La deputata 5 Stelle che vive in una casa popolare perché non ha comunicato il raddoppio dello stipendio
L'Atc ha chiesto alla deputata di saldare gli arretrati, pari a circa mille euro, e le ha comunicato un aumento del canone a 180 euro
La deputata in quota 5 Stelle Celeste D’Arrando, eletta alla Camera al collegio uninominale di Collegno, è finita al centro delle polemiche perché continua a vivere in una casa popolare e a pagare un affitto basso nonostante l’aumento di stipendio derivante dal suo nuovo lavoro.
Il caso è scoppiato dopo che la D’Arrando ha ricevuto una diffida dall’Agenzia della casa di Torino (Atc), che ha scoperto che la deputata non aveva comunicato la variazione del reddito.
La deputata quindi è accusata di non aver informato l’Agenzia Territoriale per la casa di Torino di una mutata situazione reddituale che si riferisce agli anni 2016 e 2017.
Il reddito dichiarato da Celeste D’Arrando fino al 2017 era pari a 7500 euro, ma la situazione patrimoniale è cambiata dopo la sua elezione in Parlamento il 4 marzo 2018. Da quel momento infatti il suo reddito è quasi raddoppiato e avrebbe dovuto segnalare tale variazione all’Atc, cosa che invece non ha fatto.
Adesso l’Azienda le chiede di saldare gli arretrati, pari a circa mille euro, e le ha comunicato un aumento del canone a 180 euro: prima di entrare in Parlamento l’affitto per la 33enne era di 115 euro al mese.
“Vivo ancora con mia madre e mia sorella, ma sto già cercando un altro alloggio”, ha dichiarato al Corriere della Sera la deputata, che ha fatto sapere che provvederà al pagamento degli arretrati
La colpa però, ha spiegato ancora la D’Arrando, è dell’Atc: “Ogni due anni l’ente esegue un censimento socio-economico dei nuclei assegnatari delle case popolari per verificare se esistono ancora i requisiti per la permanenza nell’alloggio e per aggiornare i canoni di locazione”.
“Censimento che abbiamo regolarmente fatto nel 2016 e che aspettavamo di fare anche nel 2018, proprio per comunicare anche la mia variazione di reddito in virtù del mio nuovo ruolo dopo le elezioni del 4 marzo 2018. Censimento che però non è stato ancora effettuato dall’Agenzia”.
La difesa della pentastellata però non sembra reggere: l’articolo 7 del Regolamento attuativo della legge regionale numero 3, che in Piemonte regola l’assegnazione delle case popolari prevede tutt’altro.
“L’assegnatario”, si legge, “è tenuto a comunicare all’ente gestore ogni incremento della propria situazione economica, anche al fine di consentire, a decorrere dal mese successivo a quello dell’avvenuta variazione, l’adeguamento del canone di locazione”.