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“L’eroina, i furti, le escort, le siringhe, i viaggi a Scampia: la mia vita come Gomorra”

Immagine di copertina

Diego, 27 anni, oggi è un ospite della comunità terapeutica di Palombara Sabina, in provincia di Roma. Quella di Palombara è una comunità molto piccola, incastonata nel verde, circondata da uliveti. Il verde domina il paesaggio, la città e i problemi sembrano molto lontani. C’è quiete, silenzio. E tempo.

Diego sta seguendo un percorso di recupero per liberarsi dalla tossicodipendenza. Una vita regalata alle droghe già da quando aveva solo 14 anni.

Diegoè un ragazzo intelligente, sensibile e ora sta riscoprendo la sua vera personalità. Quella che non ha mai potuto conoscere perché inquinata dall’effetto delle sostanze. Una storia come tante: un ragazzo di buona famiglia, con i genitori che “non fumano nemmeno le sigarette”, la piccola città, il desiderio di sentirsi grande senza scegliere davvero il proprio futuro, abbandonandosi al corso degli eventi, alle amicizie sbagliate, allo sballo senza obblighi. Diegovuole ricominciare e a TPI racconta la sua storia:

A che età hai iniziato a fare uso di sostanze?

A 14 anni con le canne, me le sono sempre fatto fino a poco prima di entrare in comunità. A 16 con la cocaina.

Cocaina, cocaina e poi a 18 anni ho aggiunto pure l’eroina.

Quando mi facevo solo cocaina e canne mi sentivo tutto figo, delinquente e drogato ma di alta società. L’eroina la vedi solo per quelli che stanno in mezzo alla strada come negli anni Settanta.

Dove e come recuperavi la droga?

C’erano questi ragazzi che facevo i viaggi a Napoli.

In quali quartieri?

Scampia, alla Sanità andavamo a prendere il crack. L’eroina o ai puffi o alle vele.

Quando hai provato l’eroina per la prima volta?

Era Capodanno, io dovevo stare a casa con i miei genitori per cui dissi agli amici che stavano andando a rifornirsi a Napoli di fare loro. Tornarono con l’eroina. Mi chiesi: “e ora che faccio”. Decisi di farmi questa fumata, solo per quella volta.

Mi resi conto che l’eroina è proprio diversa. Il primo tiro sentii il calore che mi saliva addosso. Diventi un supereroe. Provai quel giorno l’eroina e mi dissi che non l’avrei più fatto. Invece dopo 15 giorni ho iniziato a farla prima due giorni di seguito e poi tutta la settimana.

Come la trovavi?

Facevo sempre i viaggi a Napoli. Ero al quarto anno del liceo scientifico, il primo mese di scuola sono andato un giorno sì e uno no. Quando non andavo a scuola gli amici venivano a prendermi e partivamo. Chiaramente servivano i soldi, quindi se ne compravo 50 euro, 30 me li tenevo e 20 li spacciavo.

Questa è la situazione: inizi a spacciare, a fare il consumatore e lo spacciatore.

Rubavi i soldi a casa?

Sì, rubavo i soldi a casa, le solite cose. Anche l’oro che poi rivendevo al “compro oro” senza carta di identità.

I miei genitori cominciavano a vedere in me una trasformazione. Il preside chiamo i miei genitori. Avevo una nota per cui non potevo uscire solo dalla classe, per andare al bagno dovevo essere accompagnato dal bidello, perché spacciavo.

Al sert ci sei andato da solo?

Sì, ci sono andato perché per un periodo procurarsi la droga era diventato più difficile: a Scampia c’erano problemi, non ricordo se c’era stata la seconda o la terza guerra tra clan ed era piena di Carabinieri e militari. Per cui per una settimana intera stavo senza roba.

Automaticamente mi sono iscritto al sert, lì prendevo il Suboxone, così stavo tranquillo per l’astinenza.

Non avevi paura quando andavi a Scampia?

La prima volta sì. Andavo sempre con amici che conoscevano già. Poi la cosa si è evoluta. A me piaceva sia fare uso di sostanze che fare lo spacciatore.

Come Gomorra?

Sì, come i film. Vedi tutti i trapper che ci sono ora? Che si vantano, si mostrano che fumano e sperperano i soldi? Ecco, per i ragazzini di oggi sarà ancora peggio.

Io sono di buona famiglia, come il resto dei miei amici. Più hai soldi più è peggio.

Però non è solo una questione di soldi.

È volersi sentire fighi. Hai presente i film americani, le gang? Cresci con il desiderio di uscire la sera, sperperare i soldi. A 15 anni vedevo la persona di 30 che faceva lo spacciatore di più alto livello e invece di pensare di andare a studiare all’università, pensavo che volevo diventare come lui.

E i tuoi genitori?

Mi sono sempre stati addosso. Non mi hanno mai lasciato perdere. Non come qualche mio amico che a un certo punto la famiglia ha lasciato perdere.

Ma ho davvero esagerato.

Cioè, quanto arrivavi a fartene?

Mi facevo sei grammi al giorno di cocaina e anche il metadone. Un’altra moda di adesso è quella di farsi anche il metadone. Di eroina 3-4 grammi al giorno pure me li facevo.

Io mi drogavo tutto il giorno. Sinceramente negli ultimi anni i soldi se ne andavano pure con le ragazze.

Ragazze?

Escort.

A Potenza o fuori?

A Potenza. Stavo a casa loro, mi drogavo a casa loro. Se trovavo la ragazza che si drogava pure lei andavo a casa sua e mi drogavo soltanto, senza fare niente.

Con gli amici abbiamo pensato anche al suicidio. Quando eravamo tutti strafatti. Riempivamo le siringhe e dicevamo: “almeno se dobbiamo morire, lo facciamo così e basta”.

Ora cosa vuoi dalla vita?

Voglio ricominciare. Mi sono perso molti anni di vita. Non conosco la mia vera personalità. Non so Diego com’è senza le droghe. Che carattere ha, che passioni ha. Prima facevo sport, ero portato. Amo gli animali, facevo le mostre dei cani, ma so che prima di riaverne uno, devo stare bene.

Mi dispiace aver distrutto i miei genitori. Tante persone hanno provato a starmi vicino ma era impossibile parlarmi. Dovevo capirlo da solo. Un giorno mi sono guardato e mi sono visto “tossico”.

Qui in comunità non è sempre facile, il tempo è dilatato ma ci sono tante attività che posso fare e analizzarmi bene. Mi fa sorridere che curo l’orto, taglio l’erba e le piante, mentre a casa non facevo nulla. Mia madre mi ha già detto che ora che torno sarò io a curare il prato.

L’eroina e altre dipendenze: il lavoro delle comunità Dianova

Nata in Italia nel 1984, Dianova è una Onlus che sviluppa programmi e progetti innovativi negli ambiti del trattamento della tossicodipendenza e del disagio giovanile.

Dianova gestisce 5 Comunità Terapeutiche Residenziali e 5 Centri di Ascolto nelle regioni Lombardia, Marche, Lazio e Sardegna. Nel Lazio è inoltre presente un gruppo appartamento per minori. Tutte le strutture sono accreditate e convenzionate con gli enti di riferimento.

Le comunità Dianova si occupano di riabilitazione e cura delle dipendenze e dell’alcolismo fornendo risposte ed interventi ai singoli, alle famiglie e alle istituzioni. I percorsi terapeutici e riabilitativi sono articolati ed integrati sulla base delle necessità e dei bisogni.

La grandezza dei centri varia le cinque comunità sono distribuite su tutto il territorio italiano.

A Palombara Sabina (Roma)  la comunità accoglie 18 persone, uomini e donne, in un percorso la cui durata varia in base alle esigenze dell’ospite.

Attorno alla comunità ruota il lavoro di tanti operatori e psicologi che seguono il percorso personale di ogni ospite.

Massimo ci ha raccontato delle difficoltà di portare avanti un progetto simile in una regione come il Lazio, dove la burocrazia frena i tanti buoni propositi e il numero dei posti dei centri non è adeguato alle reali necessità della società.

Le altre comunità sono:

La comunità Terapeutica di Cozzo in provincia di Pavia
La comunità Terapeutica di Garbagnate Milanese in provincia di Milano
La comunità Terapeutica di Montefiore dell’Aso in provincia di Ascoli Piceno
La comunità Terapeutica di Ortacesus in provincia di Cagliari

Dianova basa la sua azione sulla convinzione che, con l’aiuto adeguato, ogni persona può trovare in se stessa le risorse necessarie per il proprio sviluppo personale e l’integrazione sociale.

Come tutte le onlus, Dianova per sostenere e realizzare i propri progetti ha bisogno anche dell’aiuto che le persone possono dare. A questo link è possibile sostenere le attività e i progetti.

In occasione della Giornata Internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga, che si celebrerà mercoledì 26 giugno, Dianova ha organizzato una campagna che si concluderà a fine mese e sui social network sarà possibile sostenerla utilizzando l’hashtag #CambiaLaSostanza.

Lo slogan scelto è il gioco di parole “Cambia la ‘sostanza’: ‘dipende’ anche da te!” per ricordare che ognuno può essere promotore di un cambiamento, sia a livello personale che collettivo

“ASL di Roma chiede ai nostri medici di negare il metadone ai tossicodipendenti: pericolo aumento casi overdose”. La denuncia di Villa Maraini

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