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Home » News

Governo, il Decreto Dignità è legge dopo l’approvazione del Senato

Immagine di copertina

Il provvedimento era stato approvato alla Camera il 3 agosto e aveva subito alcune modifiche rispetto al testo varato dal governo

Oggi, 7 agosto 2018, l’Aula del Senato ha approvato con 155 voti favorevoli, 125 contrari e 1 astenuto il Decreto Dignità.

Il  provvedimento è stato quindi convertito in legge.

Il decreto, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso luglio, è stato proposto dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.

Il documento prevede norme sul lavoro, le imprese e il gioco d’azzardo. Vengono introdotte sanzioni per chi delocalizza dopo aver ricevuto contributi pubblici, ci sono misure di contrasto alla precarietà e si sancisce il divieto di pubblicità per i giochi e le scommesse.

Nel passaggio alla Camera il testo varato dal governo ha subito alcune modifiche e integrazioni: principalmente, sono stati estesi i bonus per le assunzioni stabili, sono state introdotte ulteriori misure contro il gioco d’azzardo ed è stata prevista la reintroduzione dei voucher nel settore turistico.

Ecco cosa prevede il Decreto Dignità

Delocalizzazioni

Nel provvedimento sono previste sanzioni per chi delocalizza. In particolare, se un’impresa ha beneficiato di sostegno pubblico non potrà trasferire all’estero la propria attività per i successivi cinque anni, pena una multa da 2 a 4 volte il beneficio avuto.

La stretta riguarda chi delocalizza in paesi extraeuropei, mentre è in dubio l’applicazione della norma ai trasferimenti all’interno del territorio dell’Unione europea.

Il beneficio pubblico, inoltre, andrà restituito con gli interessi maggiorati fino a 4 punti percentuali.

Lotta al precariato

Vengono riviste le norme sui contratti a tempo determinato: non si potranno avere più di quattro proroghe, con un limite di durata massima non superiore ai 24 mesi.

La misura si applica anche ai contratti di somministrazione a tempo determinato, compresi i contratti attualmente in essere.

Inoltre, il provvedimento punta a incentivare le assunzioni stabili, attraverso l’aumento dello 0,5 per cento del contributo addizionale rispetto all’1,4 per cento che già è a carico del datore di lavoro e che finanzia la Naspi.

Per i rinnovi di contratti oltre i 12 mesi tornano le causali: temporanee e oggettive o per esigenze sostitutive, connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria, per picchi e attività stagionali.

Licenziamenti

Il provvedimento mira anche a contrastare i cosiddetti licenziamenti selvaggi.

È previsto un incremento del 50 per cento dell’indennizzo che spetta ai lavoratori licenziati senza giusta causa, che potrà così arrivare fino a 36 mensilità.

Gioco d’azzardo

Il Decreto Dignità vieta la pubblicità di giochi o scommesse con vincite in denaro. L’obiettivo è “contrastare il grave fenomeno della ludopatia”.

La misura non si applica ai contratti in essere e alle lotterie a estrazione in differita, come la Lotteria Italia. Inoltre, sono esclusi dal divieto “i loghi sul gioco sicuro e responsabile dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli”.

In caso di violazione sono previste sanzioni pari al 5 per cento del valore del contratto di pubblicità ma con un minimo di 50mila euro.

Pacchetto Fisco

Il decreto del governo prevede anche alcune norme che mirano alla semplificazione fiscale.

Nel comunicato diffuso al termine del Consiglio dei ministri si citano la riduzione del redditometro (come misura di contrasto all’economia sommersa) e il rinvio della scadenza per l’invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (spesometro).

Inoltre per i professionisti che operano con la pubblica amministrazione è abolito lo split payment, ossia quel meccanismo che prevede che il privato incassi dalla Pa quanto dovuto per il servizio reso al netto dell’Iva e che sia poi la stessa Pa a versare l’Iva a debito sull’operazione.

Insegnanti

Nel provvedimento è contenuta anche una misura che riguarda gli insegnanti.

È prevista una proroga di 120 giorni su quello che doveva essere il licenziamento causato dalla sentenza del Consiglio di Stato. Il governo ha in pratica voluto prendere tempo per risolvere il problema, che riguarda decine di migliaia di docenti.

Decreto dignità: le novità introdotte alla Camera

Bonus assunzioni esteso per under 35

Il bonus per le assunzioni di under 35, che dal prossimo anno sarebbe scattato solo per assunzioni di under 30, sarà esteso anche al 2019 e al 2020.

L’esonero del 50 per cento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro è riconosciuto per massimo 3 anni e con un tetto di 3mila euro su base annua. Le coperture arriveranno dall’aumento del prelievo erariale unico sugli apparecchi da gioco a partire dal 2019. La misura costa circa 300 milioni di euro nel triennio 2019-2021 e sale complessivamente a 600 milioni fino al 2024.

No aggravi per colf e badanti

Gli aumenti contributivi dello 0,5 per cento per i rinnovi dei contratti a termine non si applicheranno ai contratti di colf e badanti.

“Nuoce alla salute” anche sui Gratta e vinci

La scritta “nuoce alla salute” apparirà ora anche sui Gratta e vinci, così come già accade oggi con i pacchetti di sigarette. Non solo: dovranno essere presenti messaggi sui rischi legati al gioco d’azzardo tali “da coprire almeno il 20 per cento” della superficie dei tagliandi “su entrambi i lati”.

Azzardo, sanzioni più severe per chi viola il divieto di pubblicità

Inasprite le multe per chi non rispetta le norme sul divieto di pubblicità di giochi d’azzardo e scommesse. Le sanzioni passano dal 5 al 20 per cento del valore della sponsorizzazione (che comunque al minimo ammontano a 50mila euro).

Tessera sanitaria per slot

Sarà obbligatorio usare la tessera sanitaria per poter accedere alle slot e agli apparecchi da gioco in modo da impedire l’accesso dei minori. Dal primo gennaio 2020 gli apparecchi privi di meccanismi idonei a impedire l’accesso ai giochi ai minori dovranno essere rimossi e la violazione sarà punita con sanzioni pari a 10mila euro per ciascun apparecchio.

Via lo spesometro sui prodotti agricoli

Viene eliminato lo spesometro per i produttori agricoli assoggettati a regime Iva agevolato. La norma si rivolge ai produttori agricoli che hanno realizzato, o in caso di inizio di attività prevedono di realizzare, un volume d’affari non superiore a 7mila euro, e che sono esonerati dal versamento dell’Iva e da tutti gli obblighi documentali e contabili.

• È una mamma di 35 anni la prima vittima del Decreto dignità. Leggi

Decreto dignità, cosa cambia per i contratti a termine

Il decreto Dignità del governo Conte ha quattro obiettivi: quello principale è la lotta al precariato, cui si affiancano la lotta alla delocalizzazione delle imprese, il contrasto alla ludopatia e la semplificazione per imprese e contribuenti (qui cosa prevede nel dettaglio).

La guerra dichiarata al precariato rimane però il cuore del provvedimento, come si evince anche dallo slogan scelto dal governo per presentare il decreto alla conferenza stampa che si è svolta oggi, martedì 3 luglio, a palazzo Chigi:”Le persone tornano ad essere persone”.

Il premier Giuseppe Conte ha presentato ufficialmente il decreto Dignità insieme al ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, la cui partecipazione vuole dare l’idea di compattezza e tenuta della coalizione di governo Lega-M5s.

Tutti d’accordo dunque nella lotta al precariato. Ma cosa cambia davvero per i contratti a termine con questo decreto?

Iniziamo analizzando i punti messi in rilievo dal governo:

  • I contratti a termine avranno una durata inferiore. Adesso infatti possono arrivare a 36 mesi, mentre con il decreto dureranno 12 mesi senza causale, oppure fino a24 mesi indicando una causale. Le causali possono essere: esigenze temporanee e oggettive, connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, o relative a picchi di attività stagionali.
  • Ricorrere a un contratto a termine diventa più costoso per le imprese. Ogni rinnovo a partire dal secondo avrà infatti un costo contributivo crescente dello 0,5 per cento.
  • I contratti a termine potranno essere prorogati al massimo 4 volte e non 5 (sempre entro la durata massima di 24 mesi).
  • Le misure sui contratti a termine si estendono anche ai lavoratori interinali.
  • In caso di licenziamento senza giusta causa, è previsto un incremento del 50 per cento dell’indennizzo, che potrà così arrivare fino a 36 mensilità.

Il governo riassume così il contenuto del decreto: “più tutele per i lavoratori senza penalizzare gli imprenditori onesti”. Ma è davvero quello che comporterà questo nuovo provvedimento?

In proposito sono stati espressi vari dubbi, in primis da Confindustria. Secondo l’associazione degli imprenditori, le nuove regole saranno poco utili rispetto all’obiettivo del contrasto alla precarietà.

Il risultato, secondo Confindustria, sarà di avere meno lavoro.

I contratti a tempo determinato, infatti, vengono resi più costosi, così come il licenziamento, mentre non viene fornito alcun incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato.

C’è il rischio che le imprese scelgano di avvicendare con più frequenza i lavoratori a termine con contratti di massimo 12 mesi, per evitare le causali.

Durante la conferenza stampa, il premier Conte ha voluto escludere che il governo abbia adottato questo provvedimento per andare contro le imprese.

“Ovviamente questo governo non è in contrasto con le attività imprenditoriali”, ha detto a palazzo Chigi. “Adotteremo misure per incentivare l’attività imprenditoriale e per favorire la crescita”, ha aggiunto.

Un altro punto controverso riguarda proprio la reintroduzione delle causali, che erano state eliminate dal Jobs Act.

Come si può dimostrare l’effettiva presenza di una ragione oggettiva che giustifichi la necessità di assumere un lavoratore a tempo determinato, soprattutto per le imprese di dimensione maggiore?

L’abolizione delle causali aveva portato a una diminuzione delle controversie giudiziarie. Ora si teme che queste possano tornare ad aumentare. Se il giudice non ritiene legittima la causale, infatti, l’azienda è costretta ad assumere il lavoratore a tempo indeterminato.

Infine, una critica che viene mossa dai commentatori a questo provvedimento è il fatto che si sia fatto ricorso alla decretazione d’urgenza: non si tratta di una legge approvata dal parlamento, ma di un decreto del governo che entra immediatamente in vigore e che le Camere devono approvare entro 60 giorni. Questo strumento – secondo la Costituzione – dovrebbe essere utilizzato solo in casi di necessità e urgenza.

Non c’è stata, inoltre, prima di emanare il decreto una vera e propria consultazione del governo con sindacati e associazioni di imprese. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha detto in proposito che auspica “l’avvio di un confronto che porti al fatto che tutte le persone che lavorano, sia lavoro autonomo sia dipendente, abbiano diritti minimi garantiti, cancellando forme di lavoro assurde che ancora ci sono, arrivando a una legge sulle rappresentanze”.

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