte a Milano sul nuovo governo e sul Pd di Renzi
“Le mie esternazioni sono state completamente travisate”.
Oscar Farinetti, patron del colosso dell’alimentazione di qualità, Eataly, dalle pagine di TPI precisa quanto riportato su altri quotidiani in merito alle sue esternazioni fatte a Milano a margine della presentazione di “Gourmet’s international srl”.
“La mia esternazione è stata: ‘io tifo per l’Italia e non per i partiti, in questo momento mi trovo paradossalmente a tifare per il fatto che un governo composto da partiti che non ho votato riesca a trovare delle buone soluzioni per il nostro paese’, questo è ciò che ho detto”.
Il succo della questione è che questi signori, che non ho votato, sono riusciti a prendere la maggioranza in parlamento, poi si sono accordati, e la democrazia prevede che siano loro a governare. Bene.
Di fronte alla loro voglia di governare, e al loro cosiddetto contrasto, il nostro dovere è quello di aspettare che ci propongano delle soluzioni, quindi non avere preconcetti, e dopo che ci racconteranno le vere soluzioni che hanno deciso, allora ciascuno di noi avrà il diritto di giudicare, ma trovo sbagliato pregiudicare, come è stato fatto in politica per tanti anni, anche nei confronti del Pd da parte loro.
Chiariamo, trovo che il governo Renzi e poi quello Gentiloni abbiano governato bene, e abbiano preso delle decisioni e messo in atto delle operazioni valide o abbastanza valide, in tutti i campi, specie in quello dei diritti civili, anche nell’agroalimentare, nel lavoro, hanno fronteggiato abbastanza bene una crisi generale.
L’errore commesso è stato in campagna elettorale di non riuscire a comunicare agli italiani le cose buone fatte. E hanno perso.
Certo, il Pd non è riuscito a comunicare agli elettori le cose buone fatte e non ha ottenuto voti, ha perso. Chi perde, come succede spesso a tutti, me compreso, ha il dovere di chiedersi dove ha sbagliato, da dove ripartire. Ho anche detto, però, che, siccome ha perso e si è dimesso, è un motivo per cui lo ammiro.
All’interno del Pd è necessario trovare una nuova leadership, per farlo è necessario smetterla di bisticciare all’interno del partito, cosa che succede da anni, e trovare una linea comune.
Quando loro proporranno veramente delle soluzioni e cesserà questo strascico di linguaggio elettorale, e tireranno fuori veramente delle soluzioni, ognuno di noi le giudicherà, ma non prima.
Ho uno sguardo attendista e non sono d’accordo su chi pregiudica che questo governo non sarà in grado di fare niente ancor prima di vedere cosa fa o non fa.
Hanno vinto le elezioni, hanno diritto di proporre delle soluzioni, parlo un linguaggio diverso della politica che ha assunto schemi di ragionamento che non hanno senso, io simpatizzo per l’Italia.
Se i Cinque Stelle dicono che vogliono eliminare dei vitalizi inutili, hanno ragione. Se dicono che bisogna dimezzare il numero dei parlamentari e gli stipendi, hanno ragione. Se dicono che bisogna fermare i lavori della TAV, una struttura indispensabile per crearci un futuro, dico che hanno torto ed è un errore. Non ho questo tipo di tifoseria per cui tutte le cose che dice un partito sono giuste o sbagliate.
Non lo so, è tutta la vita che appartengo a una certa area politica e continuo a pensarlo, tuttavia, ho usato sempre toni moderati e ho molti amici che la pensano diversamente da me. Trovo che pensarla diversamente in uno scenario politico non debba essere motivo di non frequentarsi.
Sono imprenditore, sono per le soluzioni. Spesso queste soluzioni non sono ideologiche ma di circostanza.
Ad esempio, sul tema dell’immigrazione e sul controllo dei flussi migratori, Salvini e Minniti dicono le stesse cose ma con linguaggi diversi e il grande lavoro fatto da Minniti è stato quello di tentare di limitare e regolare i flussi, la stessa cosa che dice Salvini e siamo d’accordo su questo.
Abbiamo davanti delle cose importanti da decidere: se il reddito di cittadinanza sarà adottato come una provvedimento di emergenza per tamponare un’area di povertà che esiste nel nostro paese, ma nel frattempo sarà fatta una grande politica di crescita sul lavoro in termini di opportunità, sono molto d’accordo, se invece sarà visto solo come una cosa strategica definitiva per sopperire alla mancanza di lavoro, allora sarò contrario.
Non posso giudicarlo, non lo conosco e non si fa. È stato fatto in maniera pregiudiziale per Renzi, noi dobbiamo dare il buon esempio.
Credo che presto smetteranno di utilizzare un linguaggio da campagna elettorale, se si va avanti a parlare con quei toni, gli italiani si stancheranno. Adesso sono state fatte delle promesse che vanno mantenute.
Io per quel poco che conto giudicherò sul mondo dell’impresa, sul mondo del lavoro, non dalla mia parte, ma dalla parte di tutti, dei lavoratori, dell’Italia.