Niente applausi: Di Battista in tv se la prende con il pubblico | VIDEO
Niente applausi per Alessandro Di Battista al termine di un suo intervento polemico in studio a Di Martedì, la trasmissione de La 7 condotta da Giovanni Floris.
Così il leader “movimentata” dei 5 stelle se la prende con il pubblico: “Che fate questa sera” domanda in maniera stizzita Di Battista, “non ve le hanno date queste?”.
Lo sguardo diretto verso le persone presenti in studio. Gli applausi sono ‘mosci’ e la cosa lo innervosisce.
Così Giovanni Floris non perde l’occasione per sottolineare il gesto polemico e le parole bisbigliate: “Se vuole ne chiamiamo altri”. Il riferimento, ovviamente, è alla claque 5 stelle poco ‘fomentata’ dalle parole del suo leader.
Ovviamente il caso è subito rimbalzato in rete, con decine di tweet di chi nota un Di Battista “completamente in confusione” che “si è girato verso il pubblico per lamentarsi per la mancanza di applausi”.
Di Battista ha poi provato a sparigliare, come suo solito, sui due temi del giorno: elezioni in Abruzzo e Tav.
Sulle prime ha sottolineato, per motivare la “non sconfitta”, che “il Movimento 5 stelle non ha mai vinto in elezioni regionali”
Ma è sulla Tav, suo storico cavallo di battaglia, che Di Battista si scalda. Al centro la differenza di vedute tra Movimento 5 stelle e Lega: “Quella di Salvini”, tuona ‘Dibba’, “è una posizione ideologica. Sono sicuro che il presidente Conte sarà in grado di convincerlo e dare lo stop all’opera”.
Quindi, ammette – tornando sulla campagna elettorale abruzzese -: “In campagna elettorale l’ho volutamente provocato”. La carta usata: “Se torna con Berlusconi perde milioni di voti”.
Secondo l’analisi costi-benefici sulla linea alta velocità Torino-Lione, il progetto sarebbe un “enorme spreco di soldi pubblici. I costi superano i benefici di una cifra compresa tra i 7 e gli 8 miliardi”.
La commissione di esperti guidata dal professor Marco Ponti ha infatti rivelato che ci sarebbe una sproporzione di costi di almeno 5,7 miliardi rispetto ai benefici e vi è il rischio che il divario arrivi a toccare gli 8 miliardi.