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Decreto Pillon, Di Maio: “Questa legge così non va. La modificheremo”

Immagine di copertina
Credit: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images

Intervistato da Elle, il vicepremier ha sottolineato che la proposta di legge del senatore leghista sull'affido condiviso deve essere modificata e che non "è nei programmi di approvazione dei prossimi mesi"

Il vicepremier Luigi Di Maio, intervistato da Corrado Formigli su Elle, critica il decreto sull’affido condiviso proposto dal senatore Pillon. “Questa legge non è nei programmi di approvazione dei prossimi mesi perché così non va. La modificheremo”, ha detto il ministro a pochi giorni dalla manifestazione, prevista venerdì 9 novembre 2018 in oltre 60 città italiane, per protestare contro il disegno di legge del senatore leghista.

Cosa prevede il decreto Pillon – Il disegno di legge a prima firma Pillon è arrivato in commissione Giustizia del Senato lo scorso 10 settembre 2018.

Il senatore leghista e organizzatore del Family Day, noto per le sue prese di posizione contro le unioni civili e l’aborto, ha difeso il disegno di legge, che era stato ampiamente criticato da più parti, sostenendo che non è vero che sia maschilista ma che ha l’obiettivo di diminuire la conflittualità tra i genitori e consentire ai bambini di stare con padre o madre per tutto il tempo che vogliono.

Il ddl punta tra le altre cose a prevedere come obbligatoria per le coppie con figli la mediazione al fine di aiutarle a trovare un accordo nell’interesse dei minori.

Uno dei temi centrali è infatti quello del tempo trascorso con i genitori: “Indipendentemente dai rapporti intercorrenti tra i due genitori, il figlio minore, nel proprio esclusivo interesse morale e materiale, ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con il padre e con la madre, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambe le figure genitoriali, con paritetica assunzione di responsabilità e di impegni e con pari opportunità. Ha anche il diritto di trascorrere con ciascuno dei genitori tempi paritetici o equipollenti, salvi i casi di impossibilità materiale”, si legge all’articolo 11.

Il giudice deve assicurare il diritto del minore di trascorrere “tempi paritetici in ragione della metà del proprio tempo, compresi i pernottamenti, con ciascuno dei genitori. Salvo diverso accordo tra le parti, deve in ogni caso essere garantita alla prole la permanenza di non meno di dodici giorni al mese, compresi i pernottamenti, presso il padre e presso la madre”, si legge ancora.

Il ddl Pillon si propone inoltre di contrastare il fenomeno dell’alienazione genitoriale: “Nelle situazioni di crisi familiare il diritto del minore ad avere entrambi i genitori finisce frequentemente violato con la concreta esclusione di uno dei genitori (il più delle volte il padre) dalla vita dei figli e con il contestuale eccessivo rafforzamento del ruolo dell’altro genitore”, si legge all’articolo 12.

Sparirebbe inoltre la cifra forfettaria stabilita automaticamente, sostituita da un assegno calcolato ad hoc sui figli e sul progetto che i genitori hanno su di loro. La cifra stabilita sarà poi divisa equamente tra i genitori, in base a quanto guadagnano.

Se una donna è priva di reddito, tutte le spese toccheranno al padre, che però non darà un assegno forfettario, ma pagherà direttamente le spese vive, o pagherà una cifra a fronte di fattura.

Una delle critiche più accese riguarda il fatto che tale ddl di fatto sarebbe un disincentivo per le donne che subiscono violenza a chiedere la separazione.

“In caso di violenza domestica non ci può essere affido condiviso. Ma le dico di più: vogliamo punire tanto la violenza quanto le false accuse di violenza”, spiega Pillon in un’intervista a Vanity Fair, riferendosi a quelle accuse che lui definisce strumentali, “usate come minaccia per ottenere la custodia del figlio e alienarlo dal partner”

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