La storia di Stefano, il vigile del fuoco morto a 50 anni mentre faceva il suo dovere. “Ma non chiamatelo eroe”
Stefano Colasanti aveva 50 anni. Il dolore dell'Unione sindacale di base: «Un pompiere è sempre in servizio. Ma ora il governo faccia silenzio»
Tra le vittime dell’esplosione del distributore di benzina in provincia di Rieti, lungo la via Salaria, c’è Stefano Colasanti, vigile del fuoco. Aveva 50 anni e in quel tragico momento non era in servizio.
Stefano Colasanti stava transitando lungo il chilometro 39 di via Salaria, nella zona di Borgo Quinzio, nel comune di Fara Sabina, a bordo di un mezzo dei vigili del fuoco da revisionare.
Ma quando ha visto le fiamme, come raccontano i suoi colleghi straziati dal dolore, Stefano non ci ha pensato un minuto: è sceso dal mezzo e si è messo a disposizione. “Prima gli altri, come sempre”.
Sindacalista della Uil, da tempo Stefano Colasanti era impegnato per difendere le condizioni in cui si trovava a lavorare. E come lui tutti i suoi colleghi.
Esplosione di Rieti | I vigili del fuoco tra le vittime
Come spesso accade in queste tragedie, è il Corpo nazionale dei vigili del fuoco a pagare il conto più salato. I numeri sono purtroppo ancora provvisori: al momento l’ultimo bilancio parla di 2 morti, tra cui Stefano Colasanti, e 17 feriti. Di questi tre sarebbero in gravi condizioni.
A causare l’esplosone un travaso di gpl da un’autocisterna che si è trasformato “in un inferno di fiamme, esplosioni e morte”, nel distributore IP al km 39 della Salaria, a Borgo Quinzio, nel comune di Fara Sabina.
Il tributo più pesante, come detto, lo hanno pagato i vigili del fuoco, presenti sul posto prima della deflagrazione.
Sette di loro, cinque del distaccamento di Rieti Poggio Mirteto e due del distaccamento di Roma Montelibretti, sono stati travolti da una violentissima esplosione che ha scagliato l’autobotte a decine di metri di distanza, così come l’autocisterna che ha causato l’inizio della tragedia.
Sei, secondo quanto si apprende, sono ricoverati negli ospedali di Rieti e Roma. Stefano Colasanti, 50 anni, una figlia, vigile del fuoco da 21 anni, sindacalista Uil, non ce l’ha fatta.
Esplosione di Rieti | La rabbia dei vigili del fuoco dell’Usb
“La sua fine deve far riflettere tutti sulla pericolosità del nostro mestiere” è la denuncia dell’Unione sindacale di base. Soprattutto oggi che i riflettori si sono accesi nuovamente sui vigili del fuoco.
“Ci piacerebbe che rimanessero accesi anche quando ricordiamo ai governi che, per quanto sembri un controsenso a chiunque, i vigili del fuoco operano senza copertura Inail. Così, per dirne una.”
Di tutto il resto, però, i colleghi di Stefano non vogliono parlare. Si limitano a questo sfogo, “ben conosciuto ai nostri governanti. Non stiamo dicendo niente di nuovo” spiegano dall’Usb.
Ora “rimane il dolore immenso, per Stefano, per i suoi familiari, per i colleghi feriti”. Da qui l’appello: “Signori ministri, signori della politica, non chiamatelo eroe solo per scaricarvi la coscienza. Chiamate Stefano per quello che era: un vigile del fuoco, nonostante tutto, nonostante tutti voi”.