Non chiedo soldi ma fiducia per il mio papà: l’esperimento sociale del giovane mendicante
In Italia un milione di bambini vivono in condizioni di povertà assoluta. Il video mira a sensibilizzare l'opinione pubblica in modo diverso sul tema della disoccupazione
In una mattinata assolata di luglio, Stefano, con il suo zaino in spalla raggiunge la stazione centrale di Milano, si siede in un angolo e tira fuori un cartello.
Dopo qualche minuto, alcuni passanti che transitano nello spiazzo intorno alla stazione Cadorna notano quel bambino accovacciato in un angolo.
Una donna si avvicina e come gesto immediato tira fuori il suo borsello e porge una moneta al bambino, il quale rifiuta precisando che non vuole né soldi, né tanto meno cibo.
Un’altra passante si avvicina poco dopo e gli domanda a quale nazionalità appartenga. Stefano risponde di essere italiano. Un altro gruppo di ragazze si ferma per depositare qualche moneta, ma anche in quel caso la risposta è la medesima. Nel momento in cui il bambino rifiuta i soldi, una di loro risponde con una punta di fastidio: “Se non ti do soldi, allora cosa ti posso dare?”.
Quello che Stefano chiede è ben diverso, così come recita anche la scritta sul cartone: “Non darmi soldi. Dai fiducia al mio papà”.
Ma gli italiani sono disposti a fare qualcosa di diverso, intangibile eppure così fondamentale come donare fiducia? A questa domanda ha cercato di rispondere il primo esperimento sociale in Italia sul tema della povertà e della disoccupazione realizzato dall’associazione no-profit – Fondazione L’Albero della Vita onlus – che ha dato il via alla campagna di sensibilizzazione #iodonofiducia.
Nel nostro paese, secondo l’ultimo rapporto Istat del 2015, oltre un milione di bambini vivono in condizioni di povertà assoluta: un minore su dieci. Mentre resta invariata la percentuale dell’incidenza della povertà assoluta e di quella relativa sul sistema-Italia, cresce ancora il numero di chi è colpito da una condizione di povertà assoluta: 4,1 milioni di persone nel 2014 passano a 4,6 milioni nel 2015 (il dato più alto dal 2005 ad oggi).
Su loro pesano come un macigno le disuguaglianze economiche e sociali, impedendo loro di vivere con dignità e, di conseguenza, di garantire una vita piena e serena ai loro figli.
Non è un caso, infatti, che siano proprio le famiglie numerose quelle maggiormente colpite dalla povertà: nuclei in cui molto spesso i genitori hanno tra i 45 e i 54 anni, svolgono un lavoro molto umile o, nei casi più gravi, lo hanno perso e non riescono a trovarne un altro.
L’Idea dell’esperimento sociale è nata principalmente dalla consapevolezza di un aumento sempre più preoccupante del numero di bambini che vivono al di sotto della soglia di povertà, e parallelamente dalla volontà di combattere la povertà in maniera differente rispetto al tradizionale approccio assistenzialistico.
Questo progetto vuole mostrare che per uscire dalla povertà e dalla situazione di disagio che essa comporta occorre ricominciare ad avere e soprattutto ricevere fiducia: per ritrovare speranza e ricominciare a credere nel rapporto con gli altri, per uscire dall’incertezza economica e dal disagio sociale, per trovare un lavoro dopo averlo perso.
“La povertà colpisce i bambini più degli adulti. Li colpisce oggi e porta la sua ombra verso il futuro, limitando le aspirazioni dei più piccoli quanto dei più grandi. Per combatterla occorre sostenere i genitori nel disegnare un futuro diverso per sé stessi e per i propri figli, offrendo loro opportunità di salute, di educazione e di socializzazione”; ha dichiarato Ivano Abbruzzi presidente della Fondazione.
Donare fiducia significa allora consentire a chi ha perso tutto di riappropriarsi in primo luogo dei propri valori. Ecco perché anche solo un piccolo gesto può servire a creare un’opportunità dalla quale far iniziare il cambiamento.
(Qui sotto il video)