Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl anti-corruzione
Il provvedimento contiene una serie di nuove misure come l'impiego dell'agente sotto copertura e il Daspo per i corrotti
Il Consiglio dei ministri ha approvato, giovedì 6 settembre, il disegno di legge anticorruzione messo a punto dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e sostenuto soprattutto dal Movimento 5 Stelle.
Il provvedimento contiene una serie di misure, già annunciate nei giorni scorsi, come l’impiego dell’agente sotto copertura e il Daspo per i corrotti. Contiene anche novità come lo stop al finanziamento anonimo per partiti e fondazioni.
“Il consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che riteniamo particolarmente significativo e qualificante delle iniziative di governo, che si inquadra nell’ambito delle riforme strutturali, in materia di contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione”, ha detto il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.
Nel giorno in cui il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro dei fondi della Lega, al Consiglio dei ministri non ha preso parte il vicepremier Matteo Salvini, una notizia che avvalora l’ipotesi di una presa di distanza del Carroccio. “Salvini si è giustificato per l’assenza”, ha detto Conte.
Il vice premier Luigi Di Maio ha parlato di un ddl equiparabile a una “manovra economica” con norme richieste da “tutte le imprese soprattutto negli appalti pubblici”.
Il capo politico del Movimento ha sottolineato che il provvedimento contiene anche lo stop ai finanziamenti anonimi a partiti e a fondazioni legate alla politica. Mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha ricordato che ora la corruzione “è equiparata ai reati di mafia e terrorismo”.
Critiche sul provvedimento vengono dalle opposizioni. Il deputato Paolo Sisto di Forza Italia ha detto: “Non si combatte la corruzione violando i principi costituzionali”.
La cosiddetta “Legge Spazza Corrotti” prevede una serie di nuove misure per contrastare la corruzione, come l’agente provocatore (una figura sotto copertura che dovrebbe provocare un funzionario ad accettare una tangente, per poi incastrarlo) e il Daspo, cioè l’interdizione a vita dai pubblici uffici e un’esclusione dai contratti con la pubblica amministrazione.
Il Daspo anticorrotti prevede una sanzione da 5 a 7 anni di interdizione dai pubblici uffici per i corruttori e il divieto di partecipare agli appalti della pubblica amministrazione per chi ha riveduto condanne fino a 2 anni. Per le pene superiori a 2 anni il divieto diventa a vita.
Ci sono agevolazioni per chi confessa volontariamente fatti non ancora oggetto di indagine, reati commessi non più di 6 mesi prima o restituisce entro quella data fondi ricevuti tramite corruzione.
Una revoca del daspo dagli appalti potrà essere concessa in caso di riabilitazione, ma solo passati 12 anni dall’espiazione della pena. Un periodo di tempo a cui vanno aggiunti i tre anni previsti per ottenere la riabilitazione.