Etna, lo sciame sismico non si arresta: oltre mille scosse in tre giorni
Etna, lo sciame sismico non si arresta. Scosse di terremoto in provincia di Catania si sono registrate per tutta la notte tra mercoledì 26 dicembre e giovedì 27 dicembre. L’ultima scossa di magnitudo 2.7 è stata registrata alle 7.15 nella zona di Adrano ad una profondità di 4 chilometri.
Negli ultimi tre giorni sono oltre mille le scosse, con un picco di 4.9 di magnitudo il 26 dicembre alle 3.19 che ha provocato diversi crolli, 28 feriti e 370 sfollati. Oltre 1.600 le richiesta i verifiche degli edifici.
“Abbiamo registrato 10 feriti che sono stati assistiti dal servizio di pronto soccorso” ha spiegato il capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, intervenendo a Radio anch’io, “e altre 18 persone che si sono recate spontaneamente all’ospedale di Acireale per medicazioni varie”. Ma “non ci sono feriti gravi”.
Per quanto riguarda i danni “abbiamo avuto 1.600 richieste di sopralluoghi da parte delle popolazione che risiede nei territori dello sciamo sismico” ha spiegato il capo della Protezione civile.
“Questa notte abbiamo ospitato circa 370 persone” ha poi comunicato Borelli in relazione agli sfollati: “323 negli alberghi e 45 in strutture scolastiche” mentre 37 persone che vivevano in strutture per anziani sono state spostate ad Acireale.
Intanto la Giunta di governo della Regione Siciliana ha deciso di dichiarare lo stato di calamità, inviato a Roma la richiesta della dichiarazione di emergenza, anche se – ha spiegato il presidente Nello Musumeci – “non dobbiamo agire sull’onda emotiva. Faremmo un grave errore se fosse così”.
La situazione è chiara e nota da tempo, ha spiegato il governatore: “La Sicilia è la regione più esposta d’Italia al rischio sismico” e, al tempo stesso, “la meno attrezzata dal punto di vista infrastrutturale”. L’80 per cento delle scuole “non è a norma” e lo stesso vale “per molti edifici strategici”.
“Siamo abituati” ha proseguito il governatore “a convivere con le scosse e anche con i danni agli edifici. Stiamo cercando di capire come si evolverà l’attività effusiva e sismica, oltre a interrogarci se i Comuni hanno il Piano di protezione civile. Insomma, se tutto è predisposto perché si possa affrontare e gestire al meglio una condizione di emergenza”.
“Gli sfollati? Speriamo possano tornare presto nelle loro case perché non si può vivere in un Palasport o in un albergo se non per alcuni giorni. Noi dobbiamo invece vigilare sulle infrastrutture, su quelle particolarmente sensibili come gli ospedali e le scuole. Sono questi i veri temi che devono fare riflettere tutti”.