Il ddl anticorruzione è legge: dalla Camera il via libera definitivo
Il ddl anticorruzione è legge. È arrivato il via libera definitivo da parte della Camera. Il ddl è stato approvato con 304 voti favorevoli, 106 voti contrari e 19 astenuti.
Forza Italia non ha partecipato al voto mentre hanno votato contro le restanti forze di opposizione. A favore, quindi, solo le due forze di governo, Lega e Movimento 5 stelle.
Il ddl anticorruzione è legge | Il M5s festeggia, Salvini no
Giubbotto della polizia, cappellino con visiera e buste con regali natalizi. Il vicepremier Matteo Salvini è arrivato alla Camera dei deputati mentre erano in corso le dichiarazioni di voto sul ddl anticorruzione.
E ai giornalisti che, scherzando, gli chiedono se sia venuto per prendere parte al flash mob del Movimento 5 stelle organizzato fuori palazzo Montecitorio per festeggiare proprio l’approvazione del ddl “spazzacorrotti”, il ministro risponde: “No, i flash mob non portano bene…”.
Diverso il clima che si respira nel Movimento 5 stelle, che ha organizzato una vera e propria festa di piazza: “Fin dalle nostre origini abbiamo creduto che la corruzione fosse il primo cancro da sconfiggere in questo Paese ed è per questo che abbiamo pensato ad una legge che sbatta corrotti e corruttori definitivamente fuori dai palazzi della Pubblica Amministrazione”.
“Abbiamo aspettato a lungo questo momento, quasi 30 anni, ma oggi colpiamo il malaffare realizzando quello che la vecchia politica non ha nemmeno saputo immaginare”.
E il Movimento 5 stelle dedica questa legge “a tutti i cittadini onesti, a tutti gli imprenditori che vogliono solo lavorare rispettando le regole, a tutte le persone che credono che un vantaggio personale scompare di fronte al bene collettivo”.
Ddl Anticorruzione | Cosa prevede in breve
Il testo si suddivide in due parti: una relativa alle norme che hanno l’obiettivo di potenziare l’attività di prevenzione, accertamento e repressione dei reati contro la pubblica amministrazione. L’altra relativa ai partiti.
• Daspo a vita per corrotti e corruttori: incapacità a vita di contrattare con la pubblica amministrazione (norma che vale per i soggetti privati, in particolare gli imprenditori) e interdizione perpetua dai pubblici uffici per i pubblici ufficiali. Sono due delle misure più stringenti introdotte dal ddl.
• Agente sotto copertura: viene introdotta la figura dell’agente ‘sotto copertura’ per i reati di corruzione. Norma criticata dalle opposizioni, che l’hanno ribattezzato “agente provocatore”. In sostanza, le già previste operazioni di polizia sotto copertura vengono estese al contrasto di alcuni reati contro la pubblica amministrazione. L’agente sotto copertura non è punibile se, al solo fine di acquisire elementi di prova, mette in atto condotte che costituirebbero reato.
• Inasprimento delle pene: Vengono inasprite le pene per il reato di corruzione impropria, che passano nei limiti minimi da uno a tre anni di carcere e nei massimi da sei a otto anni. Viene inoltre previsto un giro di vite sulla appropriazione indebita, prevedendo la reclusione da due a cinque anni e la multa da 1.000 a 3.000 euro.
• No all’obbligo dell’arresto in flagranza: previsto dal testo originario del ddl, dopo una mediazione all’interno della maggioranza ma anche con le forze di opposizione, la norma è stata soppressa.
• Stop alla prescrizione dopo il primo dal 2020: è una delle norme più contestate e prevede che la prescrizione viene sospesa dalla sentenza di primo grado o dal decreto di condanna. In sostanza, la prescrizione non decorre a partire dal primo grado di giudizio, senza fare alcuna distinzione, però, tra sentenza di condanna e sentenza di assoluzione. Dopo l’accordo raggiunto tra M5s e Lega, viene stabilito che la riforma entrerà in vigore dal 1 gennaio 2019.
• No alla delega al governo per la riforma del processo penale: nel ddl non viene inserito e messo nero su bianco uno dei punti dell’accordo raggiunto tra alleati di governo che ha sbloccato la riforma della prescrizione, ovvero la più ampia riforma del processo penale, che dovrebbe essere contenuta in una legge delega.
• Eliminazione del peculato attenuato: era la cosiddetta norma ‘Salva-Lega’, cosi’ ribattezzata dalle opposizioni. Con l’approvazione a scrutinio segreto di un emendamento presentato dall’ex M5s Catello Vitiello, su cui la maggioranza e il governo sono stati battuti, all’articolo 323 del codice penale sull’abuso d’ufficio viene inserito un comma che restringe e “ammorbidisce” il reato di peculato, ossia l’appropriazione o l’utilizzo di beni della Pubblica amministrazione. Al Senato è stato ripristinato il testo originario e, quindi, la norma è stata eliminata dal ddl.
• Restituzione delle somme ricevute e non di quelle promesse: la sospensione condizionale della pena è subordinata alla restituzione dei soldi ricevuti per farsi corrompere o dei soldi dati per corrompere, ovvero la somma equivalente al prezzo o al profitto del reato. Il giudice, nella sentenza di condanna per specifici reati contro la Pubblica amministrazione, può decidere di concedere la sospensione condizionale della pena ma disporre che non estenda gli effetti anche all’interdizione dai pubblici uffici e alla incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione. In sostanza, resta in essere il ‘Daspo’. Durante l’esame in commissione e’ stata eliminata la norma che prevedeva la restituzione delle somme promesse e non di quelle effettivamente ricevute o date.
• No a pene alternative per i corrotti: Non saranno possibili l’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione come il peculato, la concussione, la corruzione.
• Non punibilità per i pentiti entro 4 mesi dal reato: non è punibile chi si ravvede, si autodenuncia e collabora con la giustizia. Ma il ravvedimento deve avvenire entro 4 mesi dalla commissione del reato. Da questa norma è stato escluso il reato di traffico di influenze illecite, dopo un accordo raggiunto con le opposizioni che temevano ripercussioni sui sindaci e gli amministratori locali, che sarebbero potuti essere oggetto di ‘delazioni’.
• Salva sindaci: è stato escluso l’abuso d’ufficio aggravato dall’elenco dei reati per i quali si prevede l’incapacita’ di contrattare con la pubblica amministrazione. L’emendamento era di Forza Italia ed e’ stato approvato da tutti i gruppi in commissione.
• Riabilitazione più breve: Si accorciano i tempi per i corrotti per poter ottenere la riabilitazione. Si passa da 12 a 7 anni. Tuttavia, la riabilitazione non ha effetto sulle pene accessorie perpetue. La dichiarazione di estinzione della pena accessoria perpetua avviene quando sia decorso un termine di almeno sette anni e il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta.
• Uso di trojan per le intercettazioni: si potranno intercettare le comunicazioni tra presenti nelle abitazioni o in altri luoghi di privata dimora attraverso i cosiddetti trojan. Viene abrogata infatti la norma che ne limitava l’uso solo quando vi era motivo di ritenere in corso l’attività criminosa. I trojan potranno essere utilizzati sui dispositivi elettronici portatili anche nei procedimenti per delitti contro la pubblica amministrazione puniti con la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni.
• Stretta sulle donazioni ai partiti e movimenti politici: Ogni donazione che supera i 500 euro annui deve essere trasparente e, quindi, il nome del soggetto che effettua la donazione deve essere pubblicato on line. Ma sono escluse tutte quelle attività “a contenuto non commerciale, professionale, o di lavoro autonomo di sostegno volontario all’organizzazione e alle iniziative del partito o del movimento politico”. Dunque, dovranno essere pubblicati e resi noti i nomi dei donatori che versano piu’ di 500 euro complessivi all’anno. Inoltre, l’obbligo viene esteso alle liste o ai candidati a sindaco dei comuni superiori ai 15mila abitanti. È vietato ricevere contributi, prestazioni o altre forme di sostegno provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero.
• Stretta su dichiarazione dei redditi dei parlamentari e del governo: Norme più stringenti sulle dichiarazioni dei redditi di parlamentari, esponenti del governo e tesorieri di partito, che dovranno rendere pubbliche tutte le donazioni ricevute di importo annuo superiore a 500 euro (anzichè 5.000, come previsto dalla legge vigente), ricevuto direttamente o attraverso comitati di sostegno; ne deve essere al contempo data evidenza nel sito internet del Parlamento italiano. Viene inoltre abbassato a 3.000 euro (rispetto a 5.000 euro, come previsto dalla normativa vigente) il tetto annuo di finanziamento o contribuzione al raggiungimento del quale e’ previsto l’obbligo di sottoscrivere una dichiarazione congiunta tra il soggetto erogante ed il beneficiario.
• Stretta sulle fondazioni: Norme più stringenti per le fondazioni, che vengono equiparate ai partiti politici e, quindi, sottoposte agli stessi obblighi sulla trasparenza validi per i partiti e i movimenti politici. Norma duramente contestata dalle opposizioni, e ribattezzata “salva-Casaleggio”.
• Stretta sui finanziamenti ai partiti da parte delle coop: Le cooperative non potranno più finanziarie i partiti politici.