Ecco perché i lavoratori di Alitalia hanno proclamato lo sciopero
Il 23 febbraio la compagnia ha cancellato il 60 per cento dei voli. Piloti, assistenti di volo e personale di terra chiedono certezze su contratti e piano industriale
Per far fronte allo sciopero di piloti, assistenti di volo e personale di terra, il 23 febbraio Alitalia ha sospeso il 60 per centro dei voli programmati, sia nazionali che internazionali, e attivato un piano straordinario che ha permesso di riproteggere oltre il 90 per cento dei passeggeri intressati.
Lo sciopero, confermato il 22 febbraio, è stato proclamato dalle sigle sindacali di categoria, Usb e Cub Trasporti, dalle associazioni professionali Anpac e Anpav, e dai sindacati confederali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-Ta. Nel dettaglio, piloti e assistenti di volo incrociano le braccia per l’intera giornata ad eccezione delle fasce garantite, mentre lo sciopero dei sindacati confederali del trasporto aereo, che coinvolgerà anche personale di terra e compagnie straniere, è stato fissato dalle 14 alle 18.
Lo sciopero, spiega in una nota la Filt-Cgil, “è stato proclamato per protestare contro la situazione di crisi di Alitalia, con l’assenza di un piano industriale e la volontà, ancora in atto, di passare dal contratto nazionale ad un regolamento aziendale che rappresenta un fatto senza precedenti e di una gravità assoluta”.
Il contratto nazionale di lavoro è scaduto il 31 dicembre 2016, ed è proprio il passaggio al regolamento aziendale, che Alitalia vorrebbe applicare dal primo marzo, il nodo della protesta su cui, finora, si è incagliata la trattativa tra le parti sociali.
Il 22 febbraio, le sigle di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno deciso di disertare l’incontro per riprendere il confronto interrotto due settimane prima, chiedendo, prima di tornare al tavolo, di rimuovere il tema del regolamento aziendale.
Intanto, resta alto il pressing del Governo, con il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda che chiede di evitare “iniziative unilaterali” e auspica che si torni a “un modo di lavorare più armonico tra azienda e sindacato, e soprattutto a un confronto”.
Nata dalle ceneri della vecchia compagnia di bandiera italiana, fallita nel 2014 dopo cinque anni di crisi, Alitalia ha iniziato la propria attività a gennaio del 2015, finanziata al 51 per centro da una cordata di imprenditori italiani (Cai) e al 49 per cento dalla compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti Etihad.
Nonostante la privatizzazione, secondo stime non ufficiali circolate su alcuni quotidiani, la compagnia avrebbe chiuso il 2016 con una perdita di circa 400 milioni, con un ritmo di più di un milione di euro al giorno. Ulteriori debiti sarebbero stati accumulati dall’inizio del 2017.
Il 12 gennaio, parando del piano industriale che stanno elaborando gli azionisti di Alitalia, il ministro Carlo Calenda ha ammesso che l’azienda è stata gestita “oggettivamente male”. “È inaccettabile che una gestione non buona venga ribaltata sui lavoratori”, ha aggiunto il ministro. Preoccupazione è stata espressa anche dal titolare dei Trasporti, Graziano Delrio.
Il piano industriale dovrebbe essere illustrato al governo entro la prima settimana di marzo. I sindacati dei lavoratori temono più di mille tagli del personale, tra licenziamenti, prepensionamenti ed esternalizzazioni, cioè trasferimenti ad altre società del gruppo.
Sul sito di Alitalia è possibile consultare la lista dei voli cancellati per il 23 febbraio.
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